“NON RITORNERA’ A ME SENZA EFFETTO”

ISAIA 55, 6-11

Buongiorno a tutti,

oggi continuiamo il nostro cammino quaresimale seguendo le vie indicate dalle seguenti parole del Profeta Isaia:

6Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
7L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
8Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
9Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
10Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
11così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.

 

Come non commuoversi e non  sciogliersi di amore di fronte a queste dichiarazioni e promesse di Dio? Quanto è grande l’amore di Dio per noi? E’ possibile contenerlo? E’ possibile darne una misura? E’ possibile descriverlo? E’ possibile accoglierlo tutto in noi? E’ possibile ricambiarlo e viverlo nella sua pienezza? Tutto ciò che il nostro cuore per disposizione divina desidera e chiede in preghiera Dio ce lo concede. Il Profeta ci dice che il Signore è vicino, che aspetta solo di essere cercato e trovato, che Lui è desideroso di stare con noi. Ma nonostante questo forte desiderio di Dio, nonostante l’onnipotenza di Dio, nonostante l’invincibile forza del Suo amore, noi non sentiamo tale vicinanza, in noi non nasce il desiderio di rispondere a tale richiesta di incontro. Siamo disposti a dare largamente la nostra amicizia  su Facebook a chiunque ce la chieda, anzi non desideriamo altro che conoscere nuove persone e stringere nuovi legami sempre insoddisfatti di quelli che abbiamo, sempre insoddisfatti nel nostro cuore, sempre alla continua ricerca di qualche cosa che incontri le nostre necessità individuali, intime  e personali, sempre e costantemente infelici e alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci dia gioia inestinguibile. Le parole del Profeta ci aiutano a riflettere proprio su tale contraddizione, contraddizione su cui Dio richiama la nostra attenzione facendoci notare che Egli è vicino a noi e sempre proteso verso Dio, in perenne costante attesa di trovare in noi un gesto di accoglienza, ma la verità, dice Dio,  è che noi viaggiamo su vie completamente diverse da quelle Sue, vie che non hanno come meta finale l’incontro con Dio, vie nelle quali tutto è presente tranne l’intenzione di volere essere di Dio, di volerlo incontrare, di cercarlo. Mentre, dunque, Dio si muove nella nostra direzione, percorrendo l’alta via dell’amore per noi, la nostra vita si muove su vie basse, vie che non rispondono all’esigenza dell’amore vero. Ecco dunque che il cuore umano, pur sentendo il dolore dell’insoddisfazione interiore, pur vivendo costantemente la sofferenza dell’eterna infelicità, persiste nell’operare il male e nel mantenersi lontano da Dio con pensieri, parole e azioni che contrastano fortemente con l’amore e con il bene nostro e di tutti. Pur vivendo una vita di fede, pur dedicandoci alla preghiera, pur prestando il nostro servizio per la Chiesa e per il prossimo, pur partecipando quotidianamente alla vita liturgica e all’incontro con la Parola e l’Eucarestia, può succedere che continuiamo a vivere lontani da Dio, ad essere ancora sordi alle sue parole d’amore, a non saperlo incontrare e a restare su quelle vie che non conducono al Signore. Cosa nel nostro cuore rende impossibile questo cammino di conversione, cosa in noi stessi impedisce l’incontro con il Signore? L’amore di Dio che si offre nella sua Parola non ci basta, l’amore di Dio che si offre sulla croce non ci conquista, l’amore di Dio che ci purifica nei sacramenti ci lascia freddi, l’amore di Dio vissuto nell’esperienza del Signore che si unisce a noi nella persona divina dello Spirito Santo non riesce a cambiare la nostra vita, l’amore di Dio che con il suo corpo entra nel nostro corpo non riscalda il nostro cuore, l’amore di Dio che assume tutta la nostra persona in Gesù Eucaristia non ci sveglia, l’amore di Dio che ci chiede aiuto nel nostro prossimo ci lascia indifferenti. Le vie di Dio, dunque, spesso viaggiano così vicine a noi da essere più intime al nostro cuore di quanto non lo siamo noi stessi, ma nonostante ciò, proprio per la nostra distanza da noi stessi, noi non le incontriamo. Occorre parlare il linguaggio dell’amore, occorre imparare questa nuova lingua, occorre cambiare totalmente la nostra impostazione di vita. Se il cambiamento non è radicale, se la conversione non è profonda, se essa non interviene dalla radice, la linfa che circola nel nostro cuore rimane sempre la stessa e nonostante tutti gli sforzi compiuti per cercare la felicità vera, noi non la troveremo mai. Il rapporto con Dio deve necessariamente partire dalle profondità del nostro essere, deve cambiare integralmente la nostra sfera affettiva, deve coinvolgere integralmente il nostro eros per fare sbocciare nel nostro cuore un solo ed unico desiderio, il desiderio irresistibile di Dio. L’amore per Dio deve partire dalla nostra sfera affettiva, lì esso deve trovare la sua radice e da lì esso deve estendersi a tutto il resto della nostra sfera personale. Ciò che manca al nostro rapporto con Dio, quando dopo averlo incontrato in tutti i modi sopra esposti restiamo indifferenti e immutati di fronte al suo amore, è proprio il rapporto affettivo. Questo rapporto nasce nell’intimità più profonda del cuore e da lì scava  all’interno della nostra vita portando la presenza di Dio in tutto il nostro essere e avere. All’interno di questa voragine la Parola di Dio penetra, irriga, feconda, germoglia, cresce e produce i suoi frutti, conducendo la nostra persona a  cercare il suo appagamento solo ed esclusivamente in Dio e nel suo amore. Dio vuole il nostro affetto, Dio ha fame del nostro cuore, Dio ha sete del nostro amore, Dio vuole vivere nella nostra intimità.  Dio ci cerca, Dio ci chiama, Dio vuole incontrarci nell’amore, Dio vuole essere il nostro unico amore, Dio brama di desiderio per noi, ma per amarsi occorre essere in due: Dio c’è,  e noi? Attenzione a non confondere questo tipo di amore e di affetto  con l’attrazione fisica e il desiderio affettivo di un rapporto fondato sull’esteriorità. Dio non chiede di amare solo un volto e un corpo, ma di amare tutta la Parola, nella sua interezza, nella sua integralità. L’incontro affettivo con Dio non si esaurisce nella gioia di un abbraccio fisico, ma va ben oltre in quanto coinvolge le profondità dell’anima, della mente e dello spirito della persona, perché è pura comunione con la Parola Divina, quindi attrazione non solo sentimentale, ma  soprattutto spirituale, mentale ed esistenziale.

Capo d’Orlando, 19/02/2013

Dario Sirna.

 

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.