SALMO 27
Buongiorno a tutti,
oggi camminiamo sulle vie tracciate dal Salmo 27, di seguito riportato:
A te grido, Signore; *
non restare in silenzio, mio Dio,
perché, se tu non mi parli, *
io sono come chi scende nella fossa.
Ascolta la voce della mia supplica,
quando ti grido aiuto, *
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.
Non travolgermi con gli empi, *
con quelli che fanno il male.
Parlano di pace al loro prossimo, *
ma hanno la malizia nel cuore.
Sia benedetto il Signore, *
che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera;
il Signore è la mia forza e il mio scudo, *
ho posto in lui la mia fiducia;
mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore, *
con il mio canto gli rendo grazie.
Il Signore è la forza del suo popolo, *
rifugio di salvezza del suo consacrato.
Salva il tuo popolo e la tua eredità benedici, *
guidali e sostienili per sempre.
In questo Salmo ciò che colpisce immediatamente è l’invocazione iniziale rivolta dall’Orante a Dio per ottenere risposta al suo grido di aiuto. Il Salmista rivolgendosi a Dio, quasi con un tono di “protesta”, supplica una risposta alle sue continue preghiere. Egli si trova in difficoltà, in grossa difficoltà, tanto da temere per la sua vita. Il pericolo viene dai suoi nemici, che con la falsità ordiscono inganno al prossimo. Il problema è veramente grave e serio perché tali uomini si presentano con un linguaggio di pace, di amicizia e di amore, ma in verità nel cuore tramano il male. Essi utilizzano il bene solo ed esclusivamente per realizzare i loro malefici progetti, progetti contrari in tutto alla bontà di Dio e alla sua volontà, manifestatamene espressa nella legge e nei precetti. La difficoltà del Salmista è veramente grande perché egli comprende, intuisce il pericolo derivante da questi uomini, pericolo che minaccia se stesso e l’intera comunità, ma non ha mezzi né per portare allo scoperto la loro menzogna, né per combatterli. E’ allora necessario che il Signore intervenga contro di loro, prima che sia troppo tardi, prima cioè che questi uomini riescano a traviare con l’inganno l’Orante e l’intera comunità. Ma come riuscire a scoprire il loro intento malefico? Come riuscire a fermarli prima che sia troppo tardi e che anche l’Orante subisca la loro stessa sorte? Per il Salmista la richiesta di intervento da parte di Dio è indispensabile, urgente, indifferibile. Ecco perché egli grida ripetutamente al Signore e ne implora l’intervento. Al grido di aiuto del Salmista si contrappone il silenzio di Dio. Spesso l’uomo sperimenta nel corso della sua vita tale silenzio proprio nel momento in cui egli grida più forte al Signore. Le difficoltà del mondo rendono la voce di Dio l’unico vero sostegno dell’uomo e quando essa non giunge alle nostre orecchie il silenzio si trasforma in abbandono che, a sua volta, degenera in dolore, sofferenza, depressione. Il fedele non riesce a vivere senza il contatto quotidiano con il Signore. Egli, infatti trae nutrimento e sostegno dalla sua parola, senza la quale le sue forze interiori vengono meno, il cammino si arresta, si perde la vita. Quello del silenzio di Dio è uno dei drammi più grandi per l’uomo, dramma che trova la sua origine e il suo sviluppo solo ed esclusivamente nella debolezza dell’umanità. Dio non è mai in silenzio, la sua Parola è sempre attiva, prova ne è il semplice scorrere del tempo, l’alternarsi del giorno e della notte, il sorgere del sole ogni mattino. Elementi che ubbidiscono ad un’unica legge, quella della volontà di Dio, quella della sua Parola. E’ l’uomo che spesso non ascolta, che non sa ascoltare e che non vuole ascoltare cosa Dio continuamente ci dice. Nella Parola di Dio non manca nulla di quanto possa servire ad ogni necessità della nostra vita. Essa è consolazione, nutrimento, conforto, speranza, vita, gioia, felicità, conoscenza, sapienza, rimedio, soluzione, aiuto, salvezza. Ma la disperazione umana a volte supera il limite della ragione e, sospinta dalla paura, conduce l’uomo a gridare il suo dolore a Dio e a protestare per il suo apparente silenzio. La fede del Salmista è la soluzione a tale grande difficoltà. Egli, nell’apparente silenzio di Dio, spera contro ogni evidenza, non si lascia travolgere dalla successione nefasta degli eventi e alla fine vede realizzarsi l’intervento divino, così come Dio aveva promesso e così come nella parola di Dio era scritto. La testimonianza più grande in tal senso giunge sempre da Cristo. Gesù durante la passione, vive il dramma dell’abbandono umano e di Dio. Egli si ritrova completamente solo ad affrontare una società impazzita che ingiustamente lo accusa, lo condanna e lo uccide con una morte crudelissima e piena di atroci sofferenze. Lui, il Figlio di Dio, conosce e vive il tristissimo rumore del silenzio e l’amaro gusto dell’abbandono più di ogni altro essere umano. Ma, in tale circostanza, ci mostra come con l’obbedienza e la fedeltà assoluta al Padre, il progetto di salvezza dell’intera umanità, elaborato e voluto da Dio, si realizza attraverso la sua obbedienza. Accogliere Dio nella propria vita significa allora accettare i progetti che Dio ha fatto su di noi, condividerli, partecipare attivamente alla loro realizzazione e attendere con fede, rispettando i tempi previsti dal Signore, il loro compimento. Spesso quello del silenzio di Dio è un dramma che l’uomo vive con estrema superficialità e senza fede. La realtà è invece che nel rapporto tra Dio e l’uomo, colui che tace sempre, colui che non risponde mai, colui che fa finta di non sentire, colui che non vuole sentire, colui che risponde col silenzio è sempre l’uomo e mai Dio.
Capo d’Orlando, 01/12/2012
Dario Sirna