MATTEO 5, 33-37
Buongiorno a tutti,
continuiamo anche oggi a seguire le vie indicateci dal Vangelo di Matteo, proposte dai seguenti versi della liturgia di oggi :
“33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.”
Siamo sempre nell’ambito dei comandamenti. Oggi il Signore ci istruisce sull’uso della parola e sulla fedeltà alla verità che è in noi. Spesso in ciascuno di noi esiste una forte discrepanza tra l’apparire e l’essere, tra il dire e il fare. L’attenzione di oggi è concentrata su questo aspetto del nostro modo di rapportarci con Dio e con il nostro prossimo. La tentazione di parlare molto di noi rivelando al mondo realtà inesistenti sulla nostra persona per il semplice gusto di attirare l’attenzione su noi stessi e di dare soddisfazione al nostro io appartiene a ogni uomo. Tutto viene fatto per esaudire un desiderio egoistico del cuore, il desiderio di mettere la nostra persona al centro delle vita degli altri. Desiderio di fama, di gloria, di successo, di soldi, di potere, etc. Tutti desideri che il nostro io rincorre velocemente. Il modo più semplice per raggiungere questo scopo è di apparire quello che vorremmo essere o quello che pensiamo possa incontrare i gusti degli altri, nascondendo quello che in realtà siamo. In tal senso le parole sono lo strumento più efficace per convincere gli altri su quello che non siamo. La lingua viene allora utilizzata in modo scorretto, creando illusione negli altri, trasmettendo al mondo immagini false di noi stessi e rafforzando queste finte verità con giuramenti e prove che servono ad accrescere l’autorevolezza dei nostri discorsi e l’attendibilità dei nostri contenuti. Lo scopo di tutto questo? Il nostro egoistico interesse. Dare soddisfazione all’io. Sostituirsi a Dio. Questa illusione non è pericolosa solo per gli altri ma anche per noi stessi perché oltre a ingannare gli altri, allontana noi dalla via dell’Amore. Il Signore ci invita ad essere essenziali, a ridurre al minimo l’uso delle parole, rispondendo solo con il sì a tutto ciò che è sì e con il no a tutto ciò che è no. Ogni aggiunta è superflua in quanto proviene dal nostro io ed è quindi facilmente soggetto a inquinamento da parte del maligno. Il desiderio e il rispetto della verità sono fondamentali nel cammino di crescita dell’Amore. La verità non deve riguardare solo i nostri rapporti con il mondo, essa cioè non va assecondata solo nel parlare e nell’apparire, ma deve essere innanzitutto accolta nel nostro cuore. Il nostro rapporto con la verità parte da noi stessi. Dunque la verità su noi stessi va prima accolta nel nostro cuore. Il nostro rapporto con Dio e con il prossimo dipende moltissimo da questa realtà, se noi abbiamo un rapporto veritiero con la nostra coscienza possiamo iniziare un camino d’Amore, ma se noi ci vediamo e ci pensiamo diversamente da quello che effettivamente siamo non possiamo mai sperimentare l’Amore. Occorre dunque iniziare da se stessi, accettare le realtà che caratterizzano il nostro modo di essere e affrontarle insieme a Dio. Dio infatti ci vede per quello che siamo effettivamente e ci ama per come siamo, se noi invece ci vediamo diversamente e amiamo qualcosa che in noi non esiste come possiamo permettere a Dio di realizzare una relazione amorosa con noi? Dio non entra in relazione con il fantasma che è in noi, ma con la verità della persona che ci abita. Se viviamo questa verità incontriamo Dio nella nostra vita, se invece viviamo nella fantasia non incontriamo che illusioni e delusioni.
Capo d’Orlando, 15/06/2013
Dario Sirna.