CAMMINANDO SUL LAGO GELATO
La stagione invernale fino ad ora ha regalato numerose rilevanti manifestazioni che con cadenza settimanale dal 20 dicembre hanno interessato i settori settentrionali dell’Isola. Si è trattato quasi sempre di incursioni di aria artica aventi come obiettivo il comparto Balcanico ma che di striscio hanno interessato anche il Sud Italia, con eventi di breve durata, ma intensi ed efficaci. |
Le precipitazioni in montagna hanno così assunto prevalente carattere nevoso con accumuli al suolo consistenti. In data 28 e 29 gennaio, approfittando di una pausa, in vista di un più corposo peggioramento meteo previsto per febbraio ci rechiamo in escursione sulla dorsale dei Nebrodi nella zona “Batissa”, raggiungendo da qui a piedi il lago Tre Arie. La temperatura, nonostante un cielo non eccessivamente nuvoloso è abbastanza rigida da mantenere al suolo condizioni di gelo anche nelle ore più calde del giorno. La zona della Masseria Batissa si presenta ai nostri occhi in una insolita veste invernale, molto accattivante. La neve delle precedenti precipitazioni ricopre il suolo a macchia di leopardo in quanto un rialzo termico nei giorni precedenti aveva sciolto gran parte del manto nevoso. Attraversiamo la vasta prateria che come un vellutato tappeto si srotola di fronte al caseggiato e, passando tra bellissimi esemplari di cavalli sanfratellani, raggiungiamo l’area umida alle falde della armoniosa rocca del Moro. La superficie del laghetto sulle sponde che prospettano a Sud è ricoperta come da una sottilissima banchisa. Il ghiaccio, con una sinuosa linea gelata riesce ad avanzare quasi fino a metà del laghetto, lasciando poi spazio alle fredde e limpidissime acque. Il contesto generale è paesaggisticamente simile a quello di un ambiente alpino o nordico. Lo scenario, già dall’elevato fascino bucolico durante le altre stagioni, acquista, in veste invernale, un aspetto particolarmente suggestivo. Dopo aver fatto il giro del piccolo laghetto, ci dirigiamo verso l’abbeveratoio posto nella vallata sotto la rocca. Qui le acque limpidissime e correnti, come uno specchio d’argento riflettono sulla loro lunga e stretta superficie le bellissime immagini innevate della soprastante rocca. Gli effetti dovuti alla nitidezza dell’aria, alla trasparenza dell’acqua, alla purezza del riflesso, al gelido candore delle chiazze di neve, esaltano fortemente le immagini, rimarcandone contorni e colori. Lasciata la zona ci incamminiamo verso il lago Tre Arie imboccando nuovamente la dorsale. Attraversiamo la vallata del lago Pisciotto e riprendiamo la salita. Proprio all’inizio della salita un altro abbeveratoio per gli animali al pascolo attira la nostra attenzione. Osservandolo da lontano ci accorgiamo che l’acqua che scola dal sovrappieno forma una colata di ghiaccio, guardando con maggiore attenzione scopriamo che tutto il contenuto della grande vasca è completamente ghiacciato. Questo indizio ci lascia ben sperare. Tutte le montagne che svettano sullo sfondo nella cui direzione ci stiamo muovendo sono completamente ammantate di bianco, mostrando spessori di neve considerevoli. Immediatamente la neve comincia a ricoprire tutti i terreni che attraversiamo fino a diventare un unico manto senza discontinuità alcuna. Man mano che saliamo il manto aumenta di spessore e arrivati in prossimità della deviazione per il lago Tre Arie è già alto oltre il metro, raggiungendo nei punti di maggiore accumulo spessori di due metri. Tale si presenta il manto anche durante tutto il tragitto che ci conduce all’ingresso del lago Tre Arie. Raggiunto il cancello che immette nella vallata del Tre Arie la nostra attenzione viene immediatamente catturata dal lago. E’ una immensa unica lastra di ghiaccio bianchissimo, purissimo e inviolato. Restiamo molto sorpresi per la bella e inaspettata visione. Un desiderio immediatamente si impone nel cuore: raggiungere il lago, toccarne la superficie, constatare da vicino la consistenza del ghiaccio e passeggiare sulla immensa bianchissima pianura gelata, estesa oltre dieci ettari. Il lago si trova al centro di una vallata di forma variamente articolata, circondata da una corona di cime tutte bianchissime. Le cime sono in parte ricoperte da una estesa coltre nuvolosa e il paesaggio oltre la valle e il lago è limitato proprio dalle nubi che si impongono accorciando notevolmente il campo visivo. Tutta l’attenzione della natura viene catapultata proprio sul lago, che in mezzo al paesaggio emerge come una perla di grande bellezza chiusa in un guscio di ostrica. Anche noi di conseguenza, accogliendo l’invito della natura, non possiamo far altro che ammirare la bellezza del lago, trovandola veramente straordinaria. In fretta lo raggiungiamo, saggiamo la superficie gelata e, trovatala molto consistente e sicura, iniziamo a muovere i primi passi, come bimbi che ancora devono imparare a camminare. E’ la prima volta che ci muoviamo su un lago gelato e nel cuore c’è una fortissima emozione. Per paura di andare incontro a un infortunio ci manteniamo sulla riva e a poco a poco cominciamo a spingerci verso l’interno. La prudenza è elevatissima, ma la forte consistenza del ghiaccio, che, senza dubbi, mostra essere spesso fino in fondo, ci fa acquisire coraggio e sicurezza, e così con sufficiente tranquillità ci avventuriamo verso l’interno abbandonandoci totalmente alle grandi emozioni suscitate dalla passeggiata che stiamo effettuando. Sulla superficie gelata del lago è depositato un sottile tappeto di fresco velluto bianco, formato da leggerissimi fiocchi, luccicanti come candida polvere di stelle: noi, affascinati, lo calpestiamo con grande rispetto per timore di rovinarne la sua fugace bellezza. Ci rendiamo conto infatti che le condizioni climatiche che permettono a questo tulle bianco di velare il volto del lago sono talmente precarie che consideriamo una grande grazia concessaci da Dio poterne ammirare la bellezza e camminarvi sopra. Non ci sembra possibile vivere una tale emozione, abbiamo difficoltà a credere vero quello che vediamo e che tocchiamo. Neanche nei nostri sogni avremmo mai potuto immaginare una tale esperienza.
Tutto è talmente inaspettato che, definirlo una gradita sorpresa del nostro amato Creatore ci sembra riduttivo, preferiamo, invece, pensare a un vero e proprio grande dono di Dio, che non perde mai occasione per manifestarci il suo grande amore per noi e per rendersi sempre presente ai nostri cuori. In noi sgorgano spontanee e irrefrenabili la preghiera e la lode che ad alta voce si diffondono e riempiono tutto il creato, divenuto per noi un paradiso.
Capo d’Orlando, 29/01/2012
Dario Sirna