DALLA FAGGETA ALLE ANTENNE DI MONTE SORO CAMMINANDO IN MEZZO ALLA GALAVERNA
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Nell’articolo di ieri abbiamo pubblicato una consistente galleria fotografica di immagini relative alla prima parte del percorso. Precisiamo che l’itinerario a piedi si è svolto con partenza da Portella Femmina Morta, quota 1.500 m. s.l.m., raggiunta in macchina percorrendo la nazionale che sale da S.Agata M.llo verso San Fratello e Cesarò. Il tragitto in questione in caso di neve è uno dei più raccomandati per almeno tre motivi principali. La strada Statale che serve il posto raggiunge direttamente la località di partenza dell’escursione, semplificando il cammino. Tale strada, essendo un’arteria principale delle viabilità rotabile è tenuta costantemente pulita grazie all’azione degli spazzaneve. Il sentiero che da Portella Femmina Morta conduce alle antenne di Monte Soro è frequentemente battuto dal gatto delle nevi della RAI e , per questo motivo, consente di attraversare la faggeta senza perdersi e con il grande vantaggio di camminare su una pista solida e ben battuta. Questi fattori rendono l’escursione semplice e adatta a tutti anche se il cammino complessivo, andata e ritorno, è lungo circa quindici chilometri e richiede il superamento di un dislivello di 350 m in salita. In condizioni meteo soleggiate e in assenza di vento la soddisfazione che se ne ricava è molto gratificante e ripaga ogni fatica, nonostante la rigidità del clima. E’ bene ricordare che Monte Soro è la vetta più alta dei Nebrodi, la terza vetta della Sicilia e che è tra le località di alta quota siciliane è una delle poche postazioni facilmente raggiungibili in condizioni di neve abbondante e di forte gelo. L’escursione si caratterizza per la bellezza del bosco. Tranne che in pochissimi tratti e sulla vetta, quasi tutto il cammino si svolge all’interno della faggeta con il vantaggio di potere godere dei meravigliosi effetti prodotti dalla neve sugli alberi e nel sottobosco. Mancano le vedute panoramiche tipiche dei territori spogli. La galleria fotografica allegata dà un’idea efficace del percorso e soprattutto delle bellezze che lo caratterizzano. L’impressione di muoversi all’interno del bosco in un ambiente apparentemente sempre uguale potrebbe suscitare il sospetto della monotonia, sospetto che in caso di neve è quasi spontaneo avere. In realtà la neve ha la caratteristica di coprite con il suo bianchissimo mantello ogni cosa, nascondendo sotto se stessa forme e colori. La natura scompare sotto un velo più o meno spesso e uniforme, che rende tutto indistinguibile. Questa constatazione non può però essere applicata al caso in questione. Nell’area di Monte Soro l’evento neve è quasi sempre accompagnato, specie nei periodi rigidi dell’inverno, all’evento galaverna. I due fenomeni meteorologici, connessi all’umidità, al gelo e al vento, combinati insieme diventano capaci di straordinari effetti. La magia della neve che riveste gli alberi unita alla magia della galaverna è una delle espressioni più alte della natura. In essa è possibile ammirare con grande meraviglia e stupore la raffinatezza e l’eleganza dell’opera creatrice di Dio. Unico ingrediente utilizzato per quest’opera è l’acqua. Lavorata in maniera differente, a temperature opportune, essa produce effetti completamente distinti, spettacolari e inimitabili. La genialità del Creatore è percepibile anche in questi piccoli particolari. I cristalli di ghiaccio, consegnati nelle mani degli agenti meteorologici con ben precise disposizioni, rispondenti a rigide leggi, vengono assemblati con tecniche differenti diventando mattoni di strutture artistiche sorprendentemente varie. Nella neve i singoli cristalli precipitando dalle nubi si uniscono ad altri cristalli per formare soffici fiocchi, ossia strutture leggere, aeree e per niente compatte. Nella grandine e nel groupel, le stesse molecole di acqua vengono sottoposte a repentini raffreddamenti che producono il loro istantaneo congelamento in strutture rigide, pesanti e compatte. Nella galaverna la fioritura del cristallo di ghiaccio avviene sulle superfici umide, con una crescita continua e uniforme nella direzione del vento. Tre modi diversi, ma tutti eccellenti, per meravigliare e stupire il cuore dell’uomo. In questa escursione le sculture di ghiaccio modellate con precisione e raffinatezza dal vento su ogni superficie rigida sono un esempio eclatante e perfetto di galaverna. I singoli rametti di alberi e arbusti, gelati dalle basse temperature, diventano supporti stabili su cui ancorare il cristallo. Le superfici fredde sono eccellenti catalizzatori su cui l’umidità contenuta dall’aria si condensa e cristallizza. Il vento, con le sue instancabili braccia, procura nuovo materiale che aggiunge al precedente modellandolo a forma di aghi lunghi, sottili e appuntiti. Le formazioni di ghiaccio, crescendo ricoprono tutto e ornano i rami nudi dei faggi con merletti di inimitabile perfezione e bellezza. Il bosco viene ridipinto da cima a fondo, tutto è avvolto da uno strato spesso di bianco e opaco ghiaccio. I fiocchi di neve si mescolano alle strutture di galaverna, ammorbidendone l’aspetto. Nel cuore dell’inverno, improvvisamente e prodigiosamente la faggeta sembra ricoprirsi di fiori bianchi, come neanche ciliegi e pruni sanno fare a primavera. Il peso del ghiaccio curva i rami, piega le cime, conferisce alle fronde un dolce ed elegante aspetto piangente. Tra i filari di faggio lunghissime gallerie di gelo attraversano il bosco appoggiandosi su un pavimento di candida e soffice neve e chiudendosi in una luminosissima volta di sfolgoranti cristalli di ghiaccio. Un solo colore rompe l’uniformità paesaggistica della neve e della galaverna, il blu cobalto di un cielo altamente nitido e profondamente trasparente. Tra il candore del gelo e la trasparenza della volta celeste si crea così un raro legame di luce in cui il blu cobalto del firmamento diventa uno specchio che amplifica e sottolinea la bellezza immacolata della neve, mentre la purezza dei cristalli di ghiaccio deterge la troposfera, conferendole ulteriore splendore e limpidezza. In queste condizioni si capisce perché di fronte a questo spettacolo il silenzio è d’obbligo e ogni parola stride con tutto il contesto, mentre solo la preghiera di lode e di ringraziamento a Dio creatore ha significato, è appropriata e dà pieno compimento all’estasi iniziale dell’anima.
Capo d’Orlando, 27/01/2014
Dario Sirna.