IL MAULAZZO ASSEDIATO DALLA NEVE
Come già anticipato nell’articolo pubblicato ieri sui laghi minori del Maulazzo la speranza di immortalare uno dei laghi della dorsale nebroidea in condizioni di gelo ci ha spinti a visitare le aree umide più alte e più fredde della nostra zona. |
Tra queste quella di maggiore rilievo è lo specchio del Maulazzo, situato su versante nord di Monte Soro. L’escursione è stata effettuata sabato scorso durante una fase perturbata di stampo invernale. Purtroppo le nostre aspettative sono state deluse a causa delle temperature non sufficientemente fredde. Tuttavia abbiamo raccolto una documentazione nuova su questo lago, una documentazione che ci mostra questa area umida non gelata, ma assediata dal manto nevoso. Abbiamo perciò pensato di pubblicare questo reportage sicuri di aggiungere alle immagini dei Nebrodi la testimonianza di un volto diverso, a noi ancora sconosciuto.
Le condizioni meteorologiche locali esistenti al momento dell’escursione ci hanno, inoltre, permesso di cogliere un’espressione molto invernale di tale posto, caratterizzata dalla presenza del cielo coperto e dal passaggio di numerosi e continui banchi di nebbia. La posizione del Maulazzo favorisce la condensazione dell’umidità, generando di conseguenza un’atmosfera di grande mistero e fascino.
Dalle pendici di Monte Soro le folate di vento schiacciano sulla superficie lacustre etere e leggerissime nuvole rubate al cielo. Contemporaneamente, i vapori esalati dal bacino del Maulazzo a contatto con i freddi refoli settentrionali istantaneamente si condensano, confluendo nella soprastante massa nebbiosa. Questo gioco ascensionale e discensionale del vapore rimescolato dalla vorticità dell’aria fredda impregna ogni cosa, inghiottendo la terra nelle nubi del cielo. In un attimo tutto scompare, lo spazio e il tempo perdono le loro estensioni, il paesaggio si dissolve nel nulla, si perde l’orientamento, i passi vagano senza meta, ogni direzione diventa uguale a se stessa. Anche gli istanti sembrano ripetersi in un’immobile e statica eternità, caratterizza da una paurosa indifferenza. L’anima si smarrisce, correndo da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, in cerca di una linea di fuga, di uno spiraglio di luce, di un respiro di ossigeno, desiderosa di recuperare i suoi riferimenti e di riprendere il suo cammino. Pericoli ovunque, l’acqua bassa e melmosa del lago pronta a risucchiarla, il manto insidioso di neve intenzionato ad affondarla, il vento impetuoso e tiranno impegnato a trascinarla, la nebbia fitta e oscura decisa a inghiottirla, il freddo pungente e tagliente che cerca di immobilizzarla. In questo avvilente scenario l’immagine e la condizione della solitudine immediatamente si concretizzano facendo smarrire la cognizione di ogni contatto.
Allora ci si rende conto che i sensi del corpo non servono a nulla, che la vita non è fatta di immagini e di materia, e che l’intero tesoro dell’uomo sta nel suo cuore. Così, improvvisamente emerge la vitalità dello spirito che trova nell’amore la strada sicura da percorrere per riprendere il cammino, per ritrovare l’orientamento, per comprendere che Dio è l’unica meta dell’uomo, per dirigersi verso il Paradiso, ove tutto risplende nella meravigliosa e trasparente luce della verità, del bene, dell’amicizia e della carità.
Capo d’Orlando 12/03/2014
Dario Sirna
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