NEBRODI – LAGHI GELATI

TRE ARIE E CARTOLARI NELLA MORSA DEL GELO, DEL GHIACCIO  E DELLA NEVE

Dopo l’escursione del 18 febbraio la voglia di raggiungere le aree umide della zona Tre Arie e Cartolari era grandissima. Lo scopo dell’escursione era ammirare la bellezza di questi posti sotto una coltre di neve eccezionale. Durante la settimana le condizioni meteo erano state favorevoli ad abbondantissime  precipitazioni ma lo zero termico si era alzato di quota spostando la quota neve oltre i 1.500 m. slm.

Dopo l’escursione del 18 febbraio la voglia di raggiungere le aree umide della zona Tre Arie e Cartolari era grandissima. Lo scopo dell’escursione era ammirare la bellezza di questi posti sotto una coltre di neve eccezionale. Durante la settimana le condizioni meteo erano state favorevoli ad abbondantissime  precipitazioni ma lo zero termico si era alzato di quota spostando la quota neve oltre i 1.500 m. slm.. Ciò significa che la zona in questione era stata colpita da abbondanti piogge, cadute con insistenza  sulla coltre nevosa. Infatti, al di sotto dei 1.300 m. la neve era quasi scomparsa, rimanendo solo nei grossi accumuli formatisi nelle zone sottovento, ove lo spessore era considerevole e l’esposizione tale da favorire il mantenimento del gelo. Salendo poco di quota lo spessore della neve cominciava a farsi molto rilevante e il manto si presentava senza aree scoperte.

La giornata prometteva sin dall’alba un bellissimo cielo azzurro mitigato da un sole splendente. Foto. Nonostante le basse temperature della quota raggiunta, le energie consumate per camminare nella neve sempre più alta e per affrontare la salita, ci riscaldavano al punto da rendere superfluo l’uso dei giubbotti. La neve dava grande spettacolo, trasformando quello che già era un paradiso terrestre in un paradiso celeste. Si, la coltre di neve era un manto perfetto, adagiato dal Creatore con  maestria divina sui dolci pendii di quelle montagne. Il suo candore, il  suo spessore, la sua consistenza, la sua lucentezza, la sua brillantezza, richiamavano immediatamente alla bellezza di Dio, mentre il blu cobalto e purissimo di un cielo perfetto, trasparente, limpido e profondo, ne confermavano la sua vicinanza.

Nel cuore nasceva il palpito dell’emozione forte e della grande meraviglia: la lode era incontenibile. Lodare l’artefice di un’opera di così tanta bellezza e grandezza sembrava troppo poco rispetto alla felicità che passo dopo passo germogliava nell’anima.

Ma allo stesso tempo tutto lasciava presagire che andando ancora più avanti il Creatore  mi avrebbe stupito in maniera superlativa. E allora, salire, andare avanti, cercare di più, lasciarsi invogliare  dalle meraviglie incontrate lungo il percorso, abbandonarsi completamente al desiderio di seguire quella via di grandi bellezze diveniva un’esigenza irrinunciabile e da assecondare con incontenibile fremito. In  cuor mio sapevo che il Creatore mi avrebbe stupito, ma non pensavo assolutamente di  vivere delle emozioni così forti. Ogni nuovo scenario era più bello del precedente e la collezione si arricchiva di una infinita serie di incantevoli visioni. Arrivati sulla portella del lago Tre Arie gli occhi non sapevano più cosa guardare, ovunque cadesse lo sguardo da lì non si voleva più rialzare. Lo spettacolo era veramente grandioso. La coltre era perfettamente immacolata, e a parte qualche orma di volpe, era incontaminata e illesa.  Ero il primo a godere quella visione. Questo mi faceva sentire un privilegiato, un prescelto, un eletto a cui Dio aveva voluto mostrare una così grande bellezza.

Pregare il Padre Nostro divenne una necessità indifferibile.

Già il 29 gennaio avevo vissuto un’esperienza analoga trovandomi di fronte allo stesso lago ghiacciato in tutta la sua intera estensione. Allora prevaleva il ghiaccio e la neve era meno spettacolare, ora, invece,  era tutto all’inverso. La neve immacolata catturava completamente l’attenzione, mentre il ghiaccio era sepolto sotto di essa. Anche in questa occasione potei provare la grande ebbrezza di passeggiare sul lago gelato. Tutto mi sarei aspettato dalla mia vita tranne che poter passeggiare su un lago completamente gelato della Sicilia. Se me lo avessero raccontato non ci avrei mai creduto. Solo chi ha nel cuore un amore viscerale per la neve può capire quanto grande sia stato per me il dono ricevuto. Ma le grazie di Dio non hanno un limite e quando arrivano ti travolgono una dietro l’altra, in una sequenza inarrestabile. Infatti, dopo aver contemplato per un po’ di tempo la straordinaria bellezza del posto, l’anima assetata di estasi sentiva il richiamo profumato di nuove e più intense emozioni e così mi spingeva a proseguire oltre. La meta era risalire la falda destra dell’impluvio per conquistare la vetta, là dove ad attenderci c’erano nuovi spettacoli celesti. La salita era dura, la neve alta oltre 2 metri, rendeva la salita una vera e propria sfida. Non eravamo attrezzati di ciaspole per cui ad ogni passo sprofondavamo anche di un metro. Ma la grande fatica non riusciva ad intaccare l’entusiasmo, per cui avanzavamo senza esitazione. A mitigare gli sforzi contribuivano le vedute sempre più aeree del lago innevato e di tutta la vallata circostante. Lo spettacolo paesaggistico era unico e ad ogni passo si arricchiva di elementi sempre più belli. Ad un certo punto il cono dell’Etna cominciò a mostrasi in tutta la sua interezza completando il paesaggio del versante Sud. I fianchi nord del  vulcano erano innevati come mai li avevo visti in vita mia, dal cratere sommitale usciva un leggero pennacchio di fumo che nel blu cobalto del cielo lasciava una caratteristica scia bianca. Nei colori della natura non c’era un elemento che stonasse o rompesse l’armonia celeste di questo paradiso, tutto era perfettamente abbinato. Più salivamo e più gioivamo, l’orizzonte si allargava sempre più su altre vette innevatissime e il cielo si espandeva in un oceano di blu intenso. Il sole eccezionalmente brillante entrava in relazione con tutti gli elementi naturali esaltandone grandemente la bellezza. Questo meraviglioso sole era come una vernice lucida che esaltava le venature delle essenze illuminate. La neve brillava come  le facce di un diamante e il cielo si riempiva di questa meravigliosa luce riflessa. La stanchezza era completamente svanita, ormai l’entusiasmo aveva preso il sopravvento su tutto, niente riusciva a fermarci. Tanta era la gioia nel cuore che la salita era diventata agevole come una piacevole e leggera discesa. Così, senza neanche sentirci troppo stanchi, arrivammo sulla cima.

Con quali parole potrei descrivervi la visione che ci conquistò?

Non so davvero nemmeno io come potere illustrare lo straordinario scenario trovato. Il nuovo lago raggiunto era, ovviamente, ricolmo di neve e ghiaccio fino all’inverosimile. Non si capiva più dove iniziasse il lago e dove finisse la terra. Metri e metri di neve, forse 5 o 6, lo ricoprivano. Il vento aveva trovato nel bacino un comodo rifugio ove accantonare la neve. La superficie del lago era a forma di morbide dune bianchissime, mentre tutt’intorno il paesaggio era incantevole. Guardando ad Est, in basso si poteva facilmente ammirare il lago Tre Arie, innevato e gelato. In alto invece, la catena dei Nebrodi mostrava la dorsale ricorrersi fino a congiungersi con i Peloritani. Tutte le bianche vette contrastavano con lo sfondo blu dell’orizzonte. A Sud, lo spettacolo era fantastico, dietro l’incantevole dipinto del lago svettava la regina dei cieli di Sicilia, l’Etna. Per l’occasione sembrava avesse indossato l’abito più bello, più elegante, più ricco, prezioso e seducente di tutta la sua carriera di grande regina dei cieli. Lo sfoggiava con grande disinvoltura e padronanza tanto da sembrare impegnata in un sofisticato rituale di danza. Il teatro era il Cielo, il palcoscenico i Nebrodi, gli attori le forze del Paradiso, noi gli spettatori. A Ovest, sulla linea dell’orizzonte svettavano le morbide e candide cime di sua maestà  Serra  del Re, circondate dalla  celebre Foresta Vecchia. Più in basso i versanti degradavano sulle sponde di un altro bellissimo lago innevato: il lago Cartolari, un’altra stupenda gemma incastonata nel diadema della gloria celeste. Guardando  a Nord, la vista si perdeva oltre le terre e sorvolando sulle  nubi pomeridiane attraversava  il mare per posarsi sull’incantevole arcipelago vulcanico delle Isole Eolie. Su questo sfondo di mare, isole e nubi, si stagliavano altri bianchi crinali che dalla dorsale, come una spina di pesce, degradavano verso il mare. Guardando un po’ più in basso, sulla falda nord della montagna che stavamo visitando, ecco apparire la superficie gelata e innevata di un quarto laghetto, di forma perfettamente circolare. Dopo avere contemplato le bellezze incontrate, col magone nel cuore, iniziammo a scendere. Per tornare indietro decidemmo di passare proprio da questo ultimo laghetto. Anche qui come nei due laghi precedentemente visitati ci fermammo per fare la nostra ultima passeggiata su un lago gelato. Sebbene si trattasse di 3 laghi molto vicini, noi provammo la sensazione di tre esperienze completamente differenti tra loro, con emozioni grandi in tutti e tre i casi ma molto diverse tra loro.  Sulla via del ritorno, come a completare un anello, passammo per le case  Liperni, o Cartolari, costeggiandole a monte. Quindi sul far della sera raggiungemmo, stanchi, ma pienamente soddisfatti nel cuore e nell’anima il punto di partenza per far rientro a casa.

Felici, ringraziammo nuovamente Dio per averci fatto trascorrere questo  giorno della nostra vita nel suo Paradiso Celeste.

Capo d’Orlando 25/02/2012

Dario Sirna


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