IL LAGO TRE ARIE IN GELIDA VESTE INVERNALE
Dopo il racconto di ieri dell’escursione compiuta sabato scorso lungo la dorsale dei Nebrodi, nel suo tratto compreso tra Portella Mitta e Portella Chiesa, oggi continueremo la narrazione di tale difficile impresa descrivendo il cammino compiuto attorno al Lago Tre Arie. |
Arrivati a Portella Chiesa il costone percorso provenendo da Portella Dagarà improvvisamente si trasforma in una bellissima conca al cui centro si distendono le acque del Lago Tre Arie. Il giorno dell’escursione la conca era circondata da una meravigliosa corona di cime innevatissime ed era sovrastata a sud dall’imponente figura di una candida Etna. Questo scorcio di natura è uno dei più suggestivi dei Nebrodi e in veste invernale diventa straordinariamente bello. Le acque del lago erano completamente gelate e mostravano uno spessore rilevante di ghiaccio. Sicuramente tutte le precipitazioni nevose cadute all’interno del suo bacino, considerata la bassa profondità dello stesso, hanno provocato il suo raffreddamento e il conseguente congelamento delle sue acque. Considerata la temperatura troppo alta incontrata durante l’escursione da noi compiuta non abbiamo rischiato di calpestarne la superficie e di passeggiarci sopra, cosa che invece abbiamo fatto l’anno precedente in condizioni climatiche molto più rigorose ( vedi articolo ) Abbiamo, infatti constatato che l’elevata temperatura della fase sciroccale in atto stava provocando lo scioglimento della spessa coltre di neve che rivestiva tutti i versanti interni della conca e che le acque derivanti da tale scioglimento si raccoglievano a valle in prossimità delle sponde del lago in grande quantità, ma mantenendosi sempre nascoste sotto il manto di neve, cosicché anche se l’aspetto della superficie gelata era abbastanza solido da incoraggiare una passeggiata su di essa, il manto nevoso che si accostava alle sponde era intriso di acqua e in taluni casi forse era sospeso proprio sui numerosi rivoli di acqua corrente provenienti dai versanti laterali della valle, ingrottati al suo interno. Tale constatazione, sperimentata direttamente, ci ha indotto a mantenerci a distanza di sicurezza dalle gelide sponde. Il lago a causa del colore quasi sempre torbido delle sue acque, fenomeno tipico di questo posto, anche in questa occasione presentava una copertura ghiacciata non perfettamente bianca, ma leggermente macchiata di terra. Lo scenario del Tre Arie gelato è davvero indescrivibile. Quella mattina la superficie del lago era come un’unica lastra compatta, livellata e uniforme che si estendeva in tutte le direzioni assumendo contorni, sagome e forme articolate. Questa sua ultima caratteristica lo rendeva particolarmente attraente, specie in fase invernale, in quanto movimentava e disegnava il paesaggio della valle rompendo la monotonia dell’uniforme veste bianca. I raggi solari, filtrati dalle stratificazioni nuvolose che ricoprivano la volta celeste, seppur attenuati, arrivavano sulla superficie ghiacciata del lago creando un vistoso effetto di riflessi e di controluce che inondava e impreziosiva di splendore tutta la valle, smorzando l’effetto gelido della lussuosa veste invernale, invitandoci, così, a prolungare la nostra permanenza sul posto per godere il più a lungo possibile dello spettacolo. Incoraggiati da questi fantastici effetti di luce, di riflessi, di neve, di ghiaccio e di silenzio, abbiamo deciso di percorrere l’intero perimetro esterno del lago per scoprirne tutte le sue meraviglie nascoste. Abbiamo iniziato dalla sponda di ponente spostandoci lungo la sua riva in direzione antioraria. Le grandi praterie che si estendono dal limite della battigia fino ai piedi delle montagne erano coperte da una coltre di neve spessa più di un metro, candida, immacolata, segnata solo sporadicamente dalle orme di qualche mammifero, forse una volpe o un gatto selvatico, che su di essa aveva lasciato impresso il percorso del suo cammino diretto verso la gelida superficie del lago, in cerca di acqua o di pesci intrappolati nel ghiaccio. Il lago abbonda di grossi esemplari di carpe, per cui è possibile che esse, in tempi di freddo costituiscano un richiamo per i vari mammiferi del posto. Le piccole orme erano facilmente individuabili anche sulla superficie gelata del lago, conferma di una certa consistenza del ghiaccio. La bellezza del posto era ulteriormente esaltata dall’atmosfera di grande pace che si diffondeva in tutta la zona, atmosfera fortemente esaltata dal silenzio assoluto della natura e dall’assenza di qualsiasi segno riconducibile a persone o animali. Il silenzio trovato e la bellezza incontrata ci hanno inghiottiti nelle loro dense spire proiettandoci in una dimensione completamente nuova. Eravamo entrati in un regno affascinante, completamente epurato da ogni contaminazione umana e moderna, ove a parlare e a dettare le regole era una natura incontrastata, sottoposta unicamente a Dio. Nella immensa solitudine di queste terre bellissime, ma desolate e abbandonate, la civiltà umana e il mondo animale erano rimasti confinati all’esterno. In un primo momento ci sembrò di violare un dominio privato all’interno del quale non ci era permesso di entrare per non deturpare l’affascinante equilibrio esistente. Successivamente, invece, il buon Dio ci fece sentire dei privilegiati a cui era stato concesso per volontà Sua di vivere dei momenti speciali, introducendoci come ospiti d’onore all’interno di un regno straordinariamente bello e incontaminato ove ogni cosa cantava solo ed esclusivamente la sua lode a Dio. Il silenzio ascoltato scandiva chiaramente le parole di tale lode innalzandole in un canto che invadeva e possedeva anche il nostro piccolo cuore. Ogni elemento (il cielo, la neve, la valle, la corona montuosa, il lago gelato, gli abeti, le rocce, etc.) con la sua strabiliante bellezza, inseriva in tale canto la sua personale nota musicale, partecipando così alla composizione armonica di una melodia celestiale. Contemplazione e solo contemplazione era l’unica attività permessa all’anima condotta e introdotta in questo posto dal richiamo di Dio.
Capo d’Orlando 19/12/2012
Dario Sirna