DALLA STRETTA DI LONGI ALLA CASCATA DEL CATAFURCO
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La stagione delle piogge quest’anno, a parte la pausa di marzo, mese sempre un po’ stravagante, è stata molto generosa con tutta la zona Tirrenica della Sicilia e con l’entroterra nebroideo. Le fiumare sono state perciò sempre molto ricche di acqua e spesso, a seguito degli eventi meteorologici più importanti, anche in piena per lunghi periodi. Fortunatamente questa zona della Sicilia quest’anno è stata risparmiata da eventi alluvionali e da forti dissesti idrogeologici.Con l’arrivo della stagione primaverile la riduzione delle precipitazioni ha abbassato il livello dell’acqua nelle fiumare, riducendo i rischi e rendendo così possibile il viaggio effettuato.
Alla foce del fiume, in località Zappulla, le acque del torrente si presentano calme, abbondanti e profonde. Qui è una continua lotta tra la corrente gravitazionale del fiume e la forza penetrante delle onde del Tirreno, sempre molto turbolento. I venti della costa, infatti, spingono le acque del mare all’interno del fiume e ne rallentano la corsa. Il fiume sotto l’azione contrastante delle mareggiate, come un polmone si allarga e si restringe, espandendosi sulla spiaggia marina e ritirandosi nella spiaggia fluviale. In questo continuo mutare di confini tra acque e terra i fitti canneti trovano l’ambiente ideale per prosperare rigogliosamente.Risalendo la fiumara, in località Due Fiumare, troviamo una biforcazione. La fiumara qui si divide in due rami di uguale importanza, uno proveniente dall’entroterra di Tortorici e l’altro proveniente dai territori di Galati Mamertino e Longi. Noi seguiamo quest’ultimo ramo, il Fitalia, che ben sappiamo essere molto suggestivo.Risalendo la vallata ci ritroviamo nel punto di incontro tra il massiccio delle Rocche del Crasto e la catena dei Nebrodi. I costoni dell’una e dell’altra montagna degradano violentemente a valle con frequenti forti strapiombi che sembrando intersecarsi secondo le affascinanti geometrie di un canyon. Si avvicinano al punto da dare l’impressione di unirsi. Infatti, osservandoli a distanza sembra formino un solo corpo, mentre, invece, come binari di un treno corrono strettamente paralleli tra loro, senza mai toccarsi. In mezzo alla profondissima e sinuosa gola scorrono, nascoste agli occhi di tutti, le acque della fiumara Galati. La Stretta si allunga e si approfondisce per diverse centinaia di metri, racchiudendo al suo interno un mondo straordinariamente bello e selvaggio. Inaccessibile all’uomo, ha mantenuto inalterato l’ambiente naturale fatto di strapiombi di roccia su cui incredibilmente si arrampicano boschi lussureggianti di verdissime latifoglie. Le acque al suo interno scorrono impetuose e rumorose, riecheggiando da una parte all’altra della gola per diffondersi amplificate in tutto il lungo e stretto corridoio, ove nel tempo si sono scavate l’angusto percorso. Le ombre delle pareti si coprono a vicenda impedendo ai raggi solari di penetrare all’interno. Noi ci avviciniamo fino al punto di ingresso e ammiriamo a distanza ravvicinata il primo corridoio. Le acque lo invadono tutto da destra a sinistra e in profondità impedendoci di avanzare dal greto del fiume. Le condizioni di luce sono molto particolari, le scure ombre, infatti, sono interrotte improvvisamente da abbaglianti raggi solari riflessi dalle bianche rocche. Cerchiamo la posizione migliore per scattare qualche foto e poi decidiamo di tornare indietro alle Due Fiumare e di passare sulla sponda destra del Fiume per risalire la Stretta dal percorso della locale Reggia Trazzera, antica via di collegamento tra Longi e la marina. Dopo una serie infinita di difficoltà riusciamo a trovare il percorso, ormai completamente abbandonato. Ci alziamo di quota di oltre 70 m. e arrivati all’ingresso della Stretta entriamo in questo mondo incantato. La Reggia Trazzera è scavata negli strapiombi rocciosi e segue dall’alto tutto il percorso serpeggiante del sottostante fiume. Lo spettacolo è straordinario. E’ una visione area di un regno inviolato dove le forze incontenibili della natura lottano violentemente tra loro per guadagnarsi un posto. Lo spazio si sviluppa verticalmente per cui tutto avviene in una continua battaglia contro le forze gravitazionali. In basso regna incontrastato il fiume, tutto il resto deve cercarsi un posto sugli strapiombi rocciosi. Ma ciò nonostante, la selvaggia natura riesce a trovare la sua più alta espressione lussureggiante. Noi restiamo straordinariamente affascinati.
Ma sappiamo che ancora più a monte la stessa fiumara è in grado di offrire un altro spettacolo di impareggiabile bellezza. Torniamo indietro e in macchina raggiungiamo località Galini, quindi attraversiamo il suggestivo borgo rurale Molisa e ci portiamo in località Marmitta dei Giganti. Qui la natura ci ripropone un territorio simile a quello della Stretta, con forti strapiombi e impervi torrioni rocciosi costellati di vegetazione arborea incredibilmente cresciuta sulle pareti verticali delle rocce. Anche in questi luoghi tutto sembra volere sfidare le leggi della gravità per occupare posizioni aeree dominanti e soleggiate. Nella fiumara massi del diametro di vari metri si rincorrono su tutto il percorso del letto in un continuo, ma invisibile, movimento di rotolamento. Nulla sembra indicare la presenza del grande spettacolo che si racchiude all’interno di queste montagne. L’attenzione è però attirata dallo strapiombo della Marmitta dei Giganti. Il suo colore giallo intenso cattura immediatamente lo sguardo dei visitatori. Si tratta di un taglio verticale, dovuto quasi sicuramente al collasso della montagna a seguito di un evento franoso di grandi dimensioni. Ci dirigiamo verso questa bellissima parete rocciosa e raggiungiamo così nuovamente il letto del torrente. Più ci avviciniamo e più ci rendiamo conto che stiamo per entrare all’interno di un’altra gola. Superiamo un altissimo torrione roccioso e subito la vallata si stringe drasticamente, le pendenze diventano verticali e il fiume occupa con il suo letto tutto lo spazio racchiuso tra le due grandi pareti rocciose. Si sente un fortissimo rumore di acque in caduta e l’atmosfera comincia a riempirsi di vapore. Nonostante la bella giornata all’interno della Marmitta si sviluppa una corrente aerea che trasporta verso l’esterno il vapore acqueo. Più ci addentriamo e più aumentano il rumore, il vapore e il vento, ma ancora non si vede nulla. Proseguiamo per una cinquantina di metri e il fiume ci sbarra la strada. Saltando tra le rocce incastonate nel letto del fiume lo guadiamo portandoci sulla sponda opposta. Avanziamo ancora di qualche passo in mezzo ad una nube di vapore sempre più densa e finalmente all’interno di uno scrigno di rocce scabre ammiriamo la cascata del Catafurco. E’un salto di oltre 20 metri che si butta giù da un’altra bellissima gola collocata al piano superiore, completamente invisibile a tutti.
In questa posizione restiamo fermi, estasiati, in contemplazione. Tutto è straordinariamente fantastico e bello, l’anima percepisce la potente e operosa maestria di Dio e l’immenso amore con cui tali opere sono messe a servizio dell’uomo.
Questo è anche il regno della Petagna, specie erbacea del Terziario, in gravissima estinzione, di cui questo è uno dei pochissimi siti al mondo che ne ospita ampie praterie. Altra particolarità del posto sono i muschi che grazie alla abbondante e costante presenza di umidità prosperano sulle rocce rigogliosamente riempiendo sia esternamente che internamente singolari cavità a forma di piccole grotte. Lo spessore di questi muschi è ultra secolare e per questo in parte calcificato. Da qualche anno nella piccola grotta di muschio, protetta da una perpetua pioggia di acqua sorgiva, è stata collocata la statua di una Madonna come a ricordare a chi eventualmente preso dalla troppa euforia se ne fosse dimenticato, di ringraziare il Creatore per le grandi bellezze donateci e per la grazia di consentirci di apprezzarle e di viverle di persona.
Questa piccola Fiumara, ignota al mondo esterno, posta dietro le quinte del palcoscenico dei Nebrodi, nasconde immensi tesori naturalistici, laboriosamente realizzati dall’acqua piovana con le sue capacità artistiche e architettoniche, che noi abbiamo voluto riscoprire per celebrare questa Giornata Mondiale della Terra.
Capo d’Orlando 22/04/2012
Dario Sirna