CASCATA SAN PIETRO – TORTORICI
Risalendo la Fiumara Fitalia sull’affluente Tortorici e proseguendo poi sull’affluente Fiume Grande arrivati alle falde del Monte San Pietro, poco prima di località Batana, riecheggia nella vallata un fragore di grandi acque in caduta, focalizzando lo sguardo in direzione del forte rumore, sotto le imponenti rocche arancio che nella zona caratterizzano il paesaggio si scorge una bellissima cascata. |
E’ un affluente del Fiume Grande che precipitando giù dal vallone San Pietro si ritrova a dover compiere un salto di oltre venti metri. Attratti già da lontano dalla meravigliosa cascata ci fermiamo e decidiamo di avvicinarci a piedi scegliendo ad occhio un percorso che riteniamo possa condurci brevemente sul posto avvistato. Durante la strada percorsa le rocce si impongono con violenza sul panorama mostrando altissimi torrioni costellati da ripide pietraie di grandi dimensioni. Le rocce, dal caratteristico colore grigio sfumato di giallo e arancio, si innalzano con lisce e notevoli pareti verticali. La pietraia alla base di tali rocche è formata da grossi massi staccatisi da tali pareti e precipitati alla base di esse. Trovare un percorso lungo tali pietraie diventa veramente difficile a causa della ripida pendenza con cui esse rotolano a valle in un canalone di elevata pericolosità. Spostandoci con prudenza riusciamo a portarci avanti. Durante il cammino, sotto una delle imponenti rocche che dominano sulla vallata incontriamo un dente di roccia nuda alto circa 20 metri. Si erge bellissimo come un guardiano dell’intera vallata. Lo superiamo e continuiamo ad avanzare verso il cuore della vallata. Di fronte il Monte San Pietro mostra la sua struttura ossea completamente spoglia e rocciosa. Tutta la vallata è circondata da una corona di strapiombi altissimi che dominano da Est a Sud., mentre ad Ovest si innalza il verdissimo costone di Pritti che correndo verso la dorsale si innesta in essa in corrispondenza della portella Dagara. Il contesto che percorriamo è di elevata bellezza e richiama subito alla mente le rocce, le pareti verticali e i torrioni della parallela vallata del Fiume Galati , da cui è separata appunto dal costone di Pritti. Le due vallate sono attraversate da fiumi che confluiscono a valle nell’unica Fiumara del Fitalia. A causa della impraticabilità del versante attraversato scendiamo di poco a valle e immediatamente riappare alla nostra vista la bellissima cascata. Già a questa distanza possiamo ben dire che per ambiente, rocce, conformazione e tipologia fluviale essa somiglia tantissimo alla sorella del Catafurco. Ovviamente come due sorelle, pur mostrando una familiarità comune, hanno molti elementi che le differenziano sia in bellezza che in fascino. Possiamo ad esempio subito dire che questa cascata ha una bellezza ancora giovane che in base agli elementi presenti sul posto lascia presagire una maturità di impatto che potrebbe diventare stravolgente. Ma il tempo necessario perché questa bellezza possa raggiungere questi elevatissimi canoni sarà sicuramente lunghissimo. Inoltre, mentre il Catafurco si avvale della notevole bellezza della Marmitta dei Giganti e della Gola posta al piano superiore della cascata, qui tali elementi non si intravedono neanche allo stato embrionale. Le due sorelle inoltre hanno due caratteri completamente diversi. Mentre, infatti, questa cascata fa eccessiva mostra di se attirando l’attenzione di chiunque si trovi a passare nei dintorni e persino di chi si affaccia dall’alto e lontano costone di Pritti, la cascata del Catafurco rimane invisibile a tutti fino a quando non si giunge ai suoi piedi, lasciando così il visitatore incredibilmente sorpreso per la sua rilevante bellezza. Ci avviciniamo ulteriormente attraversando una pietraia di massi squadrati di notevoli dimensioni che come una cascata di rocce precipitano l’uno sull’altro. Queste rocce occupano tutto il letto del fiume nascondendo sotto di esse il corso d’acqua nella sua discesa a valle. La cascata scaturisce da un alto vallone interrotto bruscamente da una parete verticale di oltre venti metri in prossimità della quale l’acqua precipita violentemente giù, saltando da un masso all’altro, da una roccia all’altra, in un ventaglio di energici spruzzi nebulizzati e trasportati via dal vento che la stessa cascata genera. Alla base per l’acqua ci sono pochissimi metri per poter riposare in una bassa piscina prima di riprendere a saltare nuovamente tra altri enormi massi che come una scalinata si dipartono dalla sua base. Tutto il contesto è di straordinaria bellezza e suggestione. L’ambiente a causa della sua impraticabilità conserva intatta la sua natura selvaggia, affacciandosi sulla sottostante campagna. Con grande prudenza, necessaria a causa del pericoloso percorso, attraversiamo il corso d’acqua e ci avviciniamo il più possibile alla cascata. Dalla posizione raggiunta acquisiamo la certezza che andando ancora avanti ci bagneremmo completamente, perciò ci fermiamo e ammiriamo lo spettacolo delle forze della natura e delle energie da esse liberate sempre in un contesto di grande bellezza.
Ringraziamo, come sempre, nostro Signore, Creatore del Cielo e della Terra, per la grande grazia concessaci anche in questa occasione. Ormai siamo sicuri che le sue meraviglie non finiranno mai di allietare la nostra vita, anzi, ci rendiamo conto che più conosciamo e più scopriamo di non conoscere e di aver ancora molto da conoscere. Nella lode affidiamo a Lui il nostro cammino.
Dopo aver visitato la cascata, attratti dal costone roccioso di Monte San Pietro decidiamo di raggiungerlo. Ci arrampichiamo tra le rocce, nei sentieri percorsi dalle capre e scolliniamo una sella. Oltre si scorge una bella vallata dal cui fianco est si innalza l’altissimo e ripido costone del monte San Pietro. La parete a strapiombo è di notevole bellezza e per imponenza ci richiama le pareti rocciose di Alcara Li Fusi e delle Rocche del Crasto, da cui sembra differenziarsi per i toni più caldi dei colori della roccia. Noi decidiamo di percorrere il crinale roccioso del costone opposto per mantenerci in quota e avere così assicurata una ampia e diversificata vista panoramica. Come da un volo aereo con lo sguardo sorvoliamo tutte e due le bellissime sottostanti vallate. Dopo aver scattato qualche foto ritorniamo indietro e risaliamo il costone fino a portaci al di sopra del vallone da cui precipita la cascata. E’ un vallone molto stretto e completamente sommerso da una vegetazione selvaggia, infestante e impenetrabile per cui decidiamo di non esplorarlo. Continuando attraversiamo il corso d’acqua e ci portiamo sull’altro fianco della montagna allontanandoci dalla zona attraverso il passaggio in una sella tra i due torrioni rocciosi che alle spalle sovrastano la cascata. Proseguiamo oltre attraversando belle campagne e verdissimi pascoli ove riposano mandrie di bovini ed equini. Infine prima di raggiungere nuovamente la macchina e di completare il giro, la primavera ci mostra tutta la sua prorompente bellezza e forza nei rituali amorosi dei cavalli al pascolo.
Capo d’Orlando, 05/05/2012
Dario Sirna
Con la collaborazione di Sebastiano Mirici
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