BIVIERE DI CESARO’ – SPONDA SUD OVEST
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Ha una forma molto allungata e stretta che si allarga gradualmente fino a diventare quasi circolare nella porzione che si proietta verso la costa tirrenica. E’ orientato con l’asse principale in direzione sud est/nord ovest e perciò presenta due sponde maggiori che si fronteggiano quasi parallelamente per unirsi poi tra loro ai due estremi dell’ovale. Le due sponde sono orientate rispettivamente a Nord Est e a Sud Ovest. Ricade all’interno del vastissimo territorio di Cesarò, di cui porta il nome, come a ricordarne l’appartenenza, nonostante che di questo territorio occupi il lembo più settentrionale e più lontano dal centro abitato. Per arrivarci noi siamo saliti dal sentiero che da Portella Gazzana raggiunge Portella Scafi e da qui, percorrendo la dorsale dei Nebrodi, siamo approdati, dopo quasi 5 km di strada, a Portella Biviere. Questo percorso è molto interessante in quanto propone diversi spunti paesaggistici di rilevante interesse. Esso, infatti, lungo il suo cammino attraversa le falde di base di Pizzo Mueli, l’area di Mangalaviti e le sue caratteristiche case in pietra, la fittissima faggeta che per vari chilometri, come un infinito tunnel scavato nel verde, avvolge e nasconde il sentiero battuto. Fino alle case di Mangalaviti, e quindi prima di entrare nel bosco, il paesaggio è dominato dal versante sud delle Rocche del Crasto, dal versante nord est di Monte Soro, da Pizzo Mueli e da Pizzo Cufò. All’uscita della faggeta, dopo oltre sei chilometri di strada, il paesaggio, pur mantenendo la sua tipica impronta nebroidea, si trasforma notevolmente, mostrando una prospettiva nuova e, soprattutto, offrendo grandi e preziosi elementi naturalistici di particolare bellezza. Non appena il bosco cede terreno al prato e al pascolo, si incontrano le prime aree umide, costituite da stagni immersi in un ambiente naturale caratteristico, interessante e particolarmente attraente. Successivamente, incastonato tra le falde di Monte Soro, appare, in una stupenda visione aerea, il Biviere di Cesarò. L’incontro con lago, già a distanza, rapisce immediatamente il cuore, con un forte effetto seducente cui è difficile sfuggire. Visto dall’alto il lago sembra adagiarsi su un altopiano da cui, ad ovest, si innalzano le bellissime pendici di Monte Soro. Le sue acque azzurrissime sono circondate da una fitta vegetazione lacustre composta da varie essenze vegetali, di cui alcune formano vaste aree di verde all’interno del lago. E’ possibile distinguere la presenza di almeno tre isolotti occupanti la aree centrali del Biviere. Si tratta sicuramente di secche, ove, grazie alla bassa altezza dell’acqua, la vegetazione cresce rigogliosa e fittissima. Visto da lontano il lago riflette una bellezza straordinaria, paragonabile alla purezza del cielo terso. Una trasparenza tutta condensata in un’unica preziosissima goccia di azzurro, che precipitata, come una stella cadente, nelle verdi valli boscate dei Nebrodi, impreziosisce ulteriormente questo già ricco ambiente montano. Più ci avviciniamo e più ne ammiriamo i dettagli e ne scopriamo gli angoli nascosti. Il lago, infatti non si mostra immediatamente in tutta la sua bellezza, forma e grandezza, ma occorre giungere fino ad esso per avere una sua visione più completa. Comunque, occorre percorrerne tutto il perimetro per scoprire le sue incantevoli bellezze, spesso nascoste dietro i promontori e le colline che gli fanno da cestello. Viste le sue grandi dimensioni e i numerosi spunti fotografici che offre, decidiamo di dividere il percorso in due parti. In questa sede cercheremo di descrivere la sponda sud ovest, quella cioè che si adagia ai piedi della faggeta di Monte Soro. La percorriamo in direzione nord – sud. Lungo questa sponda non è possibile avere delle immagini dall’alto del Biviere in quanto tutto il versante di Monte Soro, a parte poche eccezioni, è talmente ammantato di faggi da impedirne la completa visione. Gli scatti fotografici sono stati quindi realizzati percorrendo la costa del lago. Questa sponda, contrariamente alla sponda opposta, essendo interessata direttamente dalla faggeta, lascia poco margine alla vegetazione di giunchi e canne, cosicché è possibile compiere l’intero percorso mantenendosi sempre sulla riva del lago, a contatto diretto con le sue acque. Qui la profondità del Biviere in molti punti è ridotta a poche decine di centimetri e a volte anche a molto meno. Ciò ci dà la possibilità di verificare, con grande sorpresa, la notevole ricchezza ittica, presente in queste acque. Camminando lungo tale sponda, in prossimità della battigia, si sente il rumore di tantissimi piccoli movimenti d’acqua. E’ un rumore molto diverso dal tonfo generato dal salto delle rane al passaggio dell’uomo. Incuriositi, guardiamo con attenzione e scopriamo che le vibrazioni dei nostri passi trasmesse dal terreno alle acque e la nostra ombra proiettata sulla sua superficie, turbano la quiete di tantissimi piccoli pesciolini, di lunghezza non superiore ai cinque cm, che impauriti dalla nostra presenza improvvisamente fuggono verso acque più profonde. Osservando con maggiore attenzione ed evitando di turbare l’ambiente attraversato, scopriamo che si tratta di miglia e migliaia di pesci, appena nati, in cerca di cibo e sicurezza nelle acque poco profonde di questa costa, ove pesci di maggiore dimensione non potrebbero mai cacciarli. Questo fenomeno lo osserviamo per tutto il lunghissimo cammino effettuato per percorrere la sponda in questione. La presenza di una tale abbondanza di pesci, e quindi di cibo, ci fa comprendere che attorno a questo specchio d’acqua vivono tantissime specie diverse di animali, costituenti i vari anelli della locale catena alimentare naturale. Ne prendiamo atto constatando, anche, la presenza di numerosissime specie di volatili, tra cui l’airone cinerino, le anatre e le gallinelle d’acqua. Questi uccelli sono facilmente osservabili dalla riva in condizioni di perfetta tranquillità, silenzio e pace. Preferiscono, comunque, mantenersi sempre nelle immediate vicinanze di fratte e canneti, in particolare prediligono la vegetazione fitta e sicura degli isolotti centrali, ove con estrema facilità al primo grido di allarme scompaiono senza lasciare traccia alcuna. Da questa sponda, oltre alla ricchezza della fauna del lago, è possibile apprezzare anche la notevole varietà di essenze vegetali che hanno totalmente colonizzato i tre ambienti principali di questa area umida: la sua superficie, il fondale insieme alla massa d’acqua dolce che lo ricopre, la zona della battigia. Tale vegetazione ha trovato in questo ambiente condizioni ideali per svilupparsi in grandi dimensioni e in estese superfici, con un notevole effetto decorativo. La combinazione di acqua e piante galleggianti, di azzurro e di verde, di anse, promontori e isolotti, di montagne e boschi, in un contesto d’alta quota, caratterizzato da strepitosi paesaggi, rende questo luogo un vero e proprio giardino Celeste, un Eden pieno di vita e di bellezza. L’impronta creatrice di Dio ha voluto disegnare in questo piccolo lembo di Sicilia il riflesso di uno scampolo di Paradiso. Così il grande Giardiniere del Mondo, facendoci apprezzare le meraviglie create sulla Terra per noi, ridesta con forza il nostro desiderio di Dio e della sua bellezza.
Capo d’Orlando, 14/07/2012
Dario Sirna