NASO – GROTTE E GALLERIE NEL TUFO
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L’escursione è facile, ma richiede molta attenzione a causa della notevole instabilità del materiale delle volte e delle pareti. La roccia all’interno della quale queste grotte si sviluppano è costituita, infatti, da tenerissimo tufo, in passato scavato per ricavare sabbia da utilizzare come inerte. Non sappiamo con esattezza se queste grotte sono di origine naturale, certo è che tempo addietro sono state allargate e ingrandite ulteriormente assumendo così l’attuale conformazione e dimensione. Sulle pareti interne, da un certa altezza in poi, sono chiaramente visibili i segni degli scalpelli con cui è stato estratto il materiale lapideo. L’ipotesi più accreditata è che da una formazione naturale, cavità spontanee, siano state ricavate dall’uomo delle cave da cui estrarre sabbia. Nel territorio di Naso, e precisamente a Grazia, esistono altre grotte simili, la loro formazione è dovuta proprio all’estrazione della sabbia utilizzata per la costruzione della strada che serve la zona in questione. Possiamo, dunque, avanzare l’ipotesi che anche queste grotte, proprio per la loro posizione prossima allo stradale siano state allargate e ampliate per ricavare la sabbia necessaria alla costruzione della sede viaria. Ma è anche vero che in altre località di Naso, site in posizioni lontane da strade e costruzioni, esistono altre grotte di tufo. L’ipotesi più verosimile è dunque che la struttura originaria di queste grotte sia del tutto naturale e che sia stata poi modificata dall’uomo per le sue necessità. Qualunque possa essere la verità, il loro fascino è comunque indiscutibile, così come pure lo è la loro bellezza. Il tufo ha un bellissimo colore oro e contiene imprigionati nella sua struttura tantissimi fossili di conchiglie marine. Guardando con attenzione nei ciottoli presenti nei vicini fondi quando vendono arati è possibile fare un ottimo bottino di bellissime conchiglie intere, anche di dimensioni dell’ordine di 10 cm. Le grotte di Miceli sono situate sullo sbalzo roccioso ivi presente. La parete ha una lunghezza di circa cento metri e un’altezza di circa trenta metri. Su di essa si aprono diverse cavità che danno accesso alle grotte interne. La caratteristica particolare di queste grotte, che suscita molta curiosità, è che esse si sviluppano su due livelli differenti. Il livello più basso è quello più vicino al piano di campagna, da cui si solleva di circa un metro. Qui si trovano varie aperture, alcune sono delle cavità poco profonde, altre invece sono delle grandi grotte. In particolare su questo livello possiamo individuare due grotte di grande rilevanza. La più estesa presenta due ampie aperture che consentono l’accesso alle varie gallerie interne. Questa grotta ha una forma ad l rovesciata, con due gallerie principali larghe circa sei metri, alte tra i tre e i quattro metri e lunghe tra i venti e i trenta metri. La seconda grotta, invece, ha una forma a U, sempre con doppio accesso e due gallerie aventi pressappoco le stesse misure delle gallerie della prima grotta. Le due gallerie sono separate tra loro da una sottile parete di tufo su cui sono presenti delle aperture interne che collegano le due gallerie nel loro tratto iniziale. Il livello superiore si trova a circa dieci metri di altezza dal piano di campagna e in pianta si sovrappone esattamente al livello inferiore. Il collegamento tra i due livelli è esterno. La grotta presente al livello superiore ha un’apertura esterna più piccola e meno agevole, ma all’interno è sorprendentemente più grande. Essa si sviluppa principalmente in profondità. Non sappiamo esattamente per quanti metri essa entra nelle viscere della terra perché essendo sforniti di torcia non è stato possibile proseguire in avanti per completarne l’esplorazione. Né la luce naturale della cavità esterna, né la luce del flash fatto scattare al suo interno sono stati sufficienti ad individuarne la lunghezza, che comunque sembra possa superare abbondantemente i 50 m. Questa galleria è la più affascinante e la più misteriosa, sia per le sue oscure profondità sia per la sua alta collocazione. Il gruppo di caverne, gallerie e grotte che traforano il grande banco di tufo, su cui si innalza il fertile piano di campagna dei fondi di Miceli, somiglia molto nella struttura al gruviera. L’architettura naturale del posto è comunque fortemente caratterizzata dal colore dorato e rossastro del tufo. Un colore molto intenso e caldo che nel contesto selvaggio in cui la rocca si erge ricorda atmosfere esotiche e orientali. All’interno delle grotte i riflessi dei raggi solari che dalle ampie aperture esterne penetrano in profondità, diffondendosi dalle pareti illuminate in tutto l’ambiente, creano una bellissima luce calda che conferisce alle grotte un’accogliente tinta dorata. L’effetto è veramente pregevole ed evoca ambienti biblici o mitologici. Le grotte versano in uno stato di totale abbandono. Non sono valorizzate, né sono state mai considerate degne di attenzione. Esse rappresentano invece un importante tesoro storico e ambientale che andrebbe recuperato e valorizzato per essere protetto e offerto alle generazioni future. La zona in cui esse ricadono ha, inoltre, un elevato pregio paesaggistico in quanto si affaccia con vedute spettacolari sia sul Tirreno che sui Nebrodi, di cui ne scruta e ammira il cuore più bello. Le grotte non sono solo un efficace riparo dai pericoli esterni, ma sono soprattutto il modo più bello e interessante per studiare e ammirare le bellezze e le fattezze della natura nelle viscere interne della terra. Ci permettono anche di meditare sulla perenne opera creatrice del nostro Dio che volentieri sembra divertirsi a impastare, edificare, modificare e ricreare con l’agilità delle sue mani gli ingredienti del creato per regalarci una natura sempre più ricca di grandi particolari e di spettacolari effetti. Il posto offre notevoli spunti fotografici e artistici, ma offre, soprattutto, grandi opportunità contemplative che ci riconducono alle nostre origini primordiali, alla nostra evoluzione e al nostro cammino verso il Cielo.
Ringraziamo e lodiamo, come sempre, Dio per averci offerto con il dono di questa esperienza la gioia di trascorrere un pomeriggio ricco di grandi emozioni, di intense riflessioni e di sorprendenti scoperte.
Capo d’Orlando, 06/11/2012
Dario Sirna.