NEBRODI – ALTOPIANO DEL’ARGIMUSCO – MEGALITI – II PARTE
Continua il nostro cammino tra i Megaliti dell’Argimusco di Montalbano. Il reportage di oggi è dedicato unicamente ad una delle strutture rocciose più imponenti dell’area, la seconda in ordine di dimensioni e di sviluppo. Questa importante e particolarissima rocca si trova nella parte centrale dell’altopiano dell’Argimusco e occupa una posizione privilegiata rispetto alle altre in quanto in riferimento alla direzione da cui è possibile accedere a questo parco, gode di una prospettiva libera da impedimenti che riducono o sporcano la visuale. |
Essa perciò è ben visibile e facilmente raggiungibile. Questa rocca, secondo il nostro modesto parere e secondo quanto abbiamo potuto osservare, non nasconde nelle sue particolarissime forme messaggi di lavorazioni antiche volte a simulare simboli o idoli da venerare. Solo una delle tante torri di cui essa si compone presenta su due lati una squadratura quasi perfetta che facilmente potrebbe essere attribuita ad una lavorazione artigianale di epoca molto antica, ma è un’ipotesi che non è suffragata da nessun altro indizio. La rocca non è unica, ma si compone di un vero e proprio cespo di singole rocce più piccole che dà luogo ad una formazione davvero singolare e di grande bellezza. Le singole rocce che compongono tale grande rocca sono addossate l’una sull’atra, in stretto contatto tra di loro, secondo uno schema che sembra riprodurre la forma aperta e innalzata delle dita di una mano nell’atto di puntare verso il cielo secondo uno schieramento compatto e unito, con il dorso orientato a nord e il palmo girato a sud. Tali singole rocce, esattamente come in una mano sono disposte secondo un ordine crescente che da ovest va verso est passando per la zona centrale ove si trovano le formazioni più imponenti e più alte. Singolare certo è anche la posizione dell’ultima roccia sul versante est, la quale, esattamente come per il pollice della mano, esce fuori dall’allineamento ovest–est, occupato dal resto del complesso, per posizionarsi in avanti. E’ proprio questo grande e grosso pilastro di roccia che presenta una forma squadrata su due lati. Ovviamente tutte queste osservazioni sono solo frutto della nostra personale interpretazione e impressione e non trovano riscontro e conferma in nessun altro segno. La bellezza di questa grande e imponente rocca è dovuta, oltre che al fattore compositivo, che di per sé attribuisce una singolare fisionomia al megalite, alla forma modellata e affusolata dei suoi vari componenti e alla bellezza indiscutibile del colore delle rocce. Questo megalite, componendosi di varie rocce strettamente connesse l’una all’altra, presenta tantissimi punti di discontinuità, specie nelle zone di contatto tra i suoi elementi. Tali discontinuità contribuiscono a ridurre la compattezza della formazione e la assoggettano al dominio delle vegetazione spontanea, cosicché, tra un singolo elemento e un altro, è possibile osservare la crescita di tanti arbusti e persino di veri e propri alberi ad alto fusto, appartenenti alla famiglia del leccio. Questa circostanza rende l’aspetto del megalite particolarmente selvaggio e attraente, trasformandolo in un vero e proprio castello ridondante di verde, con torri alte e inespugnabili, una fortezza a guglie di forma simile a un diadema regale. Il fascino del megalite è dunque arricchito proprio dall’atmosfera di mistero tipica di queste grandi e antiche strutture. La tentazione di scalarne le sue imponenti torri trova la possibilità di realizzarsi sul versante nord del megalite, ove la presenza di rocce più basse consente una facile arrampicata che conduce nel cuore interno della rocca. Qui, esattamente come nella corte chiusa di un palazzo nobiliare, la struttura rocciosa accoglie un piccolo giardino spontaneo al cui centro si innalza un vigoroso e giovane esemplare di leccio. La posizione raggiunta è simile a quella di un terrazzo sommitale con un bel vedere che si estende ad angolo giro. Dall’alto di questa posizione si domina tutta la piana dell’Argimusco sconfinando con la vista ben oltre i limiti della stessa area per raggiungere le linee sagomate del lontanissimo orizzonte. Linnee che ad est prendono forma dal cadenzato ripetersi delle vette dei Peloritani secondo uno sviluppo lineare che rappresenta il naturale prolungamento della catena dei Nebrodi verso la punta di Messina, mentre ad ovest si arrestano nella crescente e ritmata sovrapposizione dei profili altimetrici delle alture più importanti degli stessi Nebrodi. La vista panoramica si arricchisce a sud dell’importante presenza del cono vulcanico dell’Etna, il quale con le sue falde innevate e i suoi pennacchi di fumo catalizza l’attenzione su di sé. Il cielo azzurrissimo che sovrasta questo altopiano rispecchia il suo splendore all’interno del parco, ove i restanti megaliti, osservati da questa posizione dominante, si dispongono intorno a noi secondo un ordine non più casuale ma tipico dell’armonia di un giardino monumentale. Dall’alto di questo megalite lo sguardo vola su ogni altra singola roccia evidenziandone ed esaltandone la forma e la bellezza, proprio come in un giardino delle meraviglie. Sicuramente questo posto è un giardino delle meraviglie, meraviglie regalate da una natura volutamente espressiva, che con la sua eccezionale opera ha voluto donarci un segno delle sue infinite ed inimitabili capacità creative, frutto di una Volontà Superiore il cui obiettivo è quello di circondare l’uomo di bellezza, di pace, di serenità, di armonia e di equilibrio, per un destino che non si esaurisce nella vita terrena, ma che si realizza in pieno nella prospettiva creatrice e sempre viva del Cielo. Il nostro grazie più gradito al Creatore e Signore del cielo e della terra, il quale nella sua infinità bontà non ha posto alcun limite al suo amore per noi, arricchendolo ogni giorno con i doni della sua smisurata generosità.
Capo d’Orlando, 26/02/2013
Dario Sirna.