MONTALBANO ELICONA – I MEGALITI DELL’ARGIMUSCO – IV PARTE

I MEGALITI DI MONTALBANO ELICONA – PARTE IV

Con questo reportage sui megaliti di Montalbano Elicona concludiamo la documentazione sulle bellissime rocche che popolano l’altopiano dell’Argimusco. Il reportage si riferisce principalmente alla rocca più imponente per altezza e dimensioni. Si tratta di un megalite posto al centro dell’altopiano la cui forma non è definibile con esattezza.

Come per tutti gli altri megaliti, anche per questa rocca cambiando il punto di osservazione la prospettiva assume forme talmente differenti da ingannare l’osservatore, dandogli l’impressione di trovarsi di fronte a elementi nuovi. Il prospetto sud è senza dubbio il più interessante e il più bello. Esso ci presenta la rocca in tutta la altezza, dandocene una immagine slanciata, ma compatta. Le pareti della rocca sono perfettamente verticali e non danno alcuna possibilità di poterle scalare. Questo effetto presenta il megalite in questione come una torre di guardia innalzata sulle verdi distese pianeggianti del dorso dei Nebrodi per vigilare sull’intera catena montuosa. Per la sua bellezza questo megalite è sicuramente il più interessante di tutta l’area. Nella struttura della rocca è possibile individuare tre elementi rocciosi principali accostati tra di loro e separati solo da linee di frattura che percorrono le rocce dall’alto in basso. Questi tre elementi sono allineati lungo la direttrice est-ovest e pertanto sono osservabili nel loro sviluppo solo guardando il megalite da sud o da nord. Il prospetto sud è il più affascinate e il più suggestivo, esso è arricchito dalla presenza di altre rocce aventi dimensioni ridotte che contribuiscono a completare e armonizzare la composizione monumentale del megalite. Sempre su questo prospetto la grande rocca presenta forme naturali squadrate e incavate, dovute all’azione degli agenti atmosferici, particolarmente evidenti proprio sulle parti più esposte della sommità, ossia ai due estremi della stessa. Il prospetto nord ci racconta solo la struttura del megalite, presentandocelo come una grande rocca compatta e inaccessibile. Questo versante del megalite è il meno bello, esso ha l’aspetto di una faccia B, o meglio di un vero e proprio retro. Più interessanti sono invece i prospetti est e ovest, i quali ci regalano un figura ancora più slanciata di questa roccia, presentandoci la stessa nello stretto sviluppo del suo spessore. Il megalite in questione nel complesso è il più monumentale di tutti, esso lascia stupiti per gli strapiombi delle sue imponenti pareti. La sua collocazione al centro dell’Argimusco e la giacitura perfettamente piana dell’area in cui lo stesso si trova lo presentano come una rocca senza ancoraggi e senza base, emergente direttamente dal verde prato che la circonda. L’assenza di un visibile piede di appoggio che collega questa rocca alla struttura ossea della montagna dà così l’errata impressione che non si tratti di un’opera naturale, ma di un lavoro compiuto dall’uomo, nel corso del tempo trasformato dall’azione erosiva degli agenti atmosferici. Nel reportage viene documentato anche un gruppo di rocche poste sul confine nord dell’altopiano. Si tratta dello stesso tipo di rocce, aventi struttura e dimensioni più ridotte rispetto a quelle dei megaliti veri e propri. Queste rocche hanno però il grande vantaggio di proiettarsi interamente sui pendii dei Nebrodi che scivolano verso il Tirreno, sono perciò estremamente panoramiche. La ricchezza del paesaggio è fornita dall’insieme di valli e boschi che si susseguono dal dorso della catena montuosa fino alla linea della costa, ove degradano nell’azzurro piano del mare. La cornice panoramica è delimitata dal promontorio di Tindari a ovest e da Capo Milazzo  a est. All’interno di questo intervallo la costa si muove    sinuosamente sagomando e movimentando il profilo del litorale. Dal lato opposto, ossia sul confine sud dell’altopiano dell’Argimusco, si erge un’altra interessante formazione rocciosa, avente la sagoma di una grande aquila in atto si spigare le ali. Questo megalite, pur non essendo uno dei più grandi, è uno dei più conosciuti proprio per la particolarità della sua forma. L’asse del megalite segue la direttrice nord-sud e si pone perciò perpendicolarmente alle altre strutture. Anche in questo caso lo spessore della roccia è notevolmente ridotto rispetto alle dimensioni dell’altezza e della lunghezza. La forma della rocca ricorda proprio la forma degli stemmi delle case nobiliari in cui spesso veniva utilizzata l’immagine dell’aquila reale come simbolo di una discendenza importante. Dalla posizione di questo megalite il campo ottico viene assorbito interamente dall’entroterra siciliano, al cui centro svetta l’affascinate cono vulcanico dell’Etna. Il grande mantello bianco che riveste l’imponente vulcano catalizza tutta l’attenzione sullo stesso. Il paesaggio è straordinario e lascia il visitatore incantato dalla magia di un mistero che si compone sia del fascino dei megaliti che della esuberante bellezza dell’Etna. Ringraziamo il Signore per averci ricolmato della sua infinita grazia permettendoci di gustare la bellezza del creato e di cogliere in essa la volontà di Dio di ricolmarci del suo amore e delle sue attenzioni. Queste meraviglie naturali sono proprio il simbolo di una creazione  benevola e amica che vede l’uomo posto al centro di un grande giardino costruito dalle abili e laboriose mani di Dio.

Capo d’Orlando, 03/04/2013

Dario Sirna.

 

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.