NEBRODI – ALTOPIANO DELL’AGRIMUSCO – MEGALITI 1
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Il percorso stradale è facile e veloce, esso ci permette di arrivare proprio nell’area in questione limitando il cammino a piedi solo ai facili percorsi tracciati all’interno dell’area e finalizzati alla visita della stessa. L’area dell’altopiano è eccezionale per bellezza propria e per bellezza paesaggistica. Il dorso montuoso dei Nebrodi in questa zona si abbassa, appiattendosi e inclinandosi leggermente verso il Tirreno. La giacitura pressoché piana del suolo consente una facile fruizione della zona e permette un’eccellente accoglienza della stessa nei confronti dei visitatori. Il posto si presta molto bene alle gite domenicali con la famiglia o con gruppi anche numerosi di amici, ma la suggestione più grande la si può vivere nel silenzio dei segmenti settimanali, giorni in cui le grandi rocce rimangono sole a tenersi compagnia a vicenda, immerse in un creato che ha tutte i numeri e le bellezze per potere essere considerato un vero e proprio parco naturale. Le rocce sono i protagonisti assoluti di questo piano d’alta quota, esse svettano nella volta celeste come monumenti che abbelliscono e popolano l’intera area conferendole tutto il fascino di un sito animato da vere e proprie opere d’arte. Molti hanno ipotizzato varie tesi sull’origine di tali megaliti, ma a quanto pare la scienza ha escluso ogni possibile collegamento con l’esistenza di civiltà antiche a cui far risalire la loro fattura. In realtà è evidente che le forme di queste rocce sono in gran parte dovute all’opera continua e incessante dell’erosione atmosferica. Il sito in questione, trovandosi proprio sul dorso della catena montuosa, è, infatti, continuamente battuto da forti venti e perciò soggetto a grande erosione. Il vento, unitamente alla forza modellante degli agenti naturali, scolpisce giorno dopo giorno, senza mai arrestarsi un attimo, con una pazienza veramente esemplare, la superficie di queste rocche e la trasforma in vere e proprie opere d’arte dal duplice gusto preistorico e moderno. Minimalismo moderno che in un certo qual senso, riconducendo tutto all’eleganza dell’essenziale e del lineare, richiama alla mente la fattura delle prime opere di pietra scolpite dall’uomo, forme semplici, ma di grandi dimensioni, aventi lo scopo di trasmettere, tramite la loro imponenza, il messaggio dell’esistenza di una forza superiore, di una divinità celeste, di una volontà più potente di quella umana. Ma in realtà nulla di tutto questo sembra possa nascondersi dietro questi imponenti rocche, dalle forme naturali e molto particolari. Forse non siamo ancora capaci di comprendere quanto la forza e la laboriosità della natura siano capaci di superare l’uomo in tutte le sue manifestazioni. I megaliti di cui ci occuperemo oggi sono i primi tre megaliti, quelli che si incontrano proprio quando si entra nell’area protetta. Di questi tre megaliti i due posti sulla sinistra entrando hanno forme molto particolari, forme che veramente lasciano pensare, e senza neanche tanta immaginazione, alla presenza di una civiltà antica che in questo posto si recava per venerare gli idoli della fertilità. Entrambi i megaliti in questione, infatti, riproducono, o per una coincidenza naturale o per una fattura artificiale, i simboli della virilità maschile e della seduzione femminile. Ad accrescere il senso di tale intuizione, che sorge spontanea in tutti i visitatori dell’area in quanto palesemente evidente, è anche la posizione vicina dei due megaliti. Queste due rocce sono poste proprio l’una di fronte all’altra, separate da una distanza di poche decine di metri. Oltre alla forma inequivocabile, è singolare anche la differenza tra le dimensioni dei due megaliti, anche in questo ognuno di essi sembra riprodurre proprio l’organo umano della fertilità. In particolare per quanto riguarda l’uomo il secondo megalite si presenta con una forma slanciata e ben proporzionata, mentre per quanto riguarda la parte femminile, il primo megalite ha una forma più compatta e arrotondata, ma sempre ben proporzionata. Una coincidenza veramente strana che lascia parecchi dubbi. Ma questa particolarità a noi colpisce solo per queste due rocce, mentre per le rimanenti, nulla ci lascia impressionare circa le forme che in esse è possibile leggere. Ogni roccia ha una sua forma naturale e a seconda della prospettiva con la quale viene inquadrata essa può assumere somiglianze più o meno strane con qualsiasi altra realtà o fantasia. Siamo perciò propensi a pensare innanzitutto che i megaliti sono rocce spontanee e che se alla loro forma si vuole attribuire una fattura umana, essa può essere riconosciuta solo nei primi due. Questi ultimi potrebbero veramente essere stati scolpiti attraverso la lavorazione grossolana della roccia ivi esistente. Riteniamo, inoltre che la loro collocazione in cima all’altopiano possa effettivamente concordare con gli antichi culti dell’idolatria e dei pali sacri, ma non avendo alcuna competenza in materia preferiamo lasciare agli esperti il giudizio in merito e la conseguente classificazione del sito. Certamente possiamo affermare che quanto appena esposto circa la grande somiglianza delle forme di questi due megaliti con i simboli della fertilità è convalidato pienamente dalla documentazione fotografica allegata. Ci sono alcune prospettive, di cui durante l’escursione non ci eravamo pienamente resi conto a causa delle grandi dimensioni delle rocce, che sono fortemente eloquenti. Qualunque sia la natura di queste forme essa è comunque molto affascinate e suggestiva, la visita ai megaliti è un viaggio nel tempo, nello spazio e soprattutto nella bellezza incontaminata di una natura spettacolare dai mille volti diversi e dalle grandi e infinite distese panoramiche in cui l’occhio umano vola oltre il limite della roccia, della forma, del simbolo e della materia, per abbracciare la libertà piena ed edificante dello spirito. Un volo sopra i cieli dei cieli, un volo tra gli angeli, un volo con gli angeli, ove tutto ciò che è materia e carne è superato dalla bellezza dell’Amore Celeste, unico e vero amore a cui l’uomo è chiamato, unico e vero destino dell’uomo, unica realtà eterna, unica meta prevista e voluta da Dio per noi. Cogliamo in questo slancio verso il cielo il senso e la bellezza del distacco da tutto ciò che cattura e attacca alla terra e ci proiettiamo direttamente verso il nostro Creatore e Salvatore, a cui ci rivolgiamo per ringraziarlo del grande dono della vera fecondità, quella dello Spirito che salva e ci fa figli di Dio nel Figlio Gesù. Queste pietre testimoniano allora quanto cammino Dio ci ha permesso di compiere nella storia della nostra civiltà facendoci traghettare dall’adorazione del vano alla contemplazione del Vero, da un destino di morte e dolore, a un destino di salvezza, vita e felicità. Esse testimoniano come per mezzo della misericordia Divina, della bontà del Creatore e dell’amore del Signore noi siamo stati distolti da un cammino di perdizione per essere orientati verso il cammino dell’amore vero ed eterno, quello vissuto nella piena comunione con Dio.
Capo d’Orlando, 19/02/2013
Dario Sirna.