MADONIE – DA PIANO BATTAGLIA VERSO LA QUACELLA PASSANDO DA PIZZO MUFARA
Il nostro cammino nel complesso roccioso delle Madonie si arricchisce oggi di un nuovo segmento. |
L’anno scorso durante un’escursione alla Quacella abbiamo documentato la risalita del Monte Mufara e l’attraversamento delle bellissime creste che si sviluppano in direzione del Monte San Salvatore. Esaltati dalla precedente esperienza, anche quest’anno abbiamo cercato di ripetere tale cammino con lo scopo di aggiungere alle precedenti immagini tutti gli aspetti che in quell’occasione ci erano sfuggiti.
La documentazione di un posto non può mai concludersi con la prima visita escursionistica, per avere un quadro esaustivo dell’ambiente visitato è bene ritornarvi più volte. Si scoprono così tutti i particolari che erano passati inosservati. La nostra modesta spedizione ci ha consentito di godere nuovamente di uno degli spettacoli più grandiosi della natura Siciliana, il cammino sulle guglie delle Madonie.
A differenza del massiccio del Carbonara, il Monte Mufara e la Quacella propongono un’ambientazione paesaggistica completamente differente. Mentre Sul Pizzo Carbonara il paesaggio si allunga verso l’infinito con lo slancio acquisito da una rampa di volo proiettata verso le altezze del cielo, sul Mufara questo effetto è contrastato e, allo stesso tempo completato, dall’emozione generata da vedute vertiginose. Il Mufara, e ancor più la Quacella, stimolano nel cuore tutte quelle sensazioni che sono connesse al brivido dell’equilibrio instabile, al vuoto, agli strapiombi che si innalzano con violenza e precarietà su profondissimi baratri. Da questo punto di vista questo versante delle Madonie è unico ed emotivamente eccezionale.
Quello che visto da lontano sembra un massiccio compatto e prismatico, da vicino si trasforma in una catena montuosa allungata con una dorsale accentuata. La sommità di questa catena culmina in vette appuntite e lateralmente schiacciate, disposte su una linea allungata che le collega insieme per formare un treno di strapiombi bidimensionale con asse longitudinale lungo la direttrice nord sud. Questo significa che le montagne presentano in realtà due soli versanti opposti, allineati all’asse, aventi strapiombi altissimi uniti tra di loro dalla linea di colmo, come in un tetto a doppia falda ad elevate pendenze. L’unico posto in cui può svolgersi il cammino è proprio tale linea di colmo. Essa si snoda nell’aria come una corda tesa nel vuoto dello spazio aereo siciliano, dominando vertiginosamente tutto il paesaggio.
Da tale posizione nulla può essere nascosto all’occhio dell’uomo, che si ritrova così a perdersi all’interno di una immensità senza limite, come se si camminasse su un pavimento di cristallo trasparente che permette al campo ottico di estendersi sia sotto che sopra di esso, in una prospettiva ad angolo giro. Semplicemente straordinario e grandioso, un’esperienza che lascia senza parole e che riempie l’anima e il cuore di emozioni che non possono essere né descritte né trasferite ad altri se non vivendole di persona sul posto.
Va precisato che l’escursione fin sul pizzo del Mufara, a parte le difficoltà fisiche connesse al superamento di tratti estremamente pendenti, non richiede un impegno eccessivo. Diversamente, andando verso la Quacella e, sulle creste di quest’ultima, il cammino diventa talmente rischioso che non ci sentiamo di incoraggiare nessuno, se non gli appassionati più esperti. Segnaliamo al riguardo che in alcuni tratti il percorso è aiutato da funi di acciaio, come in una via ferrata.
Queste bellissime vette hanno il grande pregio di annullare completamente il distacco esistente tra Cielo e Terra, un distacco, si intende, non tanto fisico quanto spirituale, come se ad un tratto la vita terrena rivelasse il suo aspetto celeste e come se il Paradiso mostrasse qui il suo volto terreno. Si comprende infatti che non esiste nessuna separazione tra questi due mondi e che essi sono parte di un’unica realtà la cui essenza fondamentale è l’Amore. Pensando al Paradiso ci viene spontaneo associarlo agli angeli e alla perfezione, pensando alla terra è invece scontato pensare ai nostri limiti. Entrambe le realtà sono chiamate allo stesso unico destino: vivere insieme al Signore godendo della sua infinita, ineguagliabile e impagabile bellezza. Il nostro cammino si trasforma così in desiderio di purezza e di amore, ossia in desiderio di Dio.
Capo d’Orlando, 21/03/2014
Dario Sirna
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