MADONIE – GALAVERNA

DA PIANO BATTAGLIA VERSO PIZZO CARBONARA

Dopo le abbondanti nevicate della settimana passata, visti gli spettacolari effetti di galaverna riscontrati a Monte Soro, le ulteriori  copiose precipitazioni di martedì scorso ci hanno incoraggiati a spingerci selle vette delle Madonie. Il complesso roccioso delle Madonie si compone di numerose vette che sfiorano i 2.000 metri di quota.

La più alta di esse è Pizzo Carbonara che raggiunge l’altezza di 1.979 m. slm.. Scopo della nostra escursione era arrivare su tale vetta partendo a piedi da Piano Battaglia al fine di documentare la bellezza paesaggistica e naturale di questi luoghi in presenza di neve fresca. Per questo motivo, considerato che le previsioni meteo davano un imminente cambio circolatorio con l’instaurazione di correnti di scirocco, abbiamo tentato di realizzare questo programma il giorno dopo della fine delle nevicate e cioè ieri. Nel caso della neve la tempestività è obbligatoria se si vuole cogliere la massima espressione del paesaggio. La delicatezza e fragilità di questo agente atmosferico è ben nota, basta un raggio di sole prolungato o un vento troppo teso per far scomparire in un attimo sia la neve che la galaverna dai rami degli alberi, con un’immediata trasformazione del paesaggio. Ovvio che ciò non pregiudica lo spettacolo offerto da un manto nevoso alto, esteso e consistente, ma rovina inevitabilmente la meraviglia offerta dall’innevamento della vegetazione. Arrivati a Piano Battaglia il manto nevoso si presentava intatto, immacolato, compatto, soffice e invitante. La sua altezza superava abbondantemente i 60 cm. Il paesaggio era caratterizzato dalla presenza di una galaverna leggera ma estesa a tutta la vegetazione, con un effetto delicato e molto raffinato. Le punte argentate dei faggi attraversate dai raggi solari brillavano come cristalli trasparenti e luminosi diffondendo il loro splendore in tutta la conca. Incoraggiati da un timidissimo sole che si divideva il dominio del cielo con banchi scomposti di nebbia, attrezzati di ciaspole e macchine fotografiche ci siamo lanciati nell’impresa. Viste le condizioni piuttosto incerte del tempo, invece di muoverci sui sentieri tracciati, invogliati dalla stabilità del manto nevoso, abbiamo deciso di raggiungere immediatamente la quota più alta  del massiccio che si trova sul fianco nord della conca di piano Battaglia, in modo da guadagnare prima possibile una posizione panoramica e in modo da portarci repentinamente nella zona più innevata, ove si trovano le espressioni   più alte del paesaggio. Durante il breve tratto di salita affrontato abbiamo constatato come nel giro di qualche centinaio di metri di salita l’effetto della galaverna diventasse sempre più preponderante. Sfortunatamente per noi e soprattutto per la documentazione fotografica da produrre col trascorrere del tempo i banchi di nebbia hanno assunto una frequenza sempre più alta e una consistenza sempre più fitta, fino a impedire completamente ai raggi solari di raggiungerci e di illuminare il paesaggio. Arrivati  sulla vetta ci siamo ritrovati completamente immersi in una nebbia persistente e con visibilità ridotta a meno di dieci metri. Il prolungarsi di questa condizione meteo ci ha costretti con grande rammarico  a fermarci e a rinunciare al proseguimento dell’escursione. Ovviamente il  cammino può essere ripetuto in qualsiasi momento senza grandi perdite, ma lo spettacolo visto non può essere recuperato più.  L’elevata densità della nebbia ci impediva di scattare fotografie che potessero dare giusto merito a quanto la natura in quel momento ci stava mostrando. La bellezza della galaverna era indescrivibile, essa avvolgeva rami, alberi, massi pietre e ogni oggetto con non era stato sepolto sotto la spessa coltre di neve. Sui rami e sui tronchi degli alberi formava delle vere e proprie lastre di ghiaccio compatte, spesse e lunghe anche oltre mezzo metro. Questo pesante mantello di gelo imprigionava rami grossi e rami piccoli nella sua gelida morsa, legandoli tra di loro e rendendo gli alberi quasi delle strutture monolitiche. Lo strato di ghiaccio si modellava sulle fronde esterne chiudendo tutti gli spazi vuoti e formando delle sculture simili a igloo. I rami delle cime, piegati dal peso del ghiaccio e ancorati tra di loro dalla forza della galaverna si inarcavano abbassandosi verso il suolo fino a poggiare sul manto nevoso. Questo effetto creava sotto l’albero un vano circolare vuoto circondato da una parete sferica ghiacciata, formata da rami di tutte le misure cementati tra di loro dalla forza solida del ghiaccio. Un effetto davvero sorprendente! L’altezza della neve superava abbondantemente il metro e nei punti di accumulo alimentati dal vento raggiungeva altezze ben più importanti. Degli alberi più piccoli emergevano solo le cime delle fronde più alte, mentre tutto il resto della pianta era completamente nascosto sotto la coltre di neve. Il paesaggio aveva tutte le sembianze tipiche di un’area polare. Le dimensioni ridotte degli alberi e l’eccessivo congelamento creavano un’atmosfera surreale e impensabile per le nostre latitudini. Ogni singolo rametto di  faggio era stato trasformato dalla galaverna in una  preziosa scultura, bella quanto un albero di corallo. Camminare in mezzo a queste macchie di vegetazione soffocate dalla neve e avvolte dal gelo, aventi la forma di grandi praterie di corallo, dava la strana impressione di trovarsi all’interno di una barriera corallina bianca. Abbiamo ammirato con grande stupore le meraviglie di questo spettacolo e lo abbiamo anche documentato come si evince dalla galleria fotografica annessa, ma certamente a causa della pessima visibilità non abbiamo potuto cogliere la sua espressione più alta, quella fornita dalla nitidezza dell’aria e dalla bellezza del contrasto di colore con il blu del cielo di alta montagna. Siamo certi che le foto scattate avrebbero potuto esprimere al meglio le meraviglie viste se le condizioni ambientali della luce e del cielo lo avessero permesso. Comunque, nonostante ciò riteniamo di avere assistito ad uno degli spettacoli più belli donatici dal Creatore in fatto di freddo e neve. Come già detto in altri articoli, la neve e il gelo sono mattoni sapientemente e magistralmente utilizzati dal creatore per dare espressione alla bellezza. Qui l’effetto era veramente sublime e inimitabile, qualcosa di straordinario e di unico. Esistono luoghi e giardini in cui la bellezza del creato rispecchia in modo evidente la bellezza di Dio, sulle vette delle Madonie i giardini di gelo della galaverna ne sono una visibile dimostrazione, una manifestazione indiscutibile del grande amore riversato da Dio su ciascuno di noi.

Capo d’Orlando, 30/01/2014

Dario Sirna

 

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