SALMO 148
Buongiorno a tutti,
luce sul cammino di oggi sono le parole del Salmo 148, di seguito riportato:
Lodate il Signore dai cieli, *
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, *
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
Lodatelo, sole e luna, *
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
Lodatelo, cieli dei cieli, *
voi acque al di sopra dei cieli.
Lodino tutti il nome del Signore, *
perché egli disse e furono creati.
Li ha stabiliti per sempre, *
ha posto una legge che non passa.
Lodate il Signore dalla terra, *
mostri marini e voi tutti abissi,
fuoco e grandine, neve e nebbia, *
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,
monti e voi tutte, colline, *
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
voi fiere e tutte le bestie, *
rettili e uccelli alati.
I re della terra e i popoli tutti, *
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le fanciulle, †
i vecchi insieme ai bambini *
lodino il nome del Signore:
perché solo il suo nome è sublime, †
la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. *
Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
È canto di lode per tutti i suoi fedeli, *
per i figli di Israele, popolo che egli ama.
Il Salmo ci introduce nella creazione esaltando la mani di Dio in tutte le sue opere. Il Salmista si rivolge sia agli esseri viventi che alle cose inanimate per invitare entrambi a lodare il Creatore. La lode parte dal cielo e scende alla terra passando attraverso tutte le realtà intermedie. L’elenco dettagliato, di tutto ciò che compone il creato, fatto dal Salmista, esce dal suo cuore per comunicare al nostro cuore la bellezza e l’amore di Dio. Il Salmista ci invita così a cercare e ammirare l’impronta di Dio su ogni essere del cielo e della terra. Spesso la nostra vita si svolge con un ritmo così frenetico e veloce da non lasciare tempo alla contemplazione. La contemplazione è invece uno degli aspetti più importanti del vivere quotidiano. I nostri giorni passano, accumulando anni e vite intere, senza neanche renderci conto di tutto quanto esiste intorno a noi. I nostri pensieri sono troppo impegnati a ripiegarsi sul nostro io e a non dare spazio né ai nostri fratelli, né al resto del mondo e del creato, né a Dio. La voce di Dio si innalza verso di noi e verso il cielo nel canto di lode che tutto il creato all’unisono, come in un concerto cosmico, senza mai fermarsi eleva al Creatore. Ogni cosa creata è una meraviglia di Dio che ci parla del Creatore mettendo in evidenza il suo amore e i prodigi della sua bellezza e della sua potenza. Il cosmo è uno spettacolo vivente che ha avuto inizio con l’istante zero in cui Dio tutto ha pensato e che continua regolarmente a svolgersi e ad andare avanti senza sosta alcuna. Di questo spettacolo noi siamo sia spettatori che protagonisti e il nostro ruolo di protagonisti diventa sempre più grande quanto più noi ci facciamo attenti spettatori di tutto ciò che Dio muove e fa sussistere. Essere spettatori vuol dire, infatti, entrare in diretta relazione con il creato attraverso la contemplazione divina dello stesso. Contemplare Dio in tutto ciò che canta il suo amore e la sua bellezza ci aiuta a crescere nella conoscenza di Dio e ad approfondire gli infiniti spazi del suo amore. Quando questo amore contemplativo riesce a divorare le nostre anime esso accende in noi un incendio indomabile che va ad alimentare la lode di Dio non solo attraverso la contemplazione pura, ma, altresì, attraverso la fiamma della preghiera e la scintilla delle opere. All’amore non si può resistere, esso è una travolgente piena che sgorga dal costato ferito di Cristo per travolgere nell’impeto inarrestabile dei suoi flutti tutto quanto esiste. Navigare le acque dolci e di questo stupendo corso d’acqua e lasciarsi trasportare dalle loro fitte e travolgenti correnti significa abbandonarsi totalmente nelle luminose vie che conducono a Dio. Il cosmo è un groviglio di infiniti sentieri e di altrettanti cammini che narrano e comunicano Dio e mentre ciò fanno, ci trasportano in Lui. Non c’è spazio e non c’è essere del mondo e del cosmo intero, per quanto esso possa sembrare spregevole, ripugnante e cattivo, che non abbia in sé un significato superiore, che va riferito a Dio. Tutto canta il suo amore perché tutto quanto si trova in sua presenza non può che riflettere la luce da Lui trasmessa. Se gli occhi della nostra anima fossero veramente aperti e osservassero con attenzione tutta la luce proveniente dal creato, l’anima stessa resterebbe folgorata dalla visione, seppure indiretta, di un Dio straordinariamente bello e buono. Se la contemplazione si svolge su queste vie, essa non ci fa correre il rischio di perderci negli strumenti che la stimolano, perché essa stessa ci allontana dall’effimero per guidarci verso l’eterno. D’altra parte la caducità delle cose terrene è un bene voluto da Dio per indurci ad attaccare il nostro cuore solo alle cose che restano e non a quelle che passano. Nel grande concerto dello spettacolo cosmico ogni elemento del creato suona come uno strumento musicale emettendo una melodia che annunzia e conduce a Dio. Queste note una volta emesse viaggiano in eterno nello spazio e nel tempo diffondendosi e riempiendo tutto l’universo. Noi non dobbiamo fissare lo sguardo e l’orecchio sullo strumento musicale che le ha emesse, perché esso o prima o poi sarà distrutto dalla ruggine, ma sulle note trasmesse, le quali, cantando Dio, ci conducono direttamente a Lui, in una dimensione temporale eterna e senza fine.
Capo d’Orlando, 02/10/2012
Dario Sirna