LUCA 4, 14 – 22
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino odierno è orientato dai seguenti versi del Vangelo di Luca:
“ 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19a proclamare l’anno di grazia del Signore.
20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». ”
Cosa ci insegna questo brano del Vangelo? Ci insegna che di fronte alla novità di Cristo non possiamo restare fermi e ancorati alle nostre convinzioni, ma dobbiamo evolverci, rinnovarci, lasciarci coinvolgere, guidare, istruire. Quando un nostro amico improvvisamente da peccatore convinto e perseverante decide di convertirsi e di cambiare vita, volendo con questo imitare e seguire l’amore di Cristo, è giusto continuarlo a considerare e a pensare per come egli ha vissuto il suo passato? La nostra cattiva considerazione di lui non dovrebbe forse morire per lasciare spazio alla novità introdotta dal desiderio di santità manifestato dal nostro amico? Il Vangelo di oggi ci mostra chiaramente che nell’amicizia, e più che nell’amicizia nella conoscenza, la nostra forma mentale è troppo assoggettata al peso dell’inerzia. Un peso che difficilmente ci permette di rinnovarci e di accogliere nel cuore le novità annunciateci dal Signore. Questa inerzia spirituale e mentale è molto grave perché essa penalizza direttamente e indirettamente il nostro rapporto con Dio. Nel rapporto diretto con il Signore essa non ci permette di guardare al nostro Dio con un occhio di novità che significa crescita nella via dell’amore. Cristo non è un traguardo fisso, ma un traguardo mobile, un traguardo che una volta raggiunto apre alla nostra mente e al nostro cuore novità più grandi e impensabili, novità che richiedono nuovi sforzi spirituali e mentali, novità che ci permettono di aggiungere nuove posizioni nella scalata della vetta dell’amore. La nostra gioia consiste nello scoprire che raggiunta una meta, davanti ad essa se scorge una ancora più bella, una meta che ci attrae fortemente e che nel contempo ci chiede nuovo impegno e nuova apertura. Come quando si fa un’escursione nella natura e raggiunta una vetta dietro di essa se scoprono altre più alte e più belle, che aspettano solo di essere scoperte. La fede è un cammino che impegna tutta la nostra vita fino all’ultimo istante di essa, un cammino fatto di piccole conquiste quotidiane, davanti alle quali si aprono orizzonti nuovi e sempre più interessanti e affascinati. La novità dello Spirito annunciata da Cristo ci invita a spogliarci continuamente dell’uomo indossato il giorno precedente per rivestirci ogni giorno delle infinite novità offerteci dal Signore. In questo brano del Vangelo il Signore, con il suo atteggiamento, cerca di far comprendere ai suoi paesani la necessità di porsi di fronte a Lui con uno spirito nuovo e sempre vivo. La stessa cosa viene chiesta a noi nel nostro incontro quotidiano con Cristo e nel nostro incontro quotidiano con i nostri fratelli. Il nostro amore per Gesù non significa dunque possesso, Egli non è un bene nelle nostre mani, uno strumento di nostra proprietà per esaudire i nostri desideri e le nostre pazzie. Il nostro amore per Gesù significa, invece, crescita, cammino, fiducia totale in Dio, affidamento alle novità annunciate dalla sua Parola e accoglienza piena dello Spirito Santo, il quale ci rende proprietà assoluta di Dio e quindi suo strumento, suo mezzo, suo servizio.
Capo d’Orlando, 10/01/2015
Dario Sirna.