SALMO 58
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi si sviluppa sul percorso indicato dalle seguenti parole del Salmo 58:
Liberami dai nemici, mio Dio,
difendimi dai miei aggressori.
Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.
Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me congiurano i potenti.
Non c’è delitto in me, non c’è peccato, Signore;
senza mia colpa accorrono e si schierano.
Svégliati, vienimi incontro e guarda.
Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele,
alzati a punire tutte le genti;
non avere pietà dei perfidi traditori.
Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città.
Eccoli, la bava alla bocca;
le loro labbra sono spade.
Dicono: «Chi ci ascolta?».
Ma tu, Signore, ridi di loro,
ti fai beffe di tutte le genti.
Io veglio per te, mia forza,
perché Dio è la mia difesa.
Il mio Dio mi preceda con il suo amore;
Dio mi farà guardare dall’alto i miei nemici.
Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi;
disperdili con la tua potenza e abbattili,
Signore, nostro scudo.
Peccato della loro bocca è la parola delle loro labbra;
essi cadono nel laccio del loro orgoglio,
per le bestemmie e le menzogne che pronunciano.
Annientali con furore,
annientali e più non esistano,
e sappiano che Dio governa in Giacobbe,
sino ai confini della terra.
Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città;
ecco, vagano in cerca di cibo,
ringhiano se non possono saziarsi.
Ma io canterò la tua forza,
esalterò la tua fedeltà al mattino,
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno della mia angoscia.
O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
Dio della mia fedeltà.
Il Salmista ci pone di fronte alla dura realtà dell’ingiustizia che si abbatte senza pietà sull’uomo retto ed innocente, colpendolo brutalmente nel cuore e nella vita. Il problema è grave ed attuale più che mai. Essere innocenti, contrariamente a quanto la logica umana ci porta a pensare, non ci sottrae dal male degli empi. Troppo spesso noi siamo portati a collegare il male ricevuto alle colpe commesse, secondo una logica tipica dell’A.T, basata sulla legge della retribuzione. In tal senso siamo propensi a giustificare il male ricevuto in cambio delle colpe commesse, considerandolo come una giusta punizione per le cattive azione compiute. Di fronte invece al male subito senza colpa il nostro cuore reagisce prontamente percependo l’offesa ricevuta come una insopportabile ingiustizia. Il Salmista affronta proprio tale argomento e ci mostra la via da seguire di fronte a tale inevitabile situazione. Egli, contrariamente a quanto noi tutti uomini siamo naturalmente portati a fare, di fronte al male subito non reagisce con la vendetta, ma continua a mantenersi innocente, a rifiutare il male, anche se questo trova la sua giustificazione nella difesa della propria vita. Ciò non significa che egli subisce passivamente tutto il dolore che gli viene riversato addosso, né tanto meno che evadere è la soluzione alternativa. La fuga, infatti, costringerebbe l’uomo a isolarsi dal resto del mondo e a non poter stabilire mai nessuna dimora e nessuna relazione. La soluzione propostaci dal Salmista è Dio. L’aiuto divino viene visto infatti dall’Orante come l’unica via di uscita di fronte alla realtà pressante e inevitabile del male. Scegliere di vivere la via dell’amore, indicataci da Dio e insegnataci da Cristo Gesù, non significa essere esenti da sofferenze e dolori. Fino a quanto, infatti, Dio non sarà “tutto in tutti”, l’amore verrà continuamente offeso dal male e il dolore colpirà con forza coloro che vivono proiettati verso il Paradiso. Quando il male scomparirà dalla vita di ogni persona, e Dio sarà tutto in ogni essere vivente, allora anche le sofferenze e il dolore scompariranno per sempre dalla vita dell’uomo. Il problema non è, dunque, di Dio, ma nostro. Siamo noi che, contrariamente a quanto ci propone il Salmista, non riponiamo la nostra difesa in Dio, ma facciamo immediatamente ricorso alle nostre cattive forze per liberarci dal male. Ma che capacità abbiamo noi di sconfiggere il male senza l’aiuto di Dio? Nessuna, perché l’unica arma che libera dal male è l’amore, il quale risiede in pienezza solo in Dio. Il male più grande che possa capitare all’uomo nel suo pellegrinaggio terreno è quello di eliminare Dio dalla sua vita. Dio risiede nell’Amore e vivere di Dio, in Dio e con Dio, significa vivere solo ed esclusivamente di Amore. Ciò ci impone di rifiutare sempre il male, ad ogni costo, anche quando esso ci offende duramente e ci istiga alla vendetta. Rifiutando la vendetta, rifiutiamo il male e rifiutando il male restiamo in Dio, ossia nel suo Amore. Questo è l’obiettivo principale della vita dell’uomo e ogni altra attenzione è solo una distrazione che ci vuole distogliere dal perseguimento di tale meta. Gli empi attaccano l’Amore perché vogliono distogliere le anime dal desiderio di essere tutte di Dio. Rispondere alle loro provocazioni significare fare il loro gioco, ricorrere a Dio, significa, invece, credere in Lui ed avere assicurata la salvezza. Il Salmista ci mostra anche un altro aspetto tipico della mentalità umana, quello di attribuire a Dio il consenso delle azioni degli empi, come se Dio dormisse di fronte alle ingiustizie commesse a danno dei deboli, permettendole con un tacito assenso. Questa valutazione del comportamento di Dio di fronte al male è una crudelissima bestemmia contro lo Spirito Santo, bestemmia che offende l’Amore ritenendolo capace di accettare il male. In Dio esiste solo l’Amore, testimonianza ne è il dono della vita fattoci da Gesù Cristo. Contrariamente a quanto noi uomini siamo soliti pensare, a tal riguardo il Salmista ci fa vedere come Dio anche dalle situazioni di male più cruento riesce a trarre sempre il bene per l’uomo. Dio, infatti, non solo annienta il male ma, affrontandolo con l’Amore, ricava da tutte le situazioni negative da esso generate un bene più grande che consiste in una perenne crescita nell’amore e in una continua conversione dei cuori.
Capo d’Orlando 03/01/2013
Dario Sirna