“LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”

LUCA  21, 29-33

Buongiorno a tutti,

oggi il nostro cammino riceve le energie necessarie al suo svolgimento dai seguenti versi del Vangelo di Luca:

“ 29E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: 30quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. 31Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”

Qual è il nostro problema: sapere quando arriveranno le catastrofi cosmiche dell’Apocalisse o entrare nel Regno dei Cieli? La domanda non è banale, ma fondamentale, ciò ce lo fa comprendere chiaramente il testo del Vangelo di oggi. La domanda dei discepoli sull’ora della fine infastidisce Gesù perché ancora una volta rivela ai suoi occhi l’immaturità della fede umana. A cosa ci serve conoscere il giorno della Parusia o il segno che ne indica il suo arrivo? Il Signore ci invita guardare alla sua prima venuta e ad accogliere già da essa l’avvento del Regno dei Cieli. Conoscere l’ora della fine dei tempi  non serve perché non è certamente quella l’ora della conversione, né tanto meno ha significato e decenza un ragionamento in cui si posticipa la conversione a tale momento, come se all’uomo venisse concessa la “grazia” di vivere nel peccato del mondo fino a tale termine e di doversi convertire prima di tale scadenza. Certamente è triste vedere il cuore umano turbarsi per tali motivazioni e restare del tutto indifferente all’invito all’amore cui Cristo ci chiama da subito. La nostra conversione può veramente essere tale solo perché frutto di paura? No certamente. Occorre leggere nelle parole di Cristo il desiderio di comunione e di amore di un Dio innamorato di ciascun uomo della Terra, di un Dio che vuole condurre nella gioia del suo Paradiso d’amore ogni creatura umana, di un Dio che per salvare dall’odio e dalla cattiveria ogni singolo individuo è disposto a farsi uomo, a rendersi vicino all’uomo per prendere su di sé tutte le difficoltà e le miserie dell’uomo e sanarle definitivamente. La vita di ogni uomo è una generazione superata la quale per quell’uomo non ci sarà più il tempo della conversione, non ci sarà più la possibilità della salvezza, non ci sarà più l’opportunità di entrare nel regno di Dio, non ci sarà più la grazia della scelta di stare con Cristo e di essere da Lui salvato in eterno. A cosa serve conoscere quando finirà il  mondo se per ogni uomo la sua morte segna già la fine di questo tempo di grazia? Serve invece sapere che i giorni delle vita terrena sono giorni illuminati dalla grazia del Cristo Risorto, giorni in cui l’uomo può guadagnarsi l’eternità a dispetto di ogni Parusia, a dispetto di ogni Apocalisse, a dispetto di ogni catastrofe cosmica che può cancellare l’Universo intero. La Parola di Cristo, ricevuta da ogni uomo già nel tempo presente è il Regno dei Cieli, essa è infatti quel luogo ove già da questa Terra l’uomo può incontrare Dio, accoglierlo nella sua vita e garantirsi l’eternità. Serve a ben poco conoscere la fine dei tempi per chi da tale fine non sarà toccato. Ciò sarà possibile per tutti coloro che avranno convertito il loro cuore alla Parola di salvezza del Vangelo. Serve invece sapere che la fine dei tempi ci sarà e che essa porterà come conseguenza nella vita degli eletti l’adempimento pieno e completo delle promesse del Signore, ossia la risurrezione dei corpi e l’introduzione definitiva degli eletti nella gloria del Paradiso. Da quel momento in poi non ci sarà più spazio per l’iniquità, per la cattiveria e per la malvagità. L’uomo potrà vivere la sua scelta nella pace conquistata, assicurata e garantita dal nostro Redentore. Occorre dunque accogliere immediatamente l’opportunità della salvezza e cominciare da subito a vivere l’amore.

Capo d’Orlando, 29/11/2013

Dario Sirna.

 

 

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