GROTTA COLONNA
Questa escursione si svolge sulle pendici sud delle Rocche del Crasto, al di sotto della Strada Provinciale che collega Frazzanò con Longi, nella parete nord della Stretta di Longi. E’ un’escursione molto interessante e molto impegnativa. Richiede parecchie ore e si svolge su pendii ripidissimi che frequentemente si trasformano in strapiombi rocciosi altissimi e lisci. |
Lasciamo la macchina in prossimità di passo della Zita e con lo zaino alle spalle e la macchina fotografica a tracolla ci tuffiamo in questi dirupi. Sono le 7,00 del mattino, la giornata e splendida e l’aria nitida. L’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere è una grande grotta avvistata su uno strapiombo, durante l’escursione effettuata all’interno della Stretta, oltre la cascata. Non conosciamo il percorso che conduce al nostro obiettivo, né assumendo informazioni, è stato possibile attingere qualche notizia in più. In realtà non sappiamo neanche se esista un tale percorso e osservando con attenzione il territorio circostante acquisiamo la consapevolezza di doverci muovere a tentoni, in un tragitto tutto nostro, da immaginare e realizzare al momento in base alle difficoltà e agli ostacoli incontrati e da superare. Ciò rende l’escursione molto più avventurosa, ma anche molto più stancante. Considerato che l’obiettivo prefissato è invisibile dalla posizione di partenza, in quanto risiede nelle rocche che stanno sotto i nostri piedi, non avendo un percorso da seguire dobbiamo prendere dei punti di riferimento. Ci ricordiamo che durante la perlustrazione della Stretta, all’avvistamento della grotta corrispondeva sull’opposto versante, il pendio di Pizzo Scalì, un costone roccioso di particolare bellezza e forma. Non avendo nel nostro campo visivo frontale altro che il territorio di Galati Mamertino, cerchiamo di avvistare tale punto di riferimento e trovatolo ci muoviamo tenendolo sempre sotto osservazione. Il pendio che percorriamo è ripidissimo ed è caratterizzato prevalentemente da ampelodesma, euforbie e rocce. La natura della vallata è spettacolare per bellezza propria e paesaggistica. Lo sguardo in basso precipita violentemente nel baratro della Stretta, di cui osserviamo dall’alto tutto il sinuoso e selvaggio percorso. In alto invece il paesaggio frontale è dominato dal territorio di Galati Mamertino. Sopra il Pizzo Scalì si distende l’abitato del centro, alle spalle del paese, invece, si innalzano verdissime montagne, ricoperte di fitti boschi di castagno, quercia, rovere, e faggio sulle sommità più alte. Ad ovest la falda della Serra del Re si spinge fino alla sponda interna della Stretta, ove, nell’abbraccio del fiume, si incontra con le pendici sud del massiccio roccioso delle Rocche del Crasto. Su queste pendici, poco sotto la quota di media altezza, arroccato sopra un precipizio, il comune di Longi, domina incontrastato tutta la strettissima vallata. Nella luce levantina del mattino un raggio di sole illumina l’abitato, conferendogli una maggiore rilevanza. Sopra il paese si ergono le alte pareti rocciose delle Rocche. Questi elementi paesaggistici fanno da meravigliosa cornice al contesto naturalistico che ci appropinquiamo ad esplorare. Scendere in mezzo alle erbe alte e sul ripido costone è davvero impegnativo e a tratti molto pericoloso. Spesso ci ritroviamo sulla cima di alti strapiombi rocciosi che si sviluppano al di sotto dei nostri piedi. Per superarli siamo costretti ad aggirarli, risalendo il pendio e tentando da altre vie, che individuiamo lungo il percorso. Le rocce hanno un meraviglioso e intenso colore aragosta, che sfuma spesso nell’arancio, nel grigio, nell’albicocca. In mezzo a queste enormi pareti variegate i colori accesi delle rocce sono ravvivati ed esaltati da strisce verticali nere. Alla base degli strapiombi, in diversi punti troviamo varie incavature nella roccia. Alcune di queste sono più grandi ed assumono la configurazione di grotte o caverne. Entriamo in esse e scattiamo delle foto. Gli ambienti sono molto aperti, presentandosi chiusi solo su tre lati e aperti sul lato frontale, quasi sempre molto esteso. Solo in pochi casi l’ingresso è veramente ristretto, assumendo la configurazione più di una apertura nella roccia che di una caverna. Tra queste piccole grotte ne visitiamo una un po’ più grande, al cui interno, protetto dalla montagna, cresce un albero di fico. È una tipica caverna alta nel suo colmo anche 4 metri, larga circa 10 metri e profonda circa 4 metri. Apparentemente sembra simile alla grotta che abbiamo intenzione di raggiungere, ma in effetti, facendo mente locale, ci rendiamo conto che la sua forma è molto diversa dalla grotta del nostro obiettivo. La visitiamo e proseguiamo in basso. Ci ritroviamo su un bellissimo strapiombo a guglie. Tra le guglie rocciose, crescono grandi cuscini di euforbie. Le loro forme perfettamente tondeggianti e armoniosamente collocate tra gli spuntoni rocciosi, ci danno l’impressione di essere entrati all’interno di un giardino roccioso orientale, diligentemente curato e ordinato nei dettagli, con la precisione di un giardiniere di grande professionalità, esperienza, gusto, e sapienza. I cespugli sembrano potati e curati con una cura e un amore veramente particolare. Ad accrescere ulteriormente la nostra meraviglia sono i colori forti delle foglie e dei rami. Lo stress vegetativo a cui tali arbusti in questo periodo dell’anno vanno incontro li porta a perdere la clorofilla e a colorarsi di intense tinte che virano dal giallo, all’arancio, al rosa, al rosso intenso. Il tutto in un contesto roccioso che dal grigio sfuma all’aragosta. Non possiamo che restare sorpresi e meravigliati di così tanta bellezza, in un posto impervio, selvaggio e inaccessibile come questo. Comprendiamo che nessuna mano umana sarebbe capace di realizzare una tale opera e che solo Dio può avere una grazia e una cura talmente efficaci da produrre tali risultati. E’ il grande Giardiniere del Mondo che qui ha piantato il suo orto di euforbie. Lasciamo il giardino e continuiamo a scendere tra le rocce sempre più ripide e inaccessibili. Improvvisamente alla nostra destra scorgiamo la grotta da noi cercata. Si presenta ai nostri occhi con un aspetto fortemente bucolico e rupestre, simile ad un incantevole presepe. È enorme, larga oltre 20 metri, alta oltre 6 metri e profonda anche 10 metri. La sua forma e la sua collocazione sono molto particolari. . Al suo interno un piccolo gregge di capre si riposa godendosi la frescura della caverna. Il pavimento è molto scosceso e ci sono pochi punti in piano. Le capre, perciò, sono disposte in varie posizioni distanti tra loro, andando ad occupare i posti disponibili. Avvertita la nostra presenza si spaventano e scompaiono nella grotta, nascondendosi dietro un muro roccioso, che sembra condurre ad una stanza chiusa. La presenza delle pecore ci conforta in quanto ci lascia sperare di poter trovare, nello strapiombo che ospita la grotta un passaggio anche per noi. Osservando con attenzione, troviamo a valle un piccolo sentiero tracciato proprio dagli animali per giungere al riparo. È molto difficoltoso e pericoloso, ma la voglia di entrare nella grotta è più forte e ci lascia vincere tutte le nostre paure. Ci avviciniamo con prudenza, scendendo parecchio e risalendo nuovamente sul pendio roccioso a pendenza quasi verticale. Per muoverci ci ancoriamo agli arbusti più saldi e agli spuntoni rocciosi. Le capre che nel frattempo erano uscite dal nascondiglio, vedendoci si impauriscono. Alcune di esse, sentendosi braccate si lanciano con grande velocità verso l’esterno. Rapidamente ci spostiamo sul bordo destro per restare all’esterno della loro traiettoria. Sono pericolosissime e inarrestabili. La manovra riesce bene e ci consente di risalire la parete rocciosa sul suo lato destro, mentre sul suo lato sinistro il gregge impaurito furiosamente fugge all’esterno. E’ una vera e propria arrampicata che in poco tempo ci porta all’interno della grande grotta. Lo scenario è unico e strabiliante. Le pareti interne sono di una bellezza spettacolare. I colori della roccia sono talmente accesi da sembrare artificiali. Sulla volta e sulle pareti laterali ci sono numerosi esempi di piccole stalattiti in formazione. Sembra di stare nel palchetto di un grande teatro sia per la posizione raggiunta, sia per la conformazione della grotta, sia per le scene che da questa posizione si possono ammirare. Con tante difficoltà ci muoviamo all’interno della grotta, perlustrandola interamente. Sulla parte destra, ove avevamo visto scomparire le capre, scopriamo l’esistenza di uno spazio nascosto da una parete rocciosa. Una grande stalagmite si alza dal pavimento, raggiunge la volta e si unisce a quest’ultima con un piccolissimo collegamento. Ci fermiamo per goderci la spettacolare natura di questo fantastico e selvaggio posto.
Vorremmo lodare e ringraziare Dio per il grande dono concessoci, ma, la nostra gioia è talmente grande che anche le parole più belle e grandi ci sembrano inadatte ad esprimere la nostra grande gioia., decidiamo allora di recitare un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria.
Poi ci torna in mente l’esistenza in zona di un’altra grotta, conosciuta col nome di grotta Colonna. Telefonicamente ci facciamo indicare da un amico del posto la sua posizione e scoprendo che si trova vicino a noi decidiamo di proseguire l’escursione per raggiungerla. Solitamente questa grotta viene raggiunta dal basso, percorrendo per un breve tratto la reggia trazzera che domina sulla stretta e deviando a monte in corrispondenza delle prime caverne. Noi invece ci troviamo in tutt’altra posizione, molto scomoda e difficile, ma l’entusiasmo della grotta appena visitata ci spinge ad andare avanti. Il percorso diventa sempre più difficile. I dirupi sono ricoperti da alta vegetazione erbacea e arbustiva, il terreno è molto scivoloso, il caldo e l’arsura ci opprimono. Facciamo grande fatica, ma andiamo avanti. Non sappiamo la posizione certa della grotta, né osservando la grande rocca ove essa ci è stata indicata vediamo indizi utili alla sua individuazione. Ci avviciniamo al grande costone roccioso e lo percorriamo dall’alto verso il basso, mantenendoci sempre in adiacenza alla roccia. Ancora una volta, questa gola con le sue spettacolari pareti rocciose e la sua selvaggia natura ci affascina, regalandoci nuove emozioni che ci accompagnano continuamente durante questa seconda fase. Ad un certo punto, in corrispondenza di una parete rocciosa completamente rivestita da una vigorosa edera rampicante notiamo alla base del costone delle colonne rocciose. Ci avviciniamo e scopriamo di essere arrivati all’ingresso della Grotta Colonna. Diciamo subito che il nome è errato perché qui ci sono almeno sei gruppi di grandi colonne, che con la loro imponente dimensione sembrano sorreggere il peso di tutta la montagna. La grotta è bellissima. Completamente diversa dalla precedente. Il suo ingresso è quasi invisibile, la sua altezza non supera i 2,5 metri, è molto buia. La camera interna è grande e profonda, ma si mantiene sempre bassa, è comunque calpestabile ad altezza di uomo, senza difficoltà neanche per giganti. La parte più interna finisce con un cunicolo stretto all’interno del quale non ci immettiamo perché siamo senza torce e il buio è pesto. Visitiamo la grotta ammirandone le sue meravigliose sculture, abilmente realizzate nei millenni dalla maestria dell’acqua, del calcare e della gravità. Anche i colori sono molto accesi e interessanti. Il pavimento è di terra e ciò ci lascia pensare che le sue fondamenta siano più basse e che si trovino sepolte sotto questo strato di terra trasportato all’interno dalle acque piovane. Nuovamente la bellezza di questa natura ci lascia senza parole e ci spinge a ringraziare con insistenza il Signore per il grande regalo donatoci. Dopo avere visitato la grotta decidiamo di continuare a scendere, e in pochi minuti ci ritroviamo sulla reggia trazzera. Nuove straordinarie immagini della stretta ci accompagnano fino alla fine dell’escursione che si conclude in località Paratore, sul fiume Fitalia, all’esterno della Stretta. Abbiamo ora la consapevolezza certissima che la Stretta di Longi è il più grande gioiello naturalistico della nostra zona, racchiudendo in se un insieme unico e concentrato di numerose e grandi bellezze.
Qui il Creatore ha voluto veramente strafare.
Capo d’Orlando, 26/05/2012
Dario Sirna