SALMO 41
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi si svolge sulla traccia segnata dal Salmo 41, di seguito riportato:
Come la cerva anela ai corsi d’acqua, *
così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: *
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono mio pane giorno e notte, *
mentre mi dicono sempre: «Dov’è il tuo Dio?».
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: †
attraverso la folla avanzavo tra i primi *
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia *
di una moltitudine in festa.
Perché ti rattristi, anima mia, *
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, *
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In me si abbatte l’anima mia; †
perciò di te mi ricordo *
dal paese del Giordano e dell’Ermon,
dal monte Mizar.
Un abisso chiama l’abisso
al fragore delle tue cascate; *
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia †
di notte per lui innalzo il mio canto: *
la mia preghiera al Dio vivente.
Dirò a Dio, mia difesa: †
«Perché mi hai dimenticato? *
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».
Per l’insulto dei miei avversari
sono infrante le mie ossa; *
essi dicono a me tutto il giorno:
«Dov’è il tuo Dio?».
Perché ti rattristi, anima mia, *
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, *
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Questo Salmo ci offre delle importanti vie di meditazione che ci consentono di comprendere il perché di tante nostre difficoltà nel cammino della vita. Il Salmista va subito al punto, egli ha ben focalizzato il motivo del suo disagio interiore e fisico, lo conosce bene in fondo perché ha vissuto in passato la sua meravigliosa esperienza con Dio, facendone grande tesoro. Ora si trova , invece, in grande difficoltà perché l’ambiente umano e geografico in cui le vicende del mondo lo hanno condotto non gli consente di potere vivere apertamente il suo rapporto con Dio. Egli, infatti, pur trovandosi in terra di Isdraele, è lontano da Sion, fuori da Gerusalemme, nei territori più pagani della sua nazione. Lontano dal Tempio egli si sente un esiliato costretto a vivere in mezzo a non credenti che non amano il Signore e che continuamente lo insultano, accusandolo di adorare un Dio inesistente. Al dolore della lontananza da casa si somma allora per il Salmista il dolore causato dalla degenerazione religiosa delle persone con cui è costretto a vivere. Per questo motivo nel suo cuore il desiderio di Dio diventa grande quanto la sete di una cerva in un deserto, sete che si trasforma in necessità impellente per l’anima. Ognuno di noi ha questa sete, ogni uomo nasce con il desiderio di Dio nel cuore, desiderio scritto dal Creatore e da Lui stesso alimentato. E’ questo desiderio, questa sete impellente che spinge ciascun uomo del mondo a liberasi del suo disagio interiore per arrivare alla felicità. Spesso però, nonostante i continui stimoli da parte di Dio e le sue costanti chiamate, noi confondiamo questo desideriamo con il desiderio di mondanità e, invece di avvicinarci a Dio, ci allontaniamo da Lui. E’ possibile, dunque, trascorrere un’esistenza intera alla continua ricerca di Dio senza, saperlo e senza capirlo, disorientati come siamo dalle tentazioni del maligno. L’insoddisfazione del cuore umano deriva proprio dalla sua incapacità di trovare un surrogato di Dio. Dio è insostituibile e niente e nessuno può offrire al nostro cuore la stabilità e l’amore di cui solo il Signore è capace. Per molti dunque la sete della vita, che altro non è che sete di Dio, resta tale fino a quando si continua a negare a Dio il diritto di essere ascoltato e creduto. Dio parla continuamente ai nostri cuori, ma spesso siamo noi che non ascoltiamo perché saturi di mille altre situazioni e cose. Nel nostro cuore c’è sempre posto per tutto, ma quando si tratta di Dio ogni ragione è giusta per non trovare tempo. Nell’anima, però resta insoddisfatto un desiderio profondo ed esistenziale, un desiderio che diventa sete, arsura e dolore. Spesso questo dolore viene vissuto senza averne piena coscienza delle cause che lo determinano, e questa è la situazione più grave, quella che non consente di trovare la via di uscita. Per il Salmista la sete di Dio è identica, anzi forse essa è ancora più grande della sete di chi non ha coscienza delle cause che rendono infelice il cuore, ma il problema è del tutto diverso. Egli ha sperimentato personalmente i giorni della comunione d’amore con Dio e tale esperienza, non è desiderio inconscio dell’anima, ma desiderio consapevole e volontario di Dio. Egli è determinato a riappropriarsi di tutte quelle condizioni che lo hanno reso felice in passato, ma è impedito dalle contrarietà del mondo a realizzarle. Il Suo grido sale allora a Dio, come il grido di un innamorato a cui è stata strappata la sua sposa. Il tema della lontananza forzata è il tema di questo patimento d’amore, da lui cantato nel Salmo. Tanti sono gli interrogativi che egli pone a se stesso come a voler fugare con il ricordo della fedeltà di Dio il brutto presentimento dell’abbandono. La lontananza da Dio, diventa, infatti per il Salmista esperienza di abbandono e di solitudine. Esperienza, comune a tutti gli esseri umani e vissuta in prima persona da Cristo sulla croce. Cristo vince l’abbandono con la forza dell’obbedienza all’amore. Egli si fa obbediente in tutto alla fedeltà del Padre e non si lascia scuotere dalle vicende brutali della sua condanna e della crocifissione, donandoci così con la sua testimonianza d’amore, confermata dalla Risurrezione, la speranza della nostra salvezza. E’ la stessa speranza a cui si attacca il Salmista per trovare sollievo da quella sete d’anima che solo Dio può colmare. Sulla croce Cristo porta in sè la sete di tutta l’umanità e vincendola con l’amore la estingue facendososi Egli stesso sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna, sorgente che tutti noi cerchiamo e a cui tutti possiamo attingere per dissetarci per sempre. Una sorgente inestinguibile che non cerca altro che dissetare tutti coloro che hanno sete. La buona notizia del Vangelo è che tale sorgente è in mezzo a noi, in cerca di noi per farci riconoscere assetati di essa e per estinguere la nostra sete.
Capo d’Orlando, 07/12/2012
Dario Sirna