CAMMINANDO SULLE SPONDE DEL LAGO
L’escursione di oggi si svolge al Lago Tre Arie, sulla catena dei Nebrodi, nel territorio del Comune di Tortrici, all’interno dell’area protetta del Parco Naturale dei Nebrodi. |
Il lago si trova ad una quota superiore ai 1.400 m. slm, per arrivarci siamo saliti dalla strada comunale che dal centro di Tortorici, passando per le contrade I Lombati e Batana, raggiunge la dorsale dei Nebrodi, a cui si allaccia nelle vicinanze del bivio per il laghetto Pisciotto. Percorrendo la dorsale in direzione Palermo, si sale fino ad arrivare alla Portella Dagara, qui esiste, sulla sinistra, una deviazione che conduce direttamente al lago Tre Arie. La giornata è bellissima, calda, estiva, soleggiata, il cielo sereno, l’aria incontaminata. Lungo il percorso incontriamo solo 2 o tre fuoristrada di pastori. Tutta questa zona, infatti, nel periodo estivo e autunnale ospita numeri greggi e tantissime mandrie, qui condotti per la presenza di vastissime aree destinate a pascolo. Salendo incontriamo anche qualche campo di grano con la messe quasi matura. Anticamente quasi tutte le aree scoperte erano coltivate a grano, oggi, a causa dei costi insostenibili dell’agricoltura, tale coltura è stata abbandonata del tutto, resta attivo solo qualche piccolo appezzamento per uso proprio. Arrivati alla Portella Dagara, deviamo a sinistra, percorrendo un sentiero che si mantiene in quota fino alla Portella Tre Arie, da questa Portella accediamo alla valle del Tre Arie, sul fondo della quale si trova il Lago omonimo. La Portella, come tutte le portelle, ci offre un paesaggio eccellente. Guardando a Sud la valle degrada nel Lago, alle cui spalle si innalza il Monte Tre Arie, sovrastato dal grande cono Vulcanico dell’Etna. Guardando a Nord, invece, la sequenza dei rilievi, degradando verso la costa, sfuma nello sfondo azzurro del Tirreno, da cui emergono le sagome coniche delle Eolie. In questo periodo dell’anno la persistente siccità e il caldo sempre più intenso fanno ingiallire i prati, creando nel paesaggio delle sfumature che passano dal verde tenue delle aree più umide al giallo secco delle aree più aride e rocciose. Col trascorrere dell’estate, nei prati il giallo diventa sempre più dominante e se non fosse per le verdissime aree rimboscate, distribuite a macchia di leopardo, il paesaggio sarebbe totalmente desertico. Attraversiamo la Portella Dagara e scendiamo in direzione del Lago. Rispetto all’ultima volta che l’abbiamo visto, il lago, si presenta notevolmente diverso. Il nostro ultimo ricordo risale alla sua bianchissima e gelida livrea invernale. Allora, sepolto da metri di neve e da lastroni di ghiaccio, aveva una superficie più vasta. Oggi di tutta quella neve e del ghiaccio che lo ricoprivano dandogli un aspetto particolarmente suggestivo, non rimane nessun indizio. A guardarlo nella sua veste estiva non sembra neanche lo stesso posto. Pur essendo completamente diversa, la sua bellezza rimane, comunque, indiscutibile. Le acque placide e poco profonde si presentano leggermente fangose. Dai segni presenti sulla rive è evidente che in questo momento il livello del lago è sceso di quasi 2 metri di quota rispetto al periodo di piena. Nella zona in questione è da oltre novanta giorni che non piove in maniera significativa, mentre l’evaporazione, nel frattempo, è diventata sempre più consistente. Attorno al lago si spande una meravigliosa pace, in cui è possibile rinfrancare l’anima e risollevare lo spirito, abbandonandosi alla meditazione. La brezza del vento accarezza con dolcezza la pelle dello specchio d’acqua, mentre numerose mandrie di bovini e di cavalli si rilassano sulle rive, proprio come un popolo di vacanzieri al mare. Frequentemente si introducono in acqua alla ricerca di frescura e refrigerio. In particolare i cavalli danno spettacolo con continui bagni nel lago. Prima di immergersi con tutto il corpo nelle acque, con le zampe anteriori agitano violentemente il lago, mescolando volutamente il fango del fondale con l’acqua superficiale. In questa mistura di acqua fangosa si immergono diverse volte con tutto il corpo, rotolando a destra e a sinistra. Alla fine, alzatisi, lasciano il lago per ripetere gli stessi movimenti sull’erba e sul terreno nudo. Sembrano trovare grande beneficio e divertimento in questo loro continuo razzolamento tra acqua, fango, erba e terra. Le coste del lago sono circondate da rilievi montuosi, in parte spogli, in parte ammantati di verdissimi boschi, in parte rocciosi. Essi formano una corona al cui centro è incastonato il lago, che come un gioiello bello e prezioso è tenuto nascosto e protetto. Il lago, infatti, è invisibile da qualsiasi posizione esterna al catino in cui è contenuto. Solo oltrepassando le creste della corona montuosa che lo stringe al suo interno è possibile goderne la presenza. Decidiamo di percorrere tutto il perimetro del lago costeggiandolo lungo le sue sponde sabbiose e terrose. In questo particolare momento di siccità, piccole spiagge di sabbia e terra, altrimenti sommerse dall’acqua, ne delimitano la battigia. La camminata è una vera e propria passeggiata rilassante, in cui i continui scorci lacustri ci mostrano tutte le diverse facce di questo incantevole specchio d’acqua. La vegetazione attorno al lago è un vero e proprio giardino in cui primeggiano grandi cespugli di rosa canina. Le rose sono presenti lungo tutto il perimetro, e spesso si presentano ancora in piena fioritura primaverile. Il loro soave e fresco profumo si diffonde in tutta l’atmosfera inebriando dolcemente i sensi. Il silenzio delle calme acque del lago è interrotto a tratti dalla musica dei campanacci dei greggi di pecore che pascolano sugli alpeggi laterali. Nitriti e muggiti si sovrappongono alle melodie delle campane come voci di soprani e baritoni. Nel cielo azzurrissimo volteggiano le grigie ali dell’airone cenerino durante i suoi spostamenti da una sponda all’altra del lago, mentre piccoli uccelli della fauna locale rinfrescano le loro piume nelle acque delle rive. La quiete del lago improvvisamente viene interrotta da un rumore di acqua in caduta, ci fermiamo e con attenzione, osservando il lago, ci accorgiamo che dei grossi pesci, lunghi oltre i 50 cm, saltano rapidamente, fuoriuscendo per brevissimi istanti dalla superficie del lago. Ci rendiamo conto che il lago è strapieno di banchi numerosissimi di questi grossi pesci, facilmente visibili sotto il pelo libero dell’acqua. Sono di colore grigio argento, ma non sappiamo di che varietà di pesce d’acqua dolce si tratti. Probabilmente sono delle carpe. Nel giro di tre ore completiamo la nostra passeggiata sulle sponde del lago, ritornando al punto di partenza.
Immersi in questo bellissimo paradiso naturale, in cui la pace si impone all’anima come un allettante invito alla contemplazione delle opere del creato, ci abbandoniamo alla preghiera, ringraziando il Signore per il dono ricevuto e per la grazia di averci regalato ancora una volta un giorno speciale in cui la nostra esplorazione del creato ci ha permesso di apprezzare le grandi e raffinate capacità del nostro Dio e soprattutto il suo immenso amore per l’uomo.
Nella prossima escursione ci prefiggiamo di esplorare tutte le montagne che circondano il lago e in particolare di scalare la vetta del monte Tre Arie e di penetrare all’interno della bellissima abetaia che si estende sui versanti orientali del catino.
Capo d’Orlando, 23/06/2012
Dario Sirna