LAGHETTI TRE ARIE

ARIE UMIDE DEI NEBRODI – LAGHETTI TRE ARIE

Sul versante orientale del Monte Tre Arie, nella valle tra il Monte Del Moro e il versante Nord della Serra che circonda il Lago Tre Arie, si trovano due bellissimi specchi d’acqua di forma pressoché circolare.

Per arrivarci il sentiero più breve e anche il più comodo da seguire è quello che dalla dorsale dei Nebrodi, in corrispondenza del bivio per Tortrici, scende verso la valle del Fiume Alcantara. Questo sentiero, dopo un breve tratto in discesa, riprende a salire e passa attraverso un gruppo di fattorie e stalle costituito da circa 10 unità. Dopo avere attraversato il piccolo borgo, continuando a salire, mantenendosi sempre sul versante del Tre Arie, si giunge in poco tempo al primo di questi due piccoli laghetti artificiali, quello sito alla quota più bassa. Noi invece di seguire il suddetto percorso, arrivati alla deviazione che conduce alla Portella del Lago Tre Arie e che passa per la Sorgente Nocera, deviamo su questa arteria, percorrendola per un breve tratto. In corrispondenza del primo recinto in pietra, sotto la rocca che domina la valle, lasciamo il sentiero e ci avventuriamo nei campi, risalendo frontalmente la montagna. Orientativamente sappiamo dove si trova la meta da raggiungere, in quanto l’abbiamo avvistata  durante l’escursione sulla vetta del Monte Tre Arie.  Camminiamo, perciò, costruendoci passo dopo passo il nostro ipotetico sentiero. A partire dalla sommità della rocca, la vegetazione comincia ad arricchirsi di elementi arborei, tra cui diversi esemplari di agrifoglio. Ce ne sono di varie misure ed età. I più piccoli hanno una forma perfettamente tondeggiante e pulita. Sembra siano costantemente potati dalle forbici di un bravo giardiniere. In realtà le loro forme piccole, compatte e rasate sono dovute all’azione di ovini, caprini  e bovini al pascolo che amano brucare i  teneri e spinosi germogli di questa essenza. Considerato che le foglie sono munite di lunghe, appuntite, e robuste spine, i rametti devono avere un ottimo gusto per indurre le bestie a sopportare l’inconveniente degli aculei. Questo stratagemma la pianta lo adopera solo nelle sue parti più basse, quelle cioè facilmente raggiungibili dalle forti mandibole degli animali. I rami più alti ed interni si presentano, infatti, con foglie  senza spine. Gli esemplari che sono riusciti a scampare alle fauci dei ruminanti hanno un aspetto magnifico e una bellezza particolare. Nella vegetazione spontanea essi si distinguono per forma, colore e dimensioni, attirando l’attenzione di tutti. Ma solo in alcuni punti più protetti gli agrifogli riescono a crescere formando delle siepi e dei gruppi spontanei e compatti, altrove, invece, gli esemplari sono isolati e distanti tra loro. Il pascolo in mezzo al quale queste piante sono collocate improvvisamente lascia il posto ad una distesa verdissima di fitte e alte felci. Per evitare lunghi giri siamo costretti ad attraversarle. Sono talmente alte da darci l’impressione di essere inghiottiti dalle loro eleganti foglie. Camminiamo in mezzo alle felci per un bel tratto, poi, raggiunto il lembo inferiore della faggeta, passiamo in mezzo ad essa, alzandoci di quota. Nel punto più alto raggiunto scorgiamo finalmente i due laghetti. Pensavamo di trovarne uno, perché durante l’escursione sulla vetta del monte Tre Arie ne avevamo avvistato uno solo, invece con grande gioia scopriamo l’esistenza di una secondo laghetto pressappoco simile al primo e poco distante da esso. Ci avviciniamo ai due laghetti e ne percorriamo le due sponde circolari. Il contesto paesaggistico in cui si trovano è particolarmente attraente e interessante. A sud  il versante settentrionale dell’Etna sembra potersi toccare con le mani, tanto siamo vicini al cono vulcanico. Ad est le alture dei Nebrodi alternano pendici e montagne ammantate di boschi lussureggianti a pascoli e seminativi dorati dal sole. In lontananza la prospettiva ci mostra l’abitato di Floresta incorniciato dal verde intenso del bosco. Alle spalle, e quindi a ovest, il Monte Tre Arie sfoggia la sua veste più bella, quella dei verdi boschi di faggio e abete. In questo contesto di verdi boschi e gialli pascoli si inserisce l’arida rocca del Monte del Moro. Questa formazione di rocche armoniosamente modellate spicca in mezzo al verde circostante per la sua uniforme ed intensa colorazione giallo-oro. Il laghetto più alto è popolato da macchie di vegetazione lacustre galleggiate, che conferiscono allo specchio d’acqua una romantica atmosfera da lago naturale. Le sue acque sono meno fangose di quelle degli altri laghi della zona, hanno, infatti, trasparenze che virano nel celestino tenue. Da esso, oltre ad ammirare il paesaggio descritto si ammira anche il sottostante specchio d’acqua. In questo periodo dell’anno a causa della notevole, prolungata siccità, entrambi i laghetti sono al di sotto del loro livello medio di almeno 1,50 metri. Ciò ne riduce anche l’estensione superficiale. Attorno ai due laghetti i pascoli ospitano numerose mandrie di bovini, che conferiscono al posto un caratteristico aspetto bucolico di gradevole rilevanza. Dopo avere percorso e fotografato  il perimetro di entrambi i laghetti, riprendiamo a camminare, scendendo per il sentiero che conduce al sottostante borgo di antiche fattorie e stalle. Lo attraversiamo e raggiungiamo le pendici di Monte del Moro. Qui troviamo la gradita sorpresa di varie fontane di ottima qualità. L’acqua scaturente da esse è dolce e gelida, e noi  ne approfittiamo per ristorarci e per farne scorta. Ci rimettiamo in cammino e in breve tempo e senza troppa fatica, raggiungiamo la dorsale dei Nebrodi in corrispondenza del punto di partenza.

Nonostante la fatica, accentuata dal grande caldo, non possiamo che essere soddisfatti per l’escursione compiuta. Ringraziamo e lodiamo Dio per il grande dono ricevuto e per la piacevole giornata trascorsa attraversando bellissime montagne, ricche di boschi, prati, rocche, laghetti e agrifogli, in una cornice paesaggistica unica e straordinaria.

Capo d’Orlando, 02/07/2012

Dario Sirna

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