LA TERRA HA DATO IL SUO FRUTTO

SALMO 66

Buongiorno a tutti,

il cammino di oggi segue la direzione tracciata dal Salmo 66, di seguito riportato:
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, *
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via, *
fra tutte le genti la tua salvezza.

Ti lodino i popoli, Dio, *
ti lodino i popoli tutti.

Esultino le genti e si rallegrino, †
perché giudichi i popoli con giustizia, *
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, Dio, *
ti lodino i popoli tutti.

La terra ha dato il suo frutto. *
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio *
e lo temano tutti i confini della terra.

La pietà, la benedizione, la via della salvezza, la luce della gioia, della speranza e della conoscenza, la giustizia, la pace tra i popoli, la fede e l’Emmanuele sono i beni invocati nel Salmo dal popolo di Dio. Il popolo eletto ha fatto grande esperienza dell’amore e della benevolenza di Dio e li invoca per tutti gli altri popoli perché ogni uomo del mondo possa elevare la sua lode al Signore, esprimendola con canti di gioia e d’amore. L’avvento dell’Emmanuele è successivo alla composizione del Salmo, pur tuttavia il popolo eletto percepisce la presenza e la vicinanza del Signore nella sua vita tramite tutte le benedizioni ricevute nel corso della storia. All’infedeltà del popolo si contrappone la grande fedeltà di Dio, cui corrisponde un amore senza misure e sicuramente disinteressato. E’ questo amore disinteressato di Dio per l’uomo che fa comprendere ad Isdraele la grande grazia ricevuta da Dio e che al contempo lo spinge a contraccambiare con l’amore. L’interesse da parte di Isdraele  per i popoli stranieri e per tutte le genti del mondo diventa, allora, un irresistibile desiderio di pace e giustizia, realizzabile solo da Dio con la supremazia dell’amore. Il bene e la gioia provati dal popolo di Dio sono talmente forti ed esaltanti che essi non solo sfociano in inni, canti e lodi rivolti a Dio in segno di gratitudine e di accoglienza, ma si trasformano in una vera e propria invocazione, quasi una supplica, perché anche tutti i restanti popoli del mondo possano sperimentare la grazia delle immense benedizioni riversate da Dio su chi lo accoglie. Isdraele sembra sentire in anticipo il canto di lode proveniente da ogni parte del mondo e diretto a Dio per la realizzazione del suo regno di amore, pace e giustizia. Animato dall’entusiasmo prodotto dalla contemplazione di questa realtà futura, promessa da Dio nelle antiche alleanze,  canta e prega il Signore, invocando l’avvento del Suo regno. La sua orazione sale al Cielo per stimolare gli eventi salvifici della pienezza dei tempi, quella pienezza che egli sente di aver già raggiunto e che gli fa dichiarare:“La terra ha dato il suo frutto”. Isdraele canta col cuore pieno d’amore a Dio dichiarandosi, così, pronto perché tutti i confini del mondo possano essere raggiunti dal regno di Dio e possano essere elevati alla contemplazione della gloria divina e alla gioia della comunione con il Signore. Le preghiere di Isdrale trovano la loro piena attuazione in Cristo, la più grande benedizione e grazia concessa da Dio al mondo intero.

Capo d’Orlando, 18/09/2012

Dario Sirna

 

 

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