“LA SUA MANO FU GUARITA”

MARCO 3, 1-6

Buongiorno  a  tutti,

indirizziamo i passi del nostro cammino di oggi nella direzione individuata dai seguenti versi del Vangelo di Marco:

1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata,2e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. 3Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. 5E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.”

Continuano le ostilità dei farisei nei confronti di Gesù. Il loro zelo per la Legge è talmente grande da aver fatto perdere ad essi il significato autentico di essa. Essi mostrano così attaccamento alla forma e distacco dal contenuto. L’episodio propostoci in questo brano è molto più grave di quello di ieri. Qui siamo in presenza di un uomo sofferente da tanti anni, la sua guarigione è un atto di amore nei confronti di questo fratello sfortunato, eppure i farisei antepongono il rispetto del sabato al bene da fare al fratello. La loro logica sembra obbedire ad una legge in cui l’amore è qualcosa di diverso da Dio, qualcosa che non mette in comunione con Dio, qualcosa che non dà onore a Dio e non lo compiace. E’ ovvio che non è così, ed ovvio che il riposo sabatico non può mai riguardare l’amore, il bene, la carità, la comunione con i fratelli e con Dio. Il riposo del sabato è riposo istituito da Dio per consentire all’uomo di penetrare ancora più in profondità il grande mistero dell’amore. Il riposo settimanale in tal senso non è un punto di arresto, non è un fermarsi e prendere fiato mettendo il cuore in stand-by,  ma il coronamento di un cammino settimanale che ha come obbiettivo l’amore, Dio, la comunione con il Signore, la contemplazione di Dio nella contemplazione del suo amore. Ciò significa che questo giorno deve essere dedicato più degli altri al compiacimento di Dio, esso deve distinguersi dagli altri proprio per una maggiore dedizione all’amore e a Dio. Per compiacere Dio non si può far altro che onorarlo e amarlo offrendo gratuitamente il proprio amore ai fratelli che sono nel bisogno. Il contatto con la Parola di Dio ci permette di stabilire con Dio una comunione di azione, una comunione, cioè, in cui il nostro agire e operare è in piena sintonia con la Parola di Dio, con la sua Volontà, e con l’Amore. Ma la Parola non può avere interpretazioni che la mettono in contrasto con se stessa,  e soprattutto con l’Amore. Il nostro cuore ha in sé le condizioni che sono necessarie a riconoscere l’amore e a distinguerlo dal male. Quando la Parola di Dio non viene interpretata da noi secondo i principi dell’Amore essa diventa motivo di contraddizione e spinge il nostro cammino su vie  errate. Il problema dei farisei è un problema che riguarda anche noi. Il nostro sabato ha perso completamente il suo significato originale, esso non ha più sapore in quanto è stato completamente svalutato. Anche se apparentemente il nostro problema è diverso da quello dei farisei, nella sostanza si tratta della stessa cosa, in quanto anche noi come loro distraiamo la nostra attenzione dal culto dell’amore per dedicarla al culto di noi stessi. Attenzionare Dio in giorno di sabato significa dedicare questo giorno al nostro rapporto d’amore con Dio e con i nostri fratelli, e ciò può essere fatto solo allontanandosi da se stessi e dal proprio io, per dedicare il proprio tempo e il proprio cuore a coloro che sono nel bisogno e alla comunione con Dio. Una Domenica trascorsa per soddisfare le proprie egoistiche  esigenze è un giorno rubato all’amore, un giorno sottratto a Dio, un giorno perso e buttato nella spazzatura. Tutto il nostro cammino settimanale dovrebbe essere invece organizzato in funzione della Domenica, in funzione cioè delle attività da dedicare alla grande Famiglia  di Dio. La gioia di questo giorno non può essere distrutta dalla fatica del lavoro, dalla fame di ricchezza, o dalla tristezza di un fratello abbandonato nella solitudine, nel bisogno e nella sofferenza. La gioia della Domenica va vissuta nel suo valore autentico che è comunione con tutti. Questo giorno, detto anche Pasqua settimanale, è il giorno in cui l’amore di Dio deve essere celebrato nella vita di ciascuno di noi attraverso l’incontro con il Cristo Risorto, ma questo incontro non è un privilegio per pochi fedeli, ma un vantaggio esteso a tutti. Noi non abbiamo solo la responsabilità della nostra mancata partecipazione a tale evento, ma in noi è anche la responsabilità della mancata partecipazione ad esso di tutti quei fratelli per i quali avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. La mano inaridita dell’uomo del Vangelo è la mano di tutti coloro che hanno perso nella loro vita la speranza e la gioia dell’Amore. Nei confronti di questi fratelli la nostra fede ci impone un impegno costante e urgente, un impegno che non può essere subordinato a nulla, in quanto esso è esplicita partecipazione alle attività dell’Amore e celebrazione pratica  della risurrezione di Cristo.

Capo d’Orlando, 21/01/2015

Dario Sirna.

 

 

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