“LA GRAZIA DI DIO ERA SU DI LUI”

SESTO GIORNO FRA L’OTTAVA DI NATALE

Buongiorno  e auguri di buon Natale a  tutti,

oggi la liturgia dell’ottava di Natale ci propone come modello la Profetessa Anna. Nel Vangelo di Luca, di seguito riportato, troviamo lo spunto necessario al nostro cammino di vita:

LUCA 2, 36-40

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. ”

Altro modello che la liturgia di oggi ci propone per accedere alle profondità dello spirito del Natale è la fede della profetessa Anna. Il  Vangelo propostoci dalla liturgia dell’ottava di Natale continua a insistere sulla necessità di giungere alla fede profonda e sincera per comprendere il significato vero di questa importante festa. Questa riflessione ci permette ci capire che il Natale non può essere vissuto nella maniera giusta se non si ha fede sufficiente per poterlo accogliere. Ciò significa che il Natale non è la banalità di una festa che celebra la nascita di Cristo nel mondo, ma è molto di più. Esso è la rivelazione di un mistero alla cui radice c’è la spiegazione di tutto l’universo e della sua esistenza. Vivere il Natale secondo lo spirito di Cristo significa comprendere le nostre origini, saper vivere il nostro tempo, proiettarsi nel futuro. Presente, passato e futuro sono realtà di cui dobbiamo cogliere il senso perché fanno parte della nostra storia e appartengono alla nostra vita. Il presente in cui viviamo è l’evoluzione di un passato da cui proveniamo, ma è anche la base di partenza per il futuro a cui tendiamo. Presente, passato e futuro nella nostra vita sono strettamente connessi tra di loro e non possono essere tralasciati.  La fede, l’adesione cioè alla parola di Dio, è l’unico strumento adatto a trovare delle risposte che spiegano ogni cosa. Il Natale è nella storia del tempo un evento di straordinaria importanza, un evento cioè che dà senso a tutto ciò che è stato, a  tutto ciò che è e a tutto ciò che sarà. A maggior ragione allora per accedere al Natale è necessario rifarsi ad una fede profonda e radicata. Ma cosa significa avere fede? Significa conoscere Dio, lasciarsi incontrare da Lui, ascoltare la sua Parola, credere nelle verità in essa contenute, impegnarsi, sforzarsi per attuare tale volontà, per farla penetrare nel nostro cuore come protagonista assoluta della nostra mente, al fine di arrivare a pensare non con la nostra ragione ma con la ragione di Dio. Avere fede significa cercare di piacere a Dio a tutti i costi sforzandosi di mettere in pratica la sua parola, di seguire la sua volontà, di imitare il suo esempio. La profetessa Anna compie nella sua vita un grande cammino di fede alimentato dalla preghiera, dal digiuno e dalla partecipazione alla vita del Tempio attraverso il servizio reso in esso  a Dio. Questa sua familiarità con Dio, questa sua vicinanza al Signore la rende capace di vedere nel Natale di Gesù il giorno della nostra salvezza, il giorno in cui la redenzione dell’umanità ad opera di Dio non è più una promessa da attendere, ma una realtà da accogliere e da vivere subito. La profetessa Anna ci insegna quindi ad accostarci al Natale non con la superficialità del mondo contemporaneo, ma con la profondità di una fede      fondata tutta sulla Parola di Dio, sulla preghiera, sulla conversione e sull’annunzio della buona novella dell’arrivo del Redentore. Il Natale, infatti non va solo atteso e accolto, ma va anche annunziato al mondo intero perché tutti possano giungere alla grazia derivante dalla sua  attuazione. Si tratta di lodare e cantare Dio per il suo immenso amore per l’uomo, amore manifestato attraverso il dono inestimabile del Figlio, della sua vita, del suo amore.  Un annunzio molto diverso da quello tipico a cui siamo abituati oggi, un annuncio che non si  esaurisce nella superficialità di uno scambio di doni, ma che si attua nella profondità di uno scambio di vite tra noi e Dio, per un’appartenenza che mira alla meta della comunione santa del Paradiso.

Capo d’Orlando, 30/12/2014

Dario Sirna.

 

 

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