LA FAME DI DIO

SALMO 49

Buongiorno a tutti,

il cammino di oggi continua ad indagare le vie dell’Amore, all’interno delle quali esso si snoda attraverso i seguenti versi del Salmo 49:

»Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!

Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.

Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.

Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.

Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.

Se avessi fame, non te lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.

Mangerò forse la carne dei tori?
Berrò forse il sangue dei capri?

Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;

invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria».

 

Abbiamo scelto questi versi del Salmo 49, sul vero culto, per riflettere sul tema della fame. Il Signore nel Salmo ci dice che tutto quanto esiste nell’universo è suo e che non ha bisogno del nostro permesso per prendere da esso quello che vuole. La sua affermazione è una risposta chiara e all’offerta di capri e vitelli con cui noi uomini ci presentiamo a Lui per rendergli grazie  e per ottenere clemenza. L’uomo e Dio viaggiano proprio su due livelli differenti, abitanti di due mondi quasi opposti, di realtà inconciliabili. L’uomo attaccato alla terra, alla materia, alle cose e al cibo, Dio, totalmente staccato da ciò e tutto proiettato sull’amore. Dio che cerca il cuore dell’uomo e l’uomo che offre a Dio inutili sacrifici materiali. L’uomo pieno di paura e di timore per le sue colpe e il suo peccato, Dio coraggioso ricolmo di misericordia e di amore, pronto a cancellare ogni punizione in cambio di amore. L’uomo totalmente affannato ad accrescere le sue ricchezze, Dio totalmente impegnato a donarle  con se stesso e con l’amore. Due esseri che si inseguono a vicenda spinti dalla loro fame. L’uomo affamato di potere e di benessere, Dio affamato di amore e di bellezza. L’uomo ricorre Dio per ottenere i suoi favori, Dio insegue l’uomo per bere dal suo cuore. L’uomo che a Dio offre 1 per ottenere 100, Dio che all’uomo offre tutto se stesso per ottenere un briciolo di attenzione. L’uomo avido solo di interessi, Dio avido solo di cuori. L’uomo insaziabile di beni e di potere, Dio insaziabile di amore. Uno parla il linguaggio della terra, l’Altro il linguaggio del Cielo. Uno elemosina ricchezza, l’Altro elemosina dolcezza. Uno avaro, l’Altro generoso. Uno egoista, l’Altro altruista. Uno superbo, l’Altro umile. Uno schiavo, l’Altro libero. Uno infelice, l’Altro gaudente. Uno mortale, l’Altro immortale. Uno corruttibile, l’Altro eterno. Questo confronto tra noi e Dio ci spinge ad abbandonare le vie da noi percorse per incamminarci sulle vie del Signore. Questo confronto ci sprona ad aprire il nostro cuore all’amore e ad avvicinarci sempre di più ai desideri del Signore. Il cuore dell’uomo è stato fatto da Dio e, proprio per tale motivo, esso è stato fatto solo per amare. La direzione dell’amore è un’apertura totale e piena agli altri e a Dio. L’appagamento del cuore umano si realizza solo nelle relazioni d’amore strette con tutti gli altri uomini del mondo e con Dio. L’uomo porta dentro di sé questo profondo desiderio di amore, un desiderio fortissimo che consiste nel raggiungere la felicità insieme a tutti gli altri uomini del mondo attraverso l’amore reciproco e l’amore per Dio. Ognuno di noi dovrebbe adoperarsi per far emergere dal proprio cuore questa fame insaziabile del cuore, fame che genera una santa inquietudine che spinge l’anima a prodigarsi e a darsi con tutta se stessa a Dio e agli altri al fine di raggiungere l’obiettivo dell’appagamento. Far riemergere nel cuore questo appetito è un’impresa impegnativa, ma non impossibile, specie se essa viene affidata a Dio. Dio ci viene incontro alimentando in noi questo nostro desiderio e attuandone la realizzazione. Può succedere però che  l’uomo nonostante abbia la piena consapevolezza di tale realtà e creda nella sua efficacia non riesca ugualmente a trovare la via che conduce la sua anima ad innamorasi di Dio e a sentire il forte desiderio dell’unità. Questo succede alla maggioranza delle anime credenti, esse restano fredde di fronte alla fiamma eccitante dell’amore di Cristo e dei fratelli. In questa circostanza occorre più che mai rafforzare la propria fede e credere profondamente nella realtà dell’amore, riponendo tutte le speranze della sua piena realizzazione nella carità di Cristo. La carità Divina è una fame incontenibile e insaziabile d’amore, una fame che spinge il Signore ad accogliere con sé tutti coloro che avendo creduto nel suo amore e nelle sue  promesse di felicità eterna ottengono gratuitamente il dono del Paradiso. La condizione del Paradiso apre spontaneamente gli occhi del cuore e produce immediatamente in colui che la sperimenta una irresistibile attrazione per Dio e per tutte le altre anime.  La carità di Dio consiste proprio nel donarci gratuitamente tale condizione solo per avere creduto in essa e in Dio,  e nell’avere riposto tutte le proprie speranze nella misericordia salvifica del Signore. Essere dunque nella condizione di conoscere la propria fede, cioè di conoscere le promesse di Dio, di credere in tale fede e di sperare nella bontà divina per la loro realizzazione, significa avere già iniziato a gustare la dolcezza del Paradiso, avere già iniziato a innamorarsi di Cristo e avere già appreso cosa significa vivere l’amore. Se la nostra fame d’amore non è talmente forte da farci sperare e desiderare l’amore divino, dobbiamo credere e sperare nella fame d’amore di Dio, essa non può essere spenta se non con il nostro definitivo ed eterno ingresso nel Paradiso. Tale fame è la garanzia più grande di salvezza che ci viene offerta da Dio, e la sua aperta e inequivocabile manifestazione è il Signore crocifisso. Sulla croce Dio ha sete e fame, sete del nostro amore, fame dei nostri cuori. Dio muore affamato e assetato, ma senza rinunziare mai al desiderio di amarci e di averci con sé per sempre. La sua fame e la sua sete sono causa della sua morte, ma non per questo Egli rinunzia a noi o si lascia vincere da esse. La fame dell’amore in Dio  non muore con la crocifissione di Cristo Gesù, essa non può essere spenta e vinta da nessuna realtà contraria, anzi  cresce a dismisura con il rifiuto dell’uomo e diventa talmente grande da costituire la forza e il desiderio della risurrezione di Cristo. Cristo Risorto continua a bramare d’amore per l’uomo e questa fame di amore non si arresta se tutto il genere umano non raggiunge la condizione del Paradiso.

Capo d’Orlando, 09/02/2013

Dario Sirna.

 

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