GIOVANNI 6, 35-40
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi ci è suggerito dai seguenti versi del Vangelo di Giovanni :
“Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! 36Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».”
Il Pane della Vita è il pane che dà la vita perché ha in sé la vita. Quale vita? Non certamente una vita che finisce, non cioè una vita che va incontro alla morte, ma una vita che non ha mai termine, la vita eterna. La vita eterna è la vita che non è sottomessa al potere della morte in quanto ha vinto per sempre questo limite, attraverso la risurrezione. Ciò che Dio ha fatto non viene mai annullato, semmai viene superato con un gesto di amore più grande. Se dunque per amore Dio ha introdotto la morte nella vita terrena perché essa non fosse soggetta alla dannazione di una eterna lontananza da Lui, con un atto di amore ancora più grande Egli ci dona la risurrezione dalla morte per farci rinascere ad una condizione di grazia in cui ogni separazione tra uomo e Dio è annullata per sempre dall’amore del Figlio. Se Dio non avesse introdotto la prima morte nella nostra vita noi saremmo rimasti in una condizione di perenne attrito con Dio, di continuo rifiuto del suo amore, di piena dipendenza dal nostro io e di esclusiva appartenenza al male e all’odio. La prima morte è dunque una grazia necessaria per recuperare la vita dell’uomo e salvarla dalla eterna perdizione. Apparentemente è il contrario in quanto la prima morte sembra volerci togliere la vita e farci scomparire per sempre dal mondo, restituendoci alla terra, effettivamente invece non è così, ma per comprendere questo passaggio è necessario acquisire la cognizione di risurrezione e credere in Cristo. Nel Vangelo si pone tale questione. Gesù annuncia questa grande novità, la grazia di un Pane che non è più simbolo e figura, ma realtà vera che ora si attua in Lui. La manna data da Dio attraverso Mosè era figura di questo nuovo Pane, ma non era il pane della vita. La manna infatti, sebbene proveniente dal Cielo e quindi donata da Dio, era cibo destinato a nutrire il corpo ancora soggetto alla prima morte, un corpo cioè ancora lontano dalla realtà della risurrezione, come tale era anch’essa soggetta a perire. La novità annunciata da Cristo è un nuovo pane, anch’esso proveniente dal Cielo ma per nutrire un corpo prossimo alla risurrezione, un corpo cioè destinato a superare il limite della morte per vivere in eterno. Questo Pane è dunque un pane capace di saziare in eterno, di dare cioè nutrimento a un corpo che vivrà in eterno. Si capisce che la differenza tra la manna e il Pane del Cielo è abissale, ma arrivare a tale convinzione non è semplice, né facile. Lo dimostrano le folle che seguono Gesù, convinte di ottenere dai suoi poteri soprannaturali cibo per la pancia, cibo cioè analogo a quello dato da Mosè, e lo dimostriamo anche noi con la sufficienza con cui ci accostiamo alla Santissima Eucaristia e ai Sacramenti amministrati dalla Santa Madre Chiesa. Ma il Mosè presente in Cristo è un Mosè completamente diverso, è il Mosè che attraverso il sacrificio della sua vita attua la vera Pasqua di tutta l’umanità, quella Pasqua che segna il passaggio definitivo dalla morte alla Vita Eterna, quella Pasqua che introduce nuovamente l’uomo nella vera Terra Promessa, quella Terra destinata da Dio all’uomo sin dall’origine della sua creazione, il Paradiso, il luogo cioè della eterna comunione d’amore con il Signore. Così come questo nuovo Mosè introduce l’uomo in una Terra eterna, analogamente Egli dà come cibo all’uomo un pane di vita eterna. Come la manna servì per raggiungere la terra promessa, analogamente il Pane della Vita serve per entrare nella Terra del Paradiso e vivere in eterna comunione con Dio. La manna dunque era figura di un Pane molto più prezioso e più gustoso. Il sapore del Pane della Vita è un sapore che delizia il palato per l’eternità cancellando per sempre dal corpo dell’uomo la presenza di quella fame e di quella sete che sono espressione della condanna derivante dal peccato, secondo la quale l’uomo è costretto a sudare duramente per ricavare ogni giorno dalla terra il cibo necessario al suo sostentamento. Cristo annuncia questo nuovo cibo e dice una cosa molto importante riguardo ad esso, Egli ci comunica di essere Lui stesso il Pane della Vita, dandoci un’anticipazione del mistero dell’Eucarestia. Credere in questa verità significa credere che Gesù viene dal Cielo, che Egli ha natura divina, oltre che umana, che Egli è il Figlio di Dio, che Egli è venuto nel mondo per realizzare un’unica volontà, il disegno del Padre di dare la vita eterna a tutti coloro che credono nel Figlio. Il Pane del Cielo è dunque quel Pane che sceso dal Cielo e somministrato agli uomini ritorna al Cielo portando con sé tutti coloro che di esso si sono nutriti per avere creduto in Cristo.
Capo d’Orlando, 17/04/2013
Dario Sirna.