GIOVANNI 17, 20-26
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi continua a seguire le indicazioni del Vangelo di Giovanni sul tema dell’unità, sviluppato nei seguenti versi:
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».”
Il tema dell’unità è uno degli obbiettivi centrali della missione del Signore. Ma cosa significa realmente essere uniti? Fare unità significa parlare un solo linguaggio, conoscere una sola Parola, vivere un unico amore: Cristo Gesù. Se dicessimo che l’amore è l’essenza dell’unità non sbaglieremmo, ma rischieremmo comunque di essere poco chiari considerato che la parola amore è stata svalutata e ha assunto significati talmente vari e diversi da non comprenderne più il senso. Bisogna necessariamente fare riferimento a Cristo quando si parla di unità. I tempi ormai sono diventati di difficile comprensione e parlare di fraternità volendo spiegare l’unità può essere fuorviante. Il vero e indiscutibile valore dell’unità è Cristo Gesù. L’unità dunque non può essere ridotta a quella concentrazione di comportamenti e di regole che hanno come scopo la realizzazione di un comune senso di carità. Volersi bene, aiutarsi, essere fratelli, donarsi agli altri, vivere per gli altri, essere virtuosi, non costituisce e realizza in pieno l’unità. L’unità richiede che ogni membro ad essa associato, seppur distinto dalle altre membra, sia collegato contemporaneamente ad ognuno di essi, a Cristo e, tramite Cristo, al Padre. Il vincolo di unione che rende saldo il legame al punto da rendere indivisibile questo corpo mistico è lo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo ogni nostro sforzo compiuto nella direzione dell’unità diventa vano. Possiamo essere degli uomini buoni, vicini ai problemi della gente, uniti alle loro necessità e alle loro gioie, ma non diventeremo mai con i nostri fratelli e con Dio una sola cosa se non abbiamo in noi lo Spirito Santo. L’unicità dello Spirito Santo e la universalità della sua oblazione unisce il corpo di Cristo intorno a Dio e lo rende una sola cosa con Lui. La differenza forse non si percepisce e forse non è chiara da spiegare, ma essa esiste ed è notevole. Una comunità che accoglie in sé lo Spirito Santo e si lascia totalmente guidare da Lui diventa luogo di realizzazione della vera unità. La presenza dello Spirito Santo fa la differenza in quanto è garanzia di perfezione. Lo Spirito Santo ha il potere di rendere i cuori e le anime uniti come un solo cuore e una sola anima. Lo Spirito Santo lo si riceve con i Sacramenti, lo Spirito Santo lo si conferma con i Sacramenti, lo Spirito Santo lo si invoca con la preghiera continua e incessante, lo Spirito Santo lo si sposa con il nostro io. Il passo più difficile nella realizzazione dell’unità e proprio questo. Per diventare abitazione di Dio e quindi dimora di ogni nostro fratello, essenza vera dell’unità, occorre essere pieni di Spirito Santo. Ma se il nostro spirito è troppo forte e dominante lo Spirito Santo non può trovare in noi accoglienza. Il primo passo da fare nel cammino della fede è proprio quello della fiducia totale in Dio, solo affidandosi totalmente alla volontà divina il nostro spirito si impoverisce e si affievolisce permettendo allo Spirito Santo di trovare libertà di azione nel nostro cuore e nella nostra vita. Solo in tal caso ogni nostra azione, essendo in totale sintonia con Dio, è un atto di amore puro verso i nostri fratelli. Solo in queste condizioni il bene da noi fatto è il vero bene, e l’amore da noi vissuto è l’amore assoluto e non quello del proprio modo di vedere e intendere la vita nostra e quella degli altri. Lo Spirito Santo, infatti, come Spirito di Luce, ci dà la grazia di vedere la realtà con gli occhi di Dio e non con i nostri occhi o secondo i nostri punti di vista. In questo modo Egli può indirizzare il nostro operato e la nostra carità verso i bisogni veri dell’unità. Senza lo Spirito Santo ogni nostra iniziativa si scontra con il nostro io e con l’interesse dei nostri fratelli, divenendo così un atto puramente egoistico e non un atto di amore verso tutto il corpo della Chiesa.
Capo d’Orlando, 16/04/2013
Dario Sirna.