“INSEGNAVA …”

MATTEO 13, 54-58

Buongiorno a tutti,

anche oggi il nostro cammino si avvale delle preziose indicazioni fornite dal  Vangelo di Matteo, di cui riportiamo i versi proposti dalla liturgia di questo venerdì:

“ 54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». 57Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.”

Siamo dei vasi pieni o siamo dei vasi vuoti? Se siamo dei vasi pieni è inutile tentare di aggiungervi qualche cosa, neanche lo Spirito Santo potrà trovare spazio per la Verità. Le nostre convinzioni personali a volte sono talmente radicate e sicure che demolirle è impossibile anche per Dio. Il problema è che se tali convinzioni sono lontane dalle vera fede, come quasi sempre accade, la questione di diventa grave e minacciosa anche per la nostra stessa vita. L’incredulità è una delle malattia più brutte che possa capitarci, contro di essa Dio non può fare nulla ed è costretto a raccogliere disprezzo e dolore, invece che amore, gioia e festa. Il brano del Vangelo di oggi serve per aiutarci a smontare il nostro credo personale e a metterlo in seria discussione affinché non ci capiti, in virtù delle nostre idee e dei nostri concetti,  di ribellarci alla verità e di respingere Dio che bussa alla nostra porta per guidarci verso di Lui. Il Vangelo ci fa capire che il problema vero di questa condizione è in casa nostra, ossia nella nostra mente, nelle nostri convinzioni, nel nostro modo di vedere ed interpretare la vita e Dio. La vita per fortuna non è relativa, non va interpretata secondo le proprie idee, analogamente  Dio non è relativo, ma assoluto, Egli non è un’idea dell’uomo, e come tale elaborabile secondo un gusto personale, ma Egli è una realtà assoluta.  Per conoscere questa realtà occorre svuotare il vaso della nostra mente e del nostro cuore da quelle che sono le nostre idee e i nostri concetti personali per consentire a Dio di depositarvi dentro le meravigliose verità dell’Amore che sono in Cristo. Ciò non vale solo per coloro che non hanno mai conosciuto il Signore e che appartengono a fedi differenti, ma vale innanzitutto per tutti quei fedeli che vivono una  realtà in netto contrasto con fede che professano e di cui si dichiarano di essere discepoli. Questa spaccatura tra fede e vita è dovuta  non tanto alle difficoltà e a i limiti umani, ai quali sopperisce sempre Dio con la Grazia, ma alla nostra volontà di accogliere solo in parte la Parola di Dio e di lasciare così potere alla nostra mente di cambiare l’immagine di Dio per noi. Ciò significa che pur professandoci cristiani spesso con la vita dimostriamo di essere seguaci di un Cristo completamente differente dal vero Cristo della Chiesa a cui apparteniamo. L’origine di tale stonatura è in noi, nella nostra riluttanza ad accogliere lo Spirito Santo, a riconoscerlo, a seguirlo, a farci guidare da Lui, ad abbandonarci ai suoi insegnamenti. Quando Cristo bussa alla porta del nostro cuore e viene a trovarci in casa Egli non indossa gli abiti della risurrezione, né quelli dell’ascensione e della trasfigurazione, ma indossa l’abito inconfondibile dell’amore. Un linguaggio facile per tutti, un linguaggio universale che tutti possiamo capire e tutti possiamo ricevere se ci lasciamo governare dalla forza dello Spirito Santo e non poniamo impedimenti tra noi e Cristo. Chissà quante volte il Signore ci ha incontrato per parlarci dell’amore e noi non lo abbiamo riconosciuto perché invece di guardare al cuore di chi ci parlava e di ascoltarne le sue parole abbiamo voluto imporre il nostro pensiero, le nostre parole, la nostra idea dell’amore? Se siamo veramente in ceca di Dio come possiamo trovarlo se ogni volta che lo incontriamo  sottoponiamo al tribunale ingiusto del nostro cuore? Fossimo giusti e nella verità, lo riconosceremmo subito, ma essendo lontani dall’amore non abbiamo neanche i mezzi per poterlo accogliere. Come rimediare? Lasciandosi guidare dalla Parola di Dio e dall’interpretazione del Magistero della Chiesa. Il discernimento non appartiene a tutti, ma solo alla Chiesa, la quale guidata dallo Spirito Santo ha il compito di formare i fedeli e di indirizzarli nella Via del Signore.

Capo d’Orlando, 01/08/2014

Dario Sirna.

 

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