CAPO D’ORLANDO – INCENDIO SULLE COLLINE
Questi primi giorni d’autunno hanno il triste sapore di un’estate che prima di andar via vuole lasciare nella nostra memoria un segno indelebile. Un affondo oceanico sulla penisola iberica, tipico del cambio di stagione, ha determinato un forte richiamo di correnti sciroccali sulla nostra isola, enfatizzate, sul versante tirrenico del messinese, dai favonici venti di caduta dai Nebrodi. |
La compressione adiabatica della già tanto calda aria proveniente dall’Africa ha determinato una forte impennata delle temperature e un drastico calo dell’umidità. Da circa dieci giorni tutto il messinese è fortemente assediato dal caldo anomalo, dando la falsa impressione che l’estate sia ancora nel pieno delle sue forze. Se ciò da un lato ha favorito il prolungamento delle attività balneari, regalandoci ulteriori opportunità di goderci il mare, dall’altro ha favorito il disastroso ritorno degli incendi, che si sono scagliati sul territorio nebroideo, già fortemente provato da una persistente siccità, con una violenza inaudita. Le fiamme hanno letteralmente divorato e distrutto migliaia di ettari di terreni coltivati e non, estendendosi dalla montagna fino al mare e colpendo nella loro furia distruttiva anche case e strutture civili e agricole, oltre che importanti ed estese coperture boschive. I territori maggiormente interessati sono stati quelli di Tusa, ad ovest di Capo d’Orlando, e di Montagnareale e Librizzi, ad est. Ma oggi le fiamme improvvisamente sono comparse anche nel territorio orlandino scaraventandosi con inaudita furia e incontenibile ira sulle colline retrostanti il centro abitato. I focolai più grossi sono stati due, il primo si è sviluppato nella vallata tra Forno Alto e Brucoli, il secondo, invece, ha colpito le colline di contrada Drago e tutto il costone cha da qui si innalza fino a Catutè. Questo secondo focolaio sembra sia iniziato intorno alle 15,00 ed ha esaurito le sue forze intorno alle 19,00. Il primo invece è iniziato prima ed è ancora in corso. E’ notte e le fiamme sono ancora alte gettando terrore nelle anime degli abitanti di Bagnara. Dal centro di Capo d’Orlando si vedono le lingue di fuoco divorare in un istante alberi che hanno impiegato decenni e decenni per crescere e darci ossigeno, verde, benessere, frutti e salute. Allo stesso modo esse divorano i sacrifici di chi ha lavorato una intera vita per costruirsi una casa o per lasciarci un terreno coltivato. Nel pomeriggio di oggi, non per nostra scelta ma per questioni varie, noi ci siamo ritrovati a vivere tutte le tensioni e le paure scatenate dall’incendio partito da contrada Drago. Abbiamo avuto la possibilità di effettuare alcuni scatti fotografici che documentano l’evoluzione del fronte est di questo incendio, ne abbiamo realizzato un reportage che abbiamo deciso di pubblicare per testimoniare i gravissimi danni subiti dalla natura, dall’ambiente e dalle proprietà private a causa delle terribili fiamme. Crediamo poco alla spontaneità di incendi che si verificano sempre negli stessi posti e che secondo il sentire comune hanno un sapore fortemente doloso. Ma non abbiamo prove per accusare neanche ignoti, per cui preferiamo non dire nulla in merito alle polemiche suscitate da questo argomento. Le fiamme sospinte da moderati venti di scirocco in brevissimo tempo hanno risalito tutto il costone, giungendo velocemente sul piano che ne occupa la sommità. Qui il fuoco ha veramente allargato le sue fauci per divorare ingordamente il più possibile e nel minor tempo, in una corsa contro tutto e tutti, allo scopo di affermare la sua supremazia e di imporre il suo potere. Come il male, che per paura di essere scoperto e domato dalla forza invincibile del bene, ha fretta di realizzarsi, per poter compiere più danni possibili, esso frettolosamente, con l’indomabilità di un cavallo impazzito, ha distrutto tutto ciò che ha incontrato senza pietà per niente e nessuno. La distruzione dolosa della natura e il danneggiamento doloso dell’ambiente sono innanzitutto un crimine contro Dio, contro il suo amore, contro la sua bontà e contro la bellezza del suo creato. Secondariamente, essi sono un crimine contro l’umanità in quanto gli effetti di un incendio si ripercuotono bruscamente sull’ambiente e sul clima, i quali hanno una estensione globale, e, infine, colpiscono il singolo, direttamente interessato, con la distruzione dei suoi beni e della sua felicità. Un incendio doloso è un crimine che bruciando e ferendo mortalmente il creato, con sé brucia anche i sacrifici di una vita, scalfisce l’umore, destabilizza la fede. Bisogna avere una fede molto salda e molto radicata per accogliere un evento distruttivo come questo senza reagire contro il mondo intero. Ma nessuno può bruciare Dio, nè la terra che Egli ha fondato, cosicché il deserto prodotto dalle fiamme a primavera tornerà, per provvidenza divina, a fiorire, sconfiggendo il male e i segni del suo passaggio. Cristo è risorto per far risorgere anche noi, questa è una certezza che nessuna fiamma infernale ci può più togliere, e se anche le fiamme e gli incendi ci possono togliere tutto ciò che possediamo essi non possono incenerire e carbonizzare l’amore vero. Noi crediamo in questo amore e sulla base di esso siamo certi che Dio saprà trarre per noi del bene anche da questo evento disastroso, da noi stessi causato. Ciò ovviamente non spegne il nostro dolore per le ferite subite dai nostri fratelli e dal creato e soprattutto per l’offesa elevata a Dio, ma la nostra speranza che Dio da questo soffocante e ardente coperta che mortifica la nostra terra farà rigermogliare la vita, è certezza che ci fa andare avanti e superare ogni difficoltà. Con queste parole vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà nei confronti di coloro che stanno vivendo questo dramma, impegnandoci, nel contempo, a pregare per loro perché possano essere infinitamente ricompensati da Dio in amore e provvidenza, con l’auspicio che essi confidino nelle seguenti parole del Salmo 45: “Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe”.
Capo d’Orlando, 28/09/2012
Dario Sirna