EFESINI 6, 1-9
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi è guidato dai seguenti versi della lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini:
“ 1 Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa:3perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. 4E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni terreni con rispetto e timore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, 6non servendo per farvi vedere, come fa chi vuole piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo di cuore la volontà di Dio, 7prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini. 8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo che libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che il Signore, loro e vostro, è nei cieli e in lui non vi è preferenza di persone.”
San Paolo ci aiuta a capire in questo brano che esiste una notevole differenza tra la condizione in cui l’uomo è costretto a vivere i suoi giorni nel mondo e la condizione in cui tali giorni sono condivisi con Dio. Le differenze sociali inventate dall’uomo non esistono in Dio, per il quale tutti siamo amati, desiderati, voluti e attenzionati allo stesso modo. Tra uomo e uomo non esiste una differenza di dignità per la quale alcuni sono eletti e altri non lo sono. Tutti gli esseri umani hanno per Dio la stessa identica importanza e dignità. Ciò significa che non ha senso sentirsi nel mondo sfortunati, o peggio ancora, rifiutati dal Signore perché la nostra condizione sociale o naturale ci ha costretti a relazioni difficili in cui ci sentiamo schiacciati, sopraffatti, umiliati, impoveriti, annullati, emarginati, privati di ogni diritto e di ogni libertà, ridotti a cose, sfruttati, maltrattati e, soprattutto, non amati.
La vita, a volte per un gioco della natura, a volte per una condizione sociale, quasi sempre contro la nostra volontà e senza il nostro consenso, ci impone una diversità che ci procura sofferenza e che ci fa sentire penalizzati e condannati. San Paolo ci invita ad allontanare il nostro sguardo da noi stessi e dal mondo per dirigerlo tutto su Dio. In Dio non troviamo alcuna ostilità, l’accoglienza e l’amore ricevuti non dipendono affatto da noi stessi, dalla nostra natura e dalla nostra condizione, ma dipendono solo dal cuore di Dio. In Dio siamo amati non per la nostra bellezza, non per la nostra bravura, non per la nostra ricchezza, non per le nostre capacità, ma solo ed esclusivamente per la sua infinita bontà. La nostra vita deve essere dunque impostata in funzione di tale amore. Ogni nostra relazione, sia quella con noi stessi, sia quella con gli altri, deve tenere conto dell’amore gratuito riversato da Dio su noi, che è la massima ricompensa cui l’uomo possa aspirare nella sua vita. Bisogna prendere coscienza dell’immensità dell’amore di Dio, della sua gratuità, della sua misura illimitata e dello stato di grazia e appagamento che esso genera in coloro che a tale amore si aprono senza inibizioni. Ciò significa che tutte le tristezza del mondo e tutti i dispiaceri che la vita terrena può procurarci non devono avere potere su di noi e non possono distogliere la nostra attenzione dalla continua ricerca dell’amore divino. Quindi, in ogni circostanza e in ogni relazione, qualunque sia la nostra condizione e qualunque sia la difficoltà vissuta, dobbiamo tenere sempre il nostro sguardo concentrato su Dio e sul suo amore, per sperimentare continuamente la dolcezza dell’amore divino, dolcezza che se cercata, rispettata, desiderata e invogliata non manca di manifestarsi proprio laddove il nostro bisogno è forte, e quindi sempre. Dall’amore con cui Dio ci ama e ama ogni altra creatura, dobbiamo imparare ad amare noi stessi e i nostri fratelli, certi che l’amicizia di Dio comprende anche tali amori e che considera tali relazioni dei grandi tesori.
Capo d’Orlando, 29/10/2014
Dario Sirna.