1 CORINZI 7, 25-31
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi è guidato dai seguenti versi della Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi:
“25Riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. 26Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è. 27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. 28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele.
29Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; 30quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!”
I versi dell’ultimo periodo del brano sopra riportato chiariscono il significato delle precedenti esortazioni. Sulla verginità San Paolo non dà un comando del Signore, ma un suo consiglio personale, consiglio che alla luce di quanto chiarito nelle frasi successive appare come una chiarissima illuminazione dello Spirito, e si rivela pertanto Parola di Dio. Una Parola che, ovviamente, non è un comando, ma un invito a crescere nella santità sollevandoci già da questa esperienza terrena al di sopra delle cose del mondo per camminare come angeli sulle vie dello spirito. Il punto del discorso non è tanto la verginità, quanto il legame che nella vita abbiamo con le cose e le situazioni del mondo. In tempo di quaresima, ed esattamente con l’imposizione delle ceneri, la Chiesa ci ricorda che tutto quanto appartiene al mondo, compresa la nostra vita, passa e torna alla polvere: “polvere sei e polvere tornerai”. Occorre, dunque, tenere sempre presente la caducità della condizione terrena per dare alla nostra vita un’impronta di vera eternità. Siamo essere mortali e con la morte nulla porteremo con noi dei beni della terra! Questa condizione di precarietà, spesso la dimentichiamo, convinti che la morte non ci toccherà mai e che i beni materiali ci potranno servire nel futuro. Accumuliamo beni affannandoci, solo per ammassarli, per sete di ricchezza e brama di potere, ma questi beni sono proprio quelli che non produco futuro, che si corrompono, che tornano nella polvere con il nostro corpo, che muoiono insieme ad esso, che non seguono le vie dell’anima, che non possono dare sostegno allo spirito, che non danno speranza dopo la morte. Questi beni non producono eternità, semmai la osteggiano, impedendo all’uomo di indirizzarsi già su questa terra sulle vie che salgono in Paradiso. La vita terrena rispetto al tempo dell’eternità passa in un baleno, senza mai più tornare, ma condizionando in maniera decisiva l’avvenire che la segue. San Paolo, con questo brano, ci ricorda che la vera vita è proprio quella dell’eternità e ci invita pertanto a iniziare già da questo tempo terreno a camminare per tale via al fine di godere in anticipo tutte le bellezze celesti dell’esistenza angelica. Essere come gli angeli significa camminare al di sopra delle necessità terrene, superandole con l’appagamento dello spirito, dono gratuito che si riceve con la partecipazione all’amore divino.
Capo d’Orlando 10/08/2014
Dario Sirna