SALMO 92
Buongiorno a tutti,
lampada ai passi di questo nuovo giorno sono le parole del Salmo 92, di seguito riportato:
Il Signore regna, si ammanta di splendore; †
† il Signore si riveste, si cinge di forza; *
rende saldo il mondo, non sarà mai scosso.
Saldo è il tuo trono fin dal principio, *
da sempre tu sei.
Alzano i fiumi, Signore, †
alzano i fiumi la loro voce, *
alzano i fiumi il loro fragore.
Ma più potente delle voci di grandi acque, †
più potente dei flutti del mare, *
potente nell’alto è il Signore.
Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, †
la santità si addice alla tua casa *
per la durata dei giorni, Signore.
Il Salmo è un bellissimo inno che celebra Dio, Signore del cielo, della terra e del tempo. Il Salmista dà per scontato che il Signore è il creatore del cosmo e più che soffermarsi su questo aspetto preferisce approfondire e cantare l’amore di Dio per tutto ciò che ha creato. Questo amore qui non viene fatto emergere dall’atto della creazione, ma piuttosto dall’interesse con cui Dio da quel momento in poi ha seguito e segue le sorti del cosmo e della vita dell’uomo. Dio non ha realizzato la sua creazione per poi abbandonarla a se stessa, ma l’ha realizzata per amarla e per beneficarla. Ecco, dunque, che il Salmista esordisce proprio affermando che “Dio regna”, volendo con ciò non solo proclamare la regalità di Dio su tutto ciò che esiste, ma volendo proprio richiamare l’attenzione sull’impegno grande con cui Dio mantiene l’ordine nel cosmo e nella storia dell’uomo. Qui ad essere contemplata dall’Orante non è la regalità in sé di Dio, ma il suo manifestarsi attraverso l’interesse e la opere compiute da Dio per attuare il suo disegno d’amore. Così quando il Salmista dice che il Signore “si ammanta di splendore”, “si riveste e si cinge di forza”, egli non si riferisce alla contemplazione di un Dio che siede tranquillo e beato nella sua gloria celeste, disinteressato a ciò che accade nel mondo, ma si riferisce, invece, allo splendore e alla forza che emergono dall’amore con cui Dio rende saldo il mondo, con cui cioè Egli lo mantiene in vita, sottraendolo dall’azione del male. In sostanza la regalità di Dio viene contemplata nel momento in cui essa stessa viene esercitata, durante l’azione. Questo particolare modo di cantare l’amore di Dio per l’uomo, per la sua storia e per il cosmo di cui egli fa parte, è utilizzato dal Salmista non solo per affermare la signoria di Dio su tali realtà, ma soprattutto per rassicurare queste ultime realtà dal pericolo di grandi sconvolgimenti che potrebbero cancellare la vita dalla faccia della terra in un attimo e stravolgere il volto del creato, rendendolo inospitale e orrido. Ma Dio ha creato la terra “non come un’orrida regione” ma come un paradiso destinato all’uomo e perciò se ne prende cura “fin dal principio”. La manifestazione della regalità di Dio non si ferma a questo dominio sulle forze che mantengono in equilibrio il cosmo e consentono la sussistenza della vita, ma si allarga alla sua teofania terrestre, ossia alla manifestazione della sua presenza in mezzo agli uomini attraverso il dono della Legge, degli insegnamenti, della santità del Tempio e soprattutto di Cristo Gesù: l’Emmanuele, il Dio con noi. In Cristo la regalità di Dio si afferma sulla natura umana, che viene sottratta definitivamente dal dominio del nemico per essere innalzata alla gloria del Paradiso e al premio della vita eterna. La voce del Risorto echeggia ora su tutto il creato per proclamare il sublime canto della salvezza, manifestando così una regalità che viene partecipata ad ogni uomo con la vittoria definitiva sul male, sul peccato e sulla morte.
Capo d’Orlando, 01/10/2012
Dario Sirna
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