MATTEO 10, 7-13
Buongiorno a tutti,
i seguenti versi del Vangelo di Matteo sono la guida del nostro cammino di oggi:
“Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi.”
Questo brano del Vangelo di San Matteo ci descrive la condizione del cristiano in cammino, del cristiano che si muove in ottemperanza alla missione affidatagli da Cristo. Tutti noi cristiani siamo “inviati” dal Signore nel mondo per fare “strada”. Cosa dobbiamo fare durante tale cammino? In cosa consiste la missione che dobbiamo portare a compimento? Quali sono le coordinate della strada da seguire? La risposta a tutte domande la troviamo nel Vangelo stesso, ossia nelle stesse parole con cui Cristo ci affida la missione da effettuare. La prima condizione essenziale che emerge da queste parole è la totale fiducia in Dio. Chi decide di mettersi in cammino per il Signore, ossia di fare strada per servire Cristo deve fidarsi totalmente di Lui e deve riporre tutte le sue forze in Lui. Se così non è, non sarà possibile portare a compimento l’incarico ricevuto. Il cammino infatti non è semplice in quanto è continuamente insidiato dalle tentazioni e dal rifiuto dei fratelli verso cui la missione è indirizzata. Le tentazioni più grandi sono dovute alla povertà del nostro amore per Dio. Se l’amore per il Signore non è al primo posto nella nostra vita non possiamo prenderci questo impegno perché non saremmo in grado di onorarlo. Solo dall’amore per Dio, infatti, possiamo trarre nel nostro cuore quella fiducia verso il Signore che ci rende capaci di predicare il regno di Dio e di confermare tale realtà con l’esempio del nostro comportamento e della nostra testimonianza. Predicando il regno di Dio dobbiamo essere convincenti e per essere convincenti dobbiamo dare prova su noi stessi di quanto predichiamo. Ciò significa che predicando il bene e la salvezza donati da Dio dobbiamo dare prova di tali realtà attraverso le guarigioni, gli esorcismi, la risurrezione, la purificazione dei fratelli bisognosi di aiuto con la preghiera di invocazione innalzata al Padre per mezzo di Cristo. Questi “segni”, oltre che avvantaggiare coloro che li ricevono con il beneficio fisico che da essi ne deriva, trasferiscono loro l’importante e indispensabile dono delle fede in Cristo, obiettivo centrale della nostra missione. Ma per riuscire in questo i primi a credere nella potenza guaritrice della Parola di Dio dobbiamo essere noi. Solo se la nostra fede è talmente salda da non mettere assolutamente in dubbio l’intervento del Signore in seguito alla nostra preghiera possiamo compiere questo importante passo. Non si tratta di dimostrare la nostra santità, ma solo di indicare ad ogni uomo che la sua salvezza è nel Signore Cristo Gesù. Se le nostre intenzioni sono pure e hanno come obiettivo questo unico scopo e se la nostra fede nella Parola di Dio è sufficientemente grande noi possiamo compiere questo importante servizio ai ostri fratelli. Un servizio, che ripetiamo deve essere visto non in funzione della nostra gloria, ma in funzione del bene che il Signore concede all’uomo con il dono della fede. E’ questo bene che noi dobbiamo consegnare ai nostri fratelli, perché tramite esso, possano scoprire le vie della salvezza e il cammino dell’amore eterno. La nostra missione è dunque anche testimonianza di fede, testimonianza che serve a confermare quanto noi stessi generosamente vogliamo consegnare al mondo dietro il mandato ricevuto dal Signore stesso. Questa testimonianza non può essere limitata alla prova del bene che si riceve da Dio aderendo con totale fiducia alla sua Parola, ma deve anche rispecchiare la conversione che tale Parola ha prodotto nella nostra vita. Come avviene questo? Vincendo tutte le tentazioni che incontriamo continuamente nel percorso intrapreso. Fidarsi completamente dell’amore di Dio significa anche rinunciare totalmente a ogni altro bene e a ogni vanità proposta dal mondo. Per questo occorre fuggire alla tentazione del denaro, alla tentazione dell’oro, alla tentazione della gloria, alla tentazione del potere e confidare totalmente in Dio. Per essere credibili agli occhi dei fratelli cui indirizziamo la missione affidataci da Cristo dobbiamo dimostrare chiaramente e senza ombra di dubbio alcuno il nostro totale distaccamento dalle cose della terra, sicuri che Dio, da cui proviene ogni provvidenza, si prodigherà a non farci mancare nulla di quanto a noi è veramente necessario e che ricompenserà pienamente ogni nostro sacrificio compiuto per amore suo e dei fratelli nella vita eterna. Tutto ciò che Dio non ci concede e tutto ciò che invece il nostro cuore vorrebbe avere e da cui non vorrebbe mai distaccarsi è un danno per noi, un impedimento alla nostra crescita nell’amore di Dio e nella carità per il prossimo. Il distaccamento dalle cose terrene e dai beni materiali rende il nostro cuore sempre libero e pronto a rispondere a ogni richiesta del Signore, facendoci vivere la nostra sequela di Cristo non come un sacrificio e una rinuncia alla gioia del mondo, ma come una grazia celeste. Siamo dunque sempre generosi nel servire il Signore e facciamo tutto senza scopo, gratuitamente. Come gratuitamente fruiamo della grande generosità di Cristo, con altrettanta gratuità concediamo la nostra generosità e carità ai fratelli che incontriamo sul nostro cammino, certi che tutto quanto togliamo a noi stessi per darlo agli altri non è perso ma guadagnato. Inoltre, facciamo sempre tutto con la inimitabile leggerezza dell’amore.
Capo d’Orlando, 11/06/2013
Dario Sirna.