BIANCAVILLA – PASSEGGIANDO SUI CALANCHI – SECONDA PARTE
Continua il nostro viaggio nel territorio dei Calanchi di Biancavilla. |
Il reportage di oggi aggiunge al precedente, disponibile all’indirizzo https://camminoin.it/2014/02/12/calanchi-di-biancavilla/, la documentazione di un nuovo tratto adiacente al precedente per cui le immagini proposte seppur diverse appartengono allo stesso contesto e hanno numerosi richiami con le gallerie precedenti. Potrebbe sembrare ripetitivo restare nella stessa zona e mostrare immagini nuove dello stesso posto, ma il nostro compito è di cogliere anche i particolari e di offrire, a coloro che per un qualsiasi motivo non ne hanno la possibilità, l’opportunità di effettuare da casa un viaggio virtuale che consenta di regalare loro il maggior numero possibile di emozioni e di sensazioni che un posto riesce a stimolare nel cuore di chi lo visita. Certamente ogni risposta è soggettiva e ognuno di noi reagisce a modo suo, per questo motivo un insieme di foto esaustivo può dare un’idea realistica, un’idea che non falsa la realtà, né la fa apparire quello che non è, creando illusioni. L’emozione di una bella foto spesso inganna e crea nell’immaginario personale attese mai riscontrabili sul posto, o, al contrario la povertà di poche foto non fa giustizia a una realtà molto complessa e indescrivibilmente bella. I calanchi vanno visti sia nell’insieme del contesto da cui emergono, sia nel dettaglio delle singole parti. Questo secondo passaggio è fondamentale perché è proprio all’interno delle varie unità di cui esse si compongono che si può respirare la vera atmosfera del Calanco e viverla fino in fondo.
I calanchi di Biancavilla non vanno osservati dall’alto delle colline circostanti ma vanno vissuti passeggiandoci dentro e camminandoci sopra, percorrendo uno ad uno tutti gli infiniti crinali in cui si ramificano. È solo effettuando questo tipo di approccio che si può dire di aver conosciuto davvero i calanchi. Queste terre nude si offrono ai piedi dell’uomo con passione, quasi desiderose di conquistare i loro cuori e di occupare in essi un posto insostituibile. Passeggiando sul Calanco, mentre lo sguardo vola da un dorso a un altro in cerca di una successiva emozione e in corsa per divorare voracemente ogni piccolo spunto, la terra calpestata entra nell’anima e fluisce nella mente per creare un legame unico e immortale. Il gioco della seduzione è presto fatto, colori e sfumature nella terra vengono sfoggiati dai pendii come abiti di raffinata eleganza. Analogamente, come in un corpo nudo, essi scolpiscono e gonfiano i muscoli delle montagne mostrandone tutta la loro infinita virile bellezza naturale.
Ma a cosa serve tutta questa seduzione offerta gratuitamente dalla natura?
Serve solo a risvegliare nell’uomo l’educazione all’amore, alla bellezza, al rispetto, alla laboriosità, alla fiducia, alla fedeltà, all’ottimismo, alla gioia e alla felicità, per dare ad ognuno di noi la certezza che non siamo soli, che siamo amati, che la morte e la sofferenza sono state sconfitte dall’amore, che la vita non finisce mai, che quando un nostro fratello ci delude e non ci ama più o quando la società ci emargina, abbiamo Qualcuno su cui contare che non ci abbandonerà mai, che ha già dato tutto se stesso per ognuno di noi, che attende solo di essere conosciuto e compreso per essere accolto con fiducia illimitata e incondizionata.
L’uomo non è fatto per vivere da solo, né per soffrire, né per odiare, e anche quando nella sua vita su questa terra non riesce a trovare un’anima gemella, egli ha in sé una soluzione che vale in tutte le condizioni, in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Questa soluzione si chiama Cristo Gesù. Cristo è il nostro creatore, Cristo è il nostro salvatore, Cristo è il nostro alleato, Cristo è l’unica certezza su cui possiamo contare sempre e in particolare quando il nostro cuore si ammala e non crede più all’amore.
Punto fondamentale per relazionarsi con Dio è l’amore, se pensiamo e vediamo Dio con un occhio diverso da quello dell’amore non riusciremo mai a metterci sulla sua lunghezza d’onda e, se anche Lui si rende prossimo a noi stessi più di qualsiasi altra persona cara, come in effetti sempre è, noi non lo riusciamo a vedere, non riusciamo a sentirlo e cosa più grave non riusciamo a dialogare con Lui e a farci guidare da Lui verso la felicità senza fine.
Dio lo si incontra nel bene disinteressato per i fratelli e per il creato, Dio lo si incontra nelle carezze, nella dolcezza, nelle attenzioni, nei sacrifici, nella fedeltà, nella carità, nella fiducia, nei baci e in ogni altra cosa donata ai nostri fratelli per il gusto di sollevarli dal dolore e di condurli nell’amore.
Capo d’Orlando, 18/02/2014
Dario Sirna.
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