ATTI DEGLI APOSTOLI (3, 1-11)
Buongiorno a tutti,
oggi attingiamo nutrimento dai primi dieci versi del capitolo 3 degli Atti degli Apostoli, di seguito riportati:
1 Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. 2Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio.3Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. 4Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». 5Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 6Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». 7Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio10e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.
Questa pagina del Nuovo Testamento è ricchissima di tanti spunti di crescita cristiana. Abbiamo la figura dello Storpio dalla nascita, in cui ognuno di noi può identificarsi. La malattia che colpisce questo uomo, non ferisce solo i suoi arti, impedendogli di muoversi, ma colpisce tutta la sua persona e in particolare la sua dignità. Ma non è una malattia contratta durante la vita, in quanto la porta con se dalla nascita stessa. Anche l’uomo, già dalla nascita, porta sulle sue spalle il peso mortificante del peccato originale. Lo Storpio è abbandonato alla cura e alle attenzioni dei suoi cari e quindi non viene introdotto nel Tempio, ma viene posto davanti alla porta di accesso al Tempio, con lo scopo di raccogliere, per pietà, un po’ di elemosina. Allo stesso modo l’uomo abbandonato a se stesso, nella condizione di peccato originale, non può entrare nel Tempio Celeste, ma è costretto a restare fuori delle porte del Paradiso. Il “Tempio” per lo Storpio non è punto di incontro con Dio, ma luogo di umiliazione e di sopravvivenza. Allo stesso modo il Mondo per l’uomo, se in esso non incontra Cristo, umilia continuamente la sua dignità, sottomettendolo alla triste condizione della schiavitù del peccato. Solo l’incontro con il Signore stravolge la vita dell’uomo, riempiendola di significato e di gioia. Prima dell’incontro con Cristo, l’uomo vive una condizione di miseria umana, in cui è umiliato nella dignità, sopraffatto nella condizione, sottomesso nella società, ridotto all’elemosina. In Dio ciascuno di noi trova il suo spazio, la sua realizzazione, la sua importanza e la sua dignità. L’amore di Dio non fa differenze fra soggetto e soggetto, ma è universalmente riversato in ugual misura, la massima, su tutti. Il sangue di Cristo non viene versato per una singola persona, o per un singolo popolo, ma per l’umanità intera. Essere destinatari di questo grande dono, effuso in pienezza per ciascuno di noi, ci obbliga a rispettare e amare il nostro fratello al pari di noi stessi, a guardarlo con gli stessi occhi con cui guardiamo noi stessi, a vederlo amato da Cristo nella stessa misura in cui Cristo ama noi. Questo brano degli Atti degli Apostoli ci insegna proprio che è obbligo di ogni cristiano prendersi cura delle infermità spirituali dei fratelli, oltre che di quelle fisiche, affinché ogni uomo possa vivere la condizione di dignità donataci da Dio attraverso Cristo.
Gli apostoli, non hanno nulla di materiale da consegnare allo Storpio, né gli offrono le loro attenzioni umane, essi gli consegnano l’unica vera ricchezza che possiedono, ossia l’unica vera ricchezza di tutto l’universo, il nome di Gesù Cristo. Lo Storpio, accoglie questo nome e grazie ad esso entra nel vero Tempio del Cielo, ove partecipa con dignità di figlio alla contemplazione e lode di Dio. La forza del nome di Gesù Cristo guarisce nel corpo e nello spirito, fa risorgere l’uomo a vita nuova, lo introduce all’interno del Paradiso Celeste.
Capo d’Orlando, 30/06/2012
Dario Sirna