DA VILLA MIRAGLIA A MONTE SORO – CAMMINANDO SOPRA METRI DI NEVE
![]() |
Infervorati dalla bellissima escursione effettuata nella zona dei laghi compresa tra Floresta e Tortorici ci aspettiamo di rinnovare le emozioni regalate dalla neve recandoci nel punto più alto della catena Nebroidea.
Già qualche chilometro prima di Portella Femmina Morta lo spessore della coltre nevosa è eccezionalmente rilevante, prova ne sono i cartelli della segnaletica stradale verticale, di cui a stento si riesce a vedere la parte sommitale del segnale. La neve nella zona della portella è altissima, ma il suo spessore rispetto a qualche giorno addietro, sembra ridotto, mancando degli strati più superficiali. Negli ultimi giorni di Febbraio, infatti, a causa dell’incremento termico, le precipitazioni hanno assunto carattere prevalente di pioggia anche a queste alte quote. Lasciamo la macchina e a piedi, camminando sulla neve compattata dal gatto delle nevi, ci dirigiamo verso la pista di scii di fondo. Dopo avere ammirato la bellezza del paesaggio dominato da un’Etna innevatissima, ci dirigiamo verso la pista che conduce alla vetta di Monte Soro. Qui la neve raggiunge i 3 metri di altezza e mostra una faggeta completamente sommersa fino alle branche superiori dei più alti esemplari. Il bosco è fittissimo e nonostante sia spoglio nasconde con i fitti rami degli alberi tutto il panorama. A terra il bianco della neve è un compatto tappeto abbagliate su cui è piacevole camminare, attorno a noi il bosco ci avvolge come una grigia coperta di legno, in alto il cielo blu turchino ci trasmette tutta la luce e il calore di un sole abbagliante. La giornata è bellissima, il cielo è limpido, l’aria è tersa e ferma, la temperatura è piacevole. La passeggiata nel bosco innevato è come una passeggiata nel nostro mondo interiore. Le uniche interferenze col mondo esterno sono richiamate dall’azzurro splendente del cielo e dal candore abbagliante della neve, tutto il resto ci immerge in un silenzio e in una pace che si trasmettono direttamente all’anima. Interiormente ci rilassiamo gustando fino in fondo il riposo invernale della natura. La salita è lunga diversi chilometri, ma già arrivati a metà percorso l’altezza guadagnata riesce a liberare ad ovest la vista dalle fratte del bosco. Si apre così agli occhi un paesaggio che sorvolando su tutte le bianche e arrotondate cime della catena dei Nebrodi si ferma sulle vette innevatissime delle Madonie. Rispetto a tutto il contesto, nello sfondo azzurro del cielo, esse spiccano non solo per l’imponenza con cui sovrastano incontrastate su tutta la costa Tirrenica della Sicilia, ma anche per il loro spendente candore, esaltato ulteriormente dalla totale scopertura dei versanti esposti a Est. Mentre infatti i Nebrodi, seppur ugualmente innevati, nascondono il loro candido mantello sotto la fitta boscaglia che li ricopre per estese superfici, le Madonie, essendo in quota libere da vegetazione, mettono in chiara evidenza tutto il loro eccezionale carico invernale di precipitazioni nevose, sfoggiato quasi come a volersene fare un vanto. Salendo oltre la radura, il bosco si infittisce nuovamente, anzi i faggi sembrano recuperare lo spazio lasciato libero nella radura infittendosi molto più di prima e crescendo rigogliosamente sotto la spinta di un vigore da grande foresta. In assenza della strada percorsa e dei segnali guida in essa installati sarebbe impossibile orientarsi e districarsi nel bosco. Le maglie strettissime e aggrovigliate dei rami delle chiome impedirebbero non solo di cercare a vista un punto di riferimento ma renderebbero impossibile ogni movimento in mezzo ad esse, creando, inoltre grande confusione in un ambiente caratterizzato solo ed esclusivamente da rami tutti identici tra loro. Una vera e propria foresta, fitta, intricata, impenetrabile persino alla vista. Nonostante i rami siano totalmente spogli la densità del bosco è talmente alta da impedire anche ai raggi solari di penetrare al loro interno, cosicché il manto nevoso sotto gli alberi rimane in una condizione di costante ombra/penombra. Nel periodo estivo la verde vegetazione delle fronde crea un sottobosco completamente buio. Più saliamo e più la neve cresce in spessore e bellezza. Gli alti fusti dei faggi rimangono totalmente sepolti sotto strati di metri di neve, degli esemplari meno alti emergono solo le cime. Nella neve candidissima le cortecce grigio-marrone dei rami degli alberi sono notevolmente abbellite da grandi macchie argentee dovute alla presenza di prosperosi licheni e muschi. La natura con grande armonia gioca a disegnare e dipingere quadri di indescrivibile bellezza usando come tele le cortecce del legno, i rami degli alberi e la candida coltre di neve. Qui non è una sua manifestazione spettacolare a catturare la nostra attenzione, ma una sua manifestazione artistica di grande raffinatezza e grazia. L’anima viene rapita dalle forme, dai toni, dai colori, dagli accostamenti e dagli accoppiamenti di questi ultimi. Lo sguardo penetra nel labirinto dei rami perdendosi in infiniti percorsi tutti simili tra loro. Le ardite e nascoste geometrie della foresta mostrano la sapiente mano del grande Creatore. Quanta cura, quanta attenzione, quanta pazienza e soprattutto quanto amore si rivela ai nostri occhi nell’ammirare e contemplare la maestosa bellezza della faggeta. Alberi stretti e uniti tra loro come a formare un unico esemplare. Le loro radici, ancorate alla terra, affondano nelle profondità del suolo mentre le loro chiome, in cerca di sole, si innalzano in cielo, sfidando la gravità. In questo equilibrato gioco di forze opposte si sviluppa la vita. Continuiamo a salire assaporando lentamente ogni singolo boccone di questo gustoso antipasto. Salendo ulteriormente scolliniamo un versante e ci ritroviamo in direzione della vetta. Qui il bosco si fa più rado, la neve è altissima, la vista comincia a riprendere spazio, il cielo si allarga in tutte le direzioni. Di fronte a noi svettano le imponenti antenne sommitali. Raggiungiamo la cima e il panorama allarga il suo angolo ad un giro completo. A Nord lo sguardo vola libero sopra le nubi che lontane coprono il Tirreno fino a perdersi nell’orizzonte. Immerse nell’azzurro le cime delle Eolie emergono dalla soffice coltre nuvolosa. Risalendo con gli occhi dalla costa verso la montagna, immersa in una cornice di fitti boschi di nude querce, troviamo la visione area di San Fratello. Salendo oltre, il bosco sembra emergere da un bianchissimo tappeto di neve. A Ovest il panorama è dominato dallo scenario luccicante delle bianchissime Madonie, mentre a Sud Est svetta sfolgorante di bianco una magnifica e fumante Etna. Facendo il giro della vetta e portandoci oltre le antenne, ad Est intravediamo, tra fittissimi boschi di faggio sepolti dalla neve, sua altezza, la regina Serra del Re e tutte le principesse e dame di corte. Lo scenario è unico, indescrivibile per bellezza e suggestione.
Sulla vetta ci sentiamo nel cielo o meglio sentiamo il Cielo scendere e adagiarsi su di noi. Nello spettacolo naturale offertoci dal Creatore tutte le emozioni che spontaneamente nascono nel cuore ci conducono unicamente alla preghiera e alla lode.
Capo d’Orlando 03/03/2012
Dario Sirna