GOLE RANCIARA – LA CASCATA

Cascata Ranciara 3-0009PELORITANI – LA CASCATA RANCIARA

Nel precedente reportage sulle Gole Ranciara abbiamo documentato la bellezza della gola che introduce alla omonima cascata senza però occuparci di essa.

In questa pubblicazione la nostra attenzione è invece direttamente centrata sul tale salto che per la sua bellezza e importanza merita di essere presentato in dettaglio. Camminando all’interno della Gola improvvisamente la stessa è sbarrata da un muro di roccia grigia alto più di venti metri  da cui,  in un unico getto, le acque del fiume si buttano dal piano superiore al piano inferiore della gola. Il salto compiuto dalle acque del fiume è unico e non presenta né rimbalzi intermedi  né sbavature laterali che possano interrompere l’armonia della cascata. La violenza con cui il getto in caduta batte sul piano sottostante scava in continuazione la roccia e forma ai piedi della cascata una piscina profonda e turbolenta   che sconsigliamo di attraversare. La cascata è circondata da alti muri di roccia grigia, rosa e gialla, che sono un’ostacolo serio al cammino in risalita della gola. Tuttavia a sinistra della cascata il fronte roccioso è affrontabile per i più esperti e coraggiosi e per gli amanti dell’arrampicata libera. Su questa porzione di roccia si riesce a salire fino ad arrivare sul piano superiore, da dove lo spettacolo della cascata è senza dubbio il più completo e affascinante.

Noi abbiamo scattato fotografie da tutti i punti prospettici raggiungibili, ma ovviamente non è necessario mettere a repentaglio la propria incolumità per visitare questo posto, è sufficiente raggiungere la cascata dal basso per godere di uno spettacolo già molto appagante. La Gola in corrispondenza della cascata non si restringe, come solitamente accade in questi casi, ma continua a mantenere la stessa ampiezza iniziale tant’è che la cascata non occupa tutto lo strapiombo roccioso da cui precipita ma si colloca sul fianco destro dello stesso, ove le acque del fiume sembra abbiano trovato un letto più tenero da scalfire. Solo nelle immediate vicinanze del getto la forza trivellante dello stesso ha eroso il manto roccioso al punto da scavare  il classico canalone semicilindrico e parzialmente chiuso che solitamente fa da cornice alle cascate. Tutta la base di questo canalone è occupata dalle acque della piscina  per cui lo stesso non è visitabile se non bagnandosi e col rischio serio di farsi una bella doccia fredda.  Per questo motivo non è possibile avvicinarsi troppo al salto della cascata. Nonostante ciò la bellezza della cascata non è per niente compromessa, anzi è ulteriormente esaltata dalla architettura rocciosa che la circonda.

Questa cascata è senza dubbio una delle meraviglie più importanti dei monti Peloritani i quali contrariamente ai Nebrodi, avendo sia il versante Nord che il versante Sud direttamente  esposti alle correnti marine e degradando, in entrambi i suddetti versanti, sul litorale marino, sono ricchi di pregevoli bellezze naturali da tutte e due i lati. Ciò non accade nella catena montuosa dei Nebrodi ove analoghe bellezze sono concentrate principalmente solo sul versante Nord, quello appunto che degrada direttamente sul Tirreno. La cascata Ranciara è il tipico esempio di bellezza naturale siciliana selvaggia. Essa ha un gusto fortemente mediterraneo grazie alla ricchezza della vegetazione spontanea che la circonda. Nella gola ci sono segni di vecchie strutture umane realizzate per sfruttare in qualche modo le acque della cascata, presumibilmente per scopi irrigui, ma lo stato di abbandono in cui esse versano poco impatta con l’armonia del luogo, la quale dunque resta per lo più intatta e caratterizzata unicamente dall’asprezza della natura. Grazie alla impraticabilità del posto questa perla della creato mantiene quasi inalterato il suo splendore naturale e si presenta al visitatore col fascino irresistibile di un gioiello incontaminato.

Tutte le indicazioni necessarie per raggiungere il posto sono disponibili al seguente link: https://camminoin.it/2014/11/03/gole-ranciara-prima-parte/

Capo d’Orlando 29/10/2015

Dario Sirna

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