GLI SARA’ DATO IL PANE, AVRA’ L’ACQUA ASSICURATA

ISAIA, 33 13-16

Buongiorno a tutti,

oggi seguiamo il cammino indicatoci dalle seguenti parole del Profeta Isaia:

«Sentiranno i lontani quanto ho fatto, *
sapranno i vicini qual è la mia forza».

Hanno paura in Sion i peccatori, *
lo spavento si è impadronito degli empi.
«Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante? *
Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?».

Chi cammina nella giustizia *
ed è leale nel parlare,
chi rigetta un guadagno frutto di angherie, *
scuote le mani per non accettare regali,

si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue *
e chiude gli occhi per non vedere il male:

costui abiterà in alto, †
fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, *
gli sarà dato il pane, avrà l’acqua assicurata.

In questo cantico di Isaia, Dio si rivolge al mondo intero, interpellando sia i paesi più lontani della terra, quelli posti agli estremi confini del mondo, sia Isdraele, che, come popolo di Dio e dell’alleanza con il Signore, è la nazione più vicina. Qui il termine di misura delle distanze è rappresentato non tanto dalla posizione geografica ma dall’intensità del  rapporto con Dio e dalla realtà della rivelazione. Per Isdraele, in cui Dio si manifesta come Emmanuele, ossia come presenza che abita in mezzo al popolo, tale distanza è inesistente, mentre per tutti gli altri popoli della terra tale distanza è tanto più rilevante quanto più i rapporti con Isdraele sono tesi, chiusi o del tutto inesistenti. Dio, in questo cantico, con questo suo appellarsi a tutti gli abitanti del mondo ci tiene dunque a precisare che Egli è il Dio del Cosmo, il Dio di tutti, il Dio che ha fatto tutto, che tutto governa e che tutto segue e cura, con il medesimo interesse e lo stesso amore.  Pur tuttavia le parole del primo verso del cantico hanno anche un tono di minaccia, o più propriamente di giudizio. Il Signore sembra esprimersi e manifestarsi al suo popolo annunciando  un provvedimento che avrà ripercussioni su tutta la terra in quanto la forza che Egli metterà in campo sarà talmente potente da arrivare fino ai popoli più lontani del mondo. L’espressione incute timore, perché lascia presagire grandi stravolgimenti che interesseranno in prima persona il popolo di Isdraele e che avranno la loro eco sul resto del cosmo. Più precisamente Dio annuncia una sua azione che colpirà direttamente Isdraele e che servirà da ammonimento per gli altri popoli. Isdraele, infatti, farà diretta conoscenza dell’entità della forza del Signore quando essa si scatenerà, mentre tutti gli altri popoli di essa percepiranno solo la voce che  racconta quanto avrà compiuto.  Questa premessa fatta da Dio introduce l’argomento oggetto del messaggio divino conferendogli una importanza notevolissima. Il Signore si rivolge al suo popolo per richiamarlo alla conversione del cuore attraverso la conduzione di una vita morale perfettamente in linea con la legge e con gli insegnamenti della parola di Dio. La minaccia del fuoco infernale per i peccatori che abbandonano Dio e si danno al male diventa spavento e paura per gli abitanti di Sion che si sono allontanati dalle vie del Signore. Le stesse fiamme e lo stesso fuoco sono invece del tutto inoffensivi e inefficaci contro chi segue attentamente la legge e nella  sua vita si impegna a mantenere una condotta morale integra e perfettamente corrispondente alle aspettative di Dio. Per i giusti, che ascoltano la voce di Dio e la seguono nella vita, la paura delle fiamme è totalmente fugata dalla sicurezza garantita dalla fortezza edificata per loro sulle rocce più alte del cielo, laddove il pane e l’acqua non mancano mai nel convito celeste a cui sono eternamente invitati. La parola di Dio riferita dal Profeta è profezia che si avvera  con Cristo Gesù. L’azione minacciata da Dio, non è infatti un provvedimento, ma una persona inviata sulla terra per salvare tutto il mondo. Cristo Gesù è il vero giusto che attraversa le fiamme dell’inferno per liberare da esse tutti i peccatori. Egli è il Giusto della profezia, Colui che può abitare “presso un fuoco divorante” senza essere divorato, Colui che può abitare “tra le fiamme perenni” senza essere bruciato. Egli è Colui che “abiterà in alto”, Colui che costruirà il suo “rifugio” in fortezze edificate sulle rocce, Colui nella cui casa  non mancheranno mai “pane” e “acqua”. Egli è Colui che in mezzo al deserto della morte realizza la via della salvezza e della vita eterna. La voce di Dio annunciata in questo cantico dalla profezia di Isaia è ancora in giro per le vie del mondo, essa oggi si rivolge ad ognuno di noi sempre  per invitarci alla conversione e per metterci in guardia dal pericolo mortale del peccato. Ad essa si è però unita anche la voce del Giusto che, avendo ascoltato in tutto la voce di Dio e avendo risposto ad essa con un’obbedienza perfetta, ha costruito un rifugio  sicuro per tutti coloro che a Lui si affidano nel cammino della vita. Camminare con Cristo significa, dunque, riuscire a passare in mezzo al fuoco divorante dell’inferno senza essere bruciati, ossia liberarsi del peso e della gravità del peccato senza doverne pagare le conseguenze, ed entrare  nella fortezza della salvezza ove il pane e l’acqua sono sempre assicurati. Cristo con l’acqua del Battesimo spegne le fiamme dell’inferno che sono pronte a divorarci per il peccato originale e allo steso tempo ci introduce in quella fortezza inespugnabile, che è la Chiesa, costruita sulla roccia, al cui interno Egli stesso ci nutre con il pane Eucaristico e ci disseta con l’acqua viva della sorgente dello Spirito Santo.

Capo d’Orlando, 14/10/2012

Dario Sirna

 

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