IN BILICO SUL PIEDISTALLO DI CAPO CALAVA’
Durante l’escursione compiuta lungo il sentiero naturalistico Calavà, di cui la settimana scorsa abbiamo pubblicato il relativo reportage, abbiamo effettuato anche l’esplorazione della sommità del Capo. Con questo articolo vi proponiamo la relativa documentazione per testimoniare la bellezza travolgente del posto. |
Al Capo si accede dal sentiero naturalistico sopra citato, imboccando una deviazione che si trova proprio in corrispondenza della schiena di questa enorme falesia. Il percorso è di media difficoltà, solo alcuni punti obbligatori richiedono maggiore attenzione e tanta prudenza. Il sentiero non è lungo, ma pieno di ostacoli che obbligano l’escursionista ad arrampicarsi sugli spuntoni di roccia, specie nel tratto iniziale, quello che corrisponde alla sella. Il Capo, visto dal sentiero naturalistico cambia completamente fisionomia, assumendo una forma appuntita e slanciata, completamente differente dalla forma tondeggiante e dolce cui siamo abituati a vederlo dalla litoranea. Questa particolare trasformazione della sagoma rocciosa è dovuta ad una vertiginosa e improvvisa impennata della falesia del versante est. Su questo versante, infatti, le rocce assumono una violenta orientazione verticale, che dal livello del mare le solleva in uno spettacolare e altissimo strapiombo. Dal versante est lo strapiombo, come in un girotondo sollevato sul mare, si allarga al versante nord fino a ruotare sul versante ovest. In questo irto e stretto passaggio di curvature chiuse la roccia incontra le azzurre acque del Tirreno, che come obbedienti e affezionate schiave si prostrano ai loro piedi in segno di totale sottomissione e di perenne adorazione. Queste falesie sono senza dubbio per altezza, conformazione, struttura e soprattutto per colore le più belle di tutta la nostra provincia. La loro imponenza e inaccessibilità ci impedisce di ammirare tutta la loro straordinaria bellezza specie per la parte bagnata dalle acque del mare. La prospettiva aerea offerta dalla posizione sommitale ci permette di percorrere sul perimetro esterno tutto il limite superiore della falesia e di poterne documentare, ove possibile, il poderoso sviluppo verticale. L’escursione offre così l’opportunità di godere di uno spettacolo unico ed eccezionale, caratterizzato principalmente da eccitanti vedute aree. Lo sguardo ribalzando da una parete all’altra della falesia precipita repentinamente sulle limpide acque del mare attraverso un viaggio prospettico di grande profondità e di vertiginosa velocità. Passeggiare lungo i bordi degli strapiombi è un’esperienza che riempie il cuore di adrenalina, accelera il battito cardiaco, lascia con il fiato sospeso, e produce forti capogiri. Le emozioni indotte sono talmente forti che ad esse a volte si mischia anche il panico dell’immenso spazio vuoto su cui si ergono questi potenti e rossi contrafforti. Ma la sommità del capo non offre solo lo spettacolo della vista aerea sul sottostante mondo, questa, infatti, si allarga anche alle infinite e azzurre distese del Tirreno fino a raggiungere il lontanissimo orizzonte ove gradualmente si arrampica sulla volta celeste per esplorare tutto il telo del cosmo. Il Capo, come tutte le posizioni dominanti, specie quelle che si innalzano verticalmente dalle profondità marine, è infatti un trampolino di lancio verso l’universo, una finestra che partendo dalle bellezze del mondo si apre verso le infinite e immense distese dello spazio cosmico. L’escursione sulla rocca diventa allora un vero e proprio viaggio verso le realtà più lontane e distanti dal globo terrestre. Realtà che a loro volta ci inducono a sforare il confine della materia per entrare nel mondo dello spirito. E’ l’anima che sedotta dalla ebbrezza di una visione così spettacolare e immensa cerca velocemente il suo riferimento divino per trovare l’Artefice della bellezza, il Signore del Creato. Lo spirito con le sue forti esigenze si impone sul mondo e vola verso gli spazi liberi della contemplazione. In questo viaggio non esiste un limite ma solo il desiderio di riempire il vuoto dell’anima con l’amore divino. Il canto della natura traduce questa nostra esigenza interiore, la rapisce dal nostro cuore e la proietta con la sua lode verso Dio, ove essa viene immediatamente accolta. L’anima è così coinvolta nello spettacolo naturale, ove essa si inserisce non come spettatrice esterna ma come protagonista di una storia d’amore. Essa in realtà non fa altro che rispondere al continuo e ripetuto tentativo di seduzione proveniente dalle Altezze Divine. E’ il Signore che, eternamente innamorato dell’uomo, lo cerca in continuazione, come un fidanzato cerca la sua fidanzata e lo fa utilizzando tutti i più raffinati ed eleganti stratagemmi della seduzione dell’anima, ossia ricorrendo alla pace e all’estasi generate dall’armonia della bellezza. Il fascino di Dio diventa allora irresistibile e non lascia alternative, il desiderio di lodare e contemplare la bellezza di Dio diventa un’esigenza immediata, che non può essere differita ad altri tempi, e che va subito assecondata. Lo spettacolo del creato visto da questo piedistallo sollevato sul mare e lanciato nel cielo è un dono del Signore che libera l’anima dal carcere del mondo terreno per trasportarla nel regno dell’amore e della bellezza. Ci godiamo tutte le meraviglie di questo spettacolo naturale e interiore, mimetizzandoci in mezzo alle rocce per restare come esse in perenne ed immutabile condizione di adorazione, con lo sguardo fissato unicamente su Dio. Sentirsi parte della natura acquista per noi un significato nuovo in cui abbandoniamo la veste di spettatori e di protagonisti per indossare i panni di adoratori di Dio. Ringraziamo, come sempre il Signore per la grandiosità delle sue opere, per averci permesso di poterle apprezzare e per averci condotto tramite esse alla contemplazione del suo amore per noi.
Capo d’Orlando, 30/01/2013
Dario Sirna.