GALATI MAMERTINO – VERSO LE SORGENTI DEL CATAFURCO – SECONDO TRATTO

VERSO LE SORGENTI DELLA FIUMARA GALATI – SECONDO TRATTO

Questo articolo  è la parte conclusiva del reportage pubblicato la settimana scorsa sull’escursione effettuata nella porzione della Fiumara Galati compresa tra la gola superiore del Catafurco e  le sorgenti del fiume. Continuando il cammino all’uscita della bellissima gola incontrata a metà percorso il fiume sembra perdere ogni particolarità e mostra un andamento apparentemente tranquillo e ordinario.

Ma osservando bene l’imponenza del costone montuoso che si staglia in direzione sud, dai cui versanti il fiume viene alimentato, e considerato che l’andamento del fiume continua a mantenersi orizzontale e piano, è ovvio attendersi delle possibili sorprese, specie in prossimità delle rocche che si intravedono in lontananza. Il fiume si muove seguendo un percorso sinuoso e non permette quindi alla vista prospettica di trovare un orizzonte lontano che dia ulteriori indicazioni di massima. Le condizioni di luce all’interno del vallone non sono ottimali a causa della tarda ora pomeridiana. I raggi solari sono scesi sull’orizzonte e disegnano ombre scurissime all’interno della fiumara, ombra che rendono sfavorevoli le condizioni di scatto. Risalendo il fiume incontriamo una zona interessante, caratterizzata dalla presenza di grossi massi fortemente colorati di rosso ruggine, le tonalità cromatiche presenti nei monoliti hanno intensità variabile e generano forti contrasti che servono a mettere in rilievo le rocce più cariche di colore, creando una profondità di campo straordinaria e conferendo alla zona un interessante aspetto estetico. Andando oltre il fiume alterna tratti ordinari a piccole zone di grande bellezza. Interessantissima la cornice di verde che riveste le fiancate laterali del Vallone. E’ la propaggine esterna del grande e fitto bosco di faggio che scende dalla Dagara e che ammanta tutto il Cugnuso e Serra Pignataro, fino a perdersi nella Foresta Vecchia della Serra del Re. Tutto l’ossigeno e la frescura del tenero verde di questo meraviglioso bosco di alta quota sembra riversarsi nella grande conca del vallone in cui ci muoviamo. Il nostro campo ottico è fortemente penalizzato dalle ripide e vicine pareti del vallone, per cui non riusciamo neanche a percepire con esattezza la nostra posizione rispetto ai punti di riferimento fissi, quali le Rocche del Crasto, Serra Ladri, Serra Corona, Pritti. Dopo circa 45 minuti di cammino accelerato finalmente lo scenario si apre, il vallone si allunga e di fronte ai nostri occhi si materializza un nuovo spettacolo. La sorpresa è grande perché non avevamo alcuna notizia su questa zona del fiume e la bellezza che essa già a distanza emana è veramente inattesa e molto eccitante. Una serie di massi di dimensioni via, via più grandi anticipa l’evoluzione successiva del vallone. I massi si dispongono sulle due sponde del Fiume, come a formare due cortei laterali che aprono il passaggio all’acqua. Al centro di questa incantevole passerella sfilano, come modelle inafferrabili e irraggiungibili, cascate, piscine, giochi d’acqua, canali, salti, rocche, pareti rocciose, massi, e ogni altra architettura naturale necessaria a esaltare ancora una volta la bellezza di questo straordinario fiume. Di fronte allo spettacolo osservato restiamo quasi inebetiti per l’inimmaginabile sorpresa trovata. Lo scenario più bello si concentra sullo sfondo del vallone ove, di colpo, le pareti rocciose della montagna si innalzano per formare una sorta di gola dalle spalle ardite e selvagge, al cui interno è protetto un gioiello naturalistico di grande valore. Sul piano più basso del fiume un grande masso di forma piramidale, alto oltre cinque metri, fortemente colorato di ruggine, si pone al centro  della scena per dividere in due bracci la cascata che si appoggia sui suoi fianchi. Il fiume incontrando tale formazione rocciosa si divide in due canali di cui uno precipita sul fianco destro e l’altro sul fianco sinistro del suddetto masso. L’effetto coreografico è straordinario non tanto per l’imponenza delle forze in gioco, quanto per la grazia e l’armonia dello spettacolo che da esso scaturisce. Le due cascate sono perfettamente simmetriche e divaricate, a causa della forma piramidale del masso, e nonostante siano appoggiate sui due fianchi laterali della roccia in questione sono ugualmente visibili anche dal centro del vallone. Le acque che scendono da esse provengono da una bella piscina posta al piano superiore delle due cascate, a sua volta generata da un altro interessante salto. Anche questo secondo salto d’acqua proviene da un’altra piscina, posta  ad un piano superiore e alimentata anch’essa da una terza cascatella. Questo spettacolo di salti e piscine è a sua volta arricchito dalle eccellenti coreografie create dalle rocce della gola laterale e dai grandi massi in mezzo ai quali le acque scorrono durante il loro vagabondare verso valle. Ma lo spettacolo non finisce qui, infatti, dulcis in fundo, lo scenario finale offre la suggestiva presenza di un canalone roccioso verticale di rara bellezza. Il fiume scorre all’interno di un canale scavato dalle acque in una roccia pura e nuda dalle tinte chiare e calde. Il percorso verticale è formato da varie cascatelle alternate a vasche e canali orizzontali secondo un disegno naturale che richiama le artistiche architetture delle fontane dei parchi regali. Uno spettacolo suggestivo che inserito all’interno del contesto attraversato conferisce allo stesso un ulteriore valore. Come per il tratto precedente, anche qui la bellezza non è dovuta tanto alla imponenza delle dimensioni incontrate negli elementi naturali che compongono il paesaggio, quanto all’armonia e alla grazia che essi assumono nella composizione delle posizioni reciproche  occupate sulla scena di questo brillante palcoscenico d’alta quota. Continuando oltre, il fiume propone ancora un breve tratto interessante, fatto di altri salti e di altri passaggi nella roccia, poi si ramifica in vari affluenti secondari di importanza minore, ma la quota della Dagara rimane ancora lontana e sulla vena principale di questi rami potrebbe nascondersi qualcosa di molto interessante. Con l’escursione di oggi aggiungiamo alla Fiumara Galati un ulteriore tratto di grande bellezza, che conferma l’elevatissimo pregio naturale di questo gioiello dei Nebrodi. Il nostro cuore è pieno di gioia sia per il grande affetto che ci lega a questi posti, sia per le bellezze sconosciute che essi ancora sono in grado di offrirci, sia per la generosità con cui il Creatore ha favorito questi posti, dotandoli di una marcia in più, sia per l’amore con cui il Signore ci permette di scoprire e di apprezzare il meraviglioso tesoro del creato. Pienamente soddisfatti nel cuore per le grandi emozioni provate ringraziamo e lodiamo Dio per averci concesso la grazia di conoscerle, di ammirarle, di amarle e proporle a tutti.

Capo d’Orlando, 13/05/2013

Dario Sirna.

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