VERSO LE SORGENTI – SECONDO TRATTO
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L’esplorazione di oggi va quindi ad aggiungersi alle numerosissime esplorazioni effettuate lungo il percorso del Fiume Galati nel suo tratto compreso tra la località Paratore di Galati Mamertino e le sorgenti che scendono dal versante Dagara della catena Nebroidea. In questo lunghissimo percorso rientra la Stretta di Longi, Milè, l’affluente Beddula con annessa cascata, la Marmitta dei Giganti, il Catafurco, la cascata delle Ninfe, il canyon alto del Catafurco, il Vallone Galati e la zona oggetto di questo reportage. Considerate le immense ricchezze della Stretta e di tutte le altre zone sopra citate questo fiume merita veramente di essere considerato uno dei gioielli più preziosi di tutto il territorio dei Nebrodi. Convinti che esso possa riservarci anche nelle sue parti più alte delle gradite sorprese ci siamo avventurati nella zona più sconosciuta e meno pratica del suo alveo. Sul territorio locale non siamo riusciti a raccogliere informazioni utili sull’andamento del fiume a queste altezze perché a causa della notevole distanza dei luoghi e della assenza assoluta di qualsiasi segno di civiltà esso è difficilmente praticato, specie da turisti ed escursionisti. Quella che vi proponiamo oggi è perciò un’escursione nuova nel panorama degli itinerari e dei sentieri naturalistici locali. Abbiamo così la gioia di potervi mostrare immagini assolutamente inedite, di una zona completamente sconosciuta nel mondo del web e del turismo naturalistico. Sia a causa delle pessime condizioni di luce, sia a causa della particolarissima conformazione del posto, gli scatti effettuati, purtroppo, non danno una dimostrazione fedele della bellezza del posto. Ci saranno ulteriori occasioni per tornare a integrare il reportage, in condizioni di luce migliori, con immagini più rispettose delle bellezza reale del luogo. Per raggiungere la zona occorre portarsi in macchina fino al sentiero che conduce alla cascata del Catafurco e da qui proseguire a piedi lungo il percorso della pista forestale che si arrampica sul versante di Pritti. Giunti poco sotto la portella che sovrasta il Catafurco è necessario abbandonare la suddetta pista carrabile ed immettersi, in corrispondenza del tornante che gira a sinistra, sul sentiero che risale il costone montuoso che si trova sulla destra di chi sale. Superata la sella del costone il sentiero scende nel letto del fiume fino a raggiungere il Vallone Galati. Da qui bisogna risalire il letto del fiume e camminare ancora per circa un’ora prima di giungere sul posto. La zona è facilmente riconoscibile perché l’ambiente naturale improvvisamente subisce un forte cambiamento. Il fiume e il vallone che lo ospita inaspettatamente cambiano fisionomia e struttura divenendo particolarmente interessanti dal punto vista escursionistico. Il letto del fiume si riempie di enormi rocce muschiate mentre le pareti del vallone si restringono drasticamente e, assumendo una pendenza verticale, creano un canyon molto stretto all’interno del quale scorrono le acque del fiume. La notevole mole delle rocce che si accavallano lungo l’alveo, formando una sorta di cascata di massi, la strettissima distanza che separa le due sponde della gola e il canyon che si intravede alle spalle generano in un brevissimo spazio un effetto strepitoso che difficilmente la macchina fotografica riesce ad inquadrare in tutta la sua estensione, profondità, composizione e struttura. La Stretta in questione è un passaggio molto ridotto, non superiore al metro, delimitato ad est da una meravigliosa rocca intensamente colorata di giallo e racchiuso ad ovest da una non meno affascinante parete di roccia dalle tenue tonalità marroni. La parete sinistra è molto instabile e friabile. Ai suoi piedi si trovano infatti grossi massi caduti in seguito a recentissime frane. Le acque del fiume, che qui sono notevolmente ridotte in quantità a causa della breve distanza dalle falde di alimentazione, scorrono con una portata limitata in mezzo ai grandi massi, generando piccoli salti e modeste piscine. A causa della siccità in atto gli effetti del passaggio dell’acqua sono poco appariscenti, ma è facile immaginare che, in periodi di piena, il fiume, in mezzo a questa particolare architettura naturale, possa dare luogo a spettacolari giochi d’acqua. Proseguire in mezzo a questo mondo fantastico non è facile a causa dei forti dislivelli che separano i vari piani dell’alveo, pur tuttavia la carenza idrica del momento favorisce l’attraversamento dello stretto corridoio permettendoci di utilizzare i passaggi più facili. Superato il punto più stretto la gola si allarga trasformandosi in un canyon molto interessante. La bellezza delle rocce laterali è sommersa da una fitta e selvaggia vegetazione fluviale che occupa le sponde laterali del fiume, senza invadere l’alveo, per fortuna. L’ambiente nel complesso si presenta selvaggio e incontaminato, ricco di notevoli spunti paesaggistici. Lo stretto passaggio a valle ostruisce completamente la visuale in tale direzione chiudendo lo spazio del campo ottico all’interno dell’ambiente delimitato dalle pareti del canyon. Anche a monte la visuale è bloccata da un nuovo restringimento delle pareti rocciose laterali, oltre che dalle chiome di numerosi esemplari di essenze arboree. Questo effetto chiude completamente lo spazio di ingresso e di uscita creando un ambiente intimo e riservato il cui unico affaccio è tutto proteso verso l’intenso azzurro del cielo. Questo scrigno naturale contiene al suo interno un mondo misteriosamente bello e affascinante, completamente diverso dall’ambiente sottostante, un mondo che lo collega, nell’impronta e nella somiglianza, direttamente al Catafurco, e alla Stretta, con cui è evidente l’attinenza. La bellezza si sviluppa tutta intorno al corso d’acqua e alle pareti rocciose del canyon con la formazione di piscine e cascate che armoniosamente decorano la natura impreziosendone la suggestiva architettura con l’abbondanza dei particolari, l’estrosa composizione di colori forti e tenui e l’incessante e melodica musica dei salti d’acqua. Insomma, quello che si apre davanti ai nostri occhi è un piccolo eden, un vero e proprio capolavoro dell’arte millenaria dell’acqua, una bomboniera della natura, un prodigio delle mani di Dio. Ci sentiamo fortunati di essere stati ammessi a godere del grande privilegio di conoscere e ammirare direttamente sul posto queste nuove e originali bellezze del fiume Galati. La fatica dell’escursione è stata tanta, ma la ricompensa offertaci da Dio con la scoperta di questo posto è stata molto più grande e appagante di quanto le nostre aspettative potessero farci sperare. Ringraziamo e lodiamo, come sempre, Dio per averci guidato in questo segmento di mondo sconosciuto e lontano, ma immensamente bello e gratificante.
Capo d’Orlando, 20/11/2012
Dario Sirna