GALATI MAMERTINO, FIUMARA GALATI, MILE’
Il reportage che vi proponiamo oggi si riferisce a un’escursione effettuata un mese fa circa nella fiumara di Galati e precisamente nella zona della stessa sottostante al borgo Milè. In questa località il fiume, scendendo da San Basilio, inizia a scavare nel territorio un profondo e lungo “canyon” che nella zona del Paratore dà origine alla cosiddetta “Stretta del Paratore o di Longi”. |
Il lavoro di preparazione del fiume inizia a monte ed esattamente in località Milè, ove è possibile osservare in anticipo i segni dell’evoluzione che il fiume subirà a valle. Questa zona, di grande bellezza e suggestione è stata fortemente penalizzata da vari fattori, entrambi collegati direttamente all’attività umana. In primo luogo la cementificazione del letto del fiume con la costruzione di poderose briglie di cemento e la elevazione di maestosi argini laterali di contenimento. In secondo luogo la scarsa considerazione in cui è tenuta questa immensa fonte di bellezza da parte delle popolazione locale, che, senza scrupolo alcuno, continua a riversare nel letto del fiume enormi volumi di spazzatura di qualsiasi tipo, dalle carcasse di automobili ai copertoni, dalla plastica ai detriti di legno, ferro e cemento dei materiali di risulta. Uno scenario veramente sconfortante in quanto mette in grande rilievo l’assenza di rispetto e di amore per la natura, il basso interesse per il territorio, la totale assenza di attenzione per le tematiche ambientali. La violenza operata contro il creato, specie quando questo offre molto e ed è una risorsa per tutti, è un delitto grave che oltre a offendere Dio, danneggia in primo luogo l’uomo stesso, preposto alla sua cura, alla sua conservazione e al suo sfruttamento intelligente. E’ triste fare queste considerazioni ed è ancora più triste assistere al forte degrado in cui la risorsa in questione versa. Nonostante ciò la bellezza di questi luoghi è una forza talmente travolgente e imbattibile da non permettere all’uomo di raggiungere il limite della distruzione, cosicché, sebbene in un contesto non proprio naturale, lo splendore del fiume riesce ugualmente ad emergere e a produrre i suoi benefici effetti. Ci sono due possibili modi che permettono di raggiungere la zona in questione. Il primo consiste nel raggiungere il fiume dal ponte di Milè, in prossimità del bivio per San Baglio, sulla Provinciale che collega Longi con Galati Mamertino. In questo caso il cammino nel fiume è molto più lungo e più difficile. Le difficoltà sono legate al superamento delle briglie e alla portata del fiume. Sono obbligatori gli stivali alti. Inoltre, provenendo da sopra, nel punto più bello dell’escursione le difficoltà diventano molto alte e possono addirittura impedire il raggiungimento dell’obiettivo e il proseguimento a valle. Il secondo accesso è più semplice e più vicino alla zona in questione. Dalla Provinciale di cui sopra, salendo verso Galati Mamertino, occorre immettersi nella strada per Nasera, e, subito dopo, occorre imboccare sulla sinistra una trazzera interpoderale che dirigendosi verso monte (San Basilio) scende quasi nel fiume. La stradina in questione è molto ripida e a una sola corsia, ma dà la possibilità di avvicinarsi alla zona del fiume oggetto del nostro interesse. Lasciata la macchina e raggiunto l’alveo occorre dirigersi verso monte risalendo il fiume e le briglie che lo contengono. Anche in questo caso gli stivali alti sono indispensabili, alcune briglie inoltre sono molto alte e se l’acqua nel fiume è eccessiva esse sono bagnate da sponda a sponda, occludendo tutti i passaggi. Per questo motivo bisogna evitare di andare nei periodi di piena. Noi abbiamo scelto questo secondo accesso, trovandolo più comodo e più vicino. La Fiumara Galati scorre all’interno di una vallata scavata tra i contrafforti delle Rocche del Crasto di Longi e le pendici del gruppo roccioso su cui sorge Galati Mamertino. Il fiume fa anche da linea di confine tra i territori dei due comuni. Sulla sponda longese proprio in corrispondenza del punto in cui siamo entrati nell’alveo si innalza una parete rocciosa verticale di eccezionale bellezza. La falesia in questione appartiene al gruppo calcareo delle Rocche del Crasto ed è uno degli esemplari colorati più belli dello stesso. La roccia, contrariamente alle pareti delle rocche confinanti, non mostra una struttura stratificata, ma si innalza dal terreno come un monolite a struttura verticale. La sua superficie è quindi liscia e presenta uno sfondo base rosa intenso con numerose strisce verticali di colore scuro che conferiscono alla roccia una finitura policromatica melange di grande effetto estetico. L’elemento architettonico in questione emerge maestosamente in mezzo alla fitta vegetazione fluviale che riveste tutto il fondo valle. Il verde intenso e fitto che ammanta il letto del fiume costituisce una cornice di forte contrasto che contribuisce fortemente ad esaltare la bellezza indiscutibile di questo particolare elemento naturale. La presenza delle briglie nel fiume distende l’acqua su tutto il letto o sulla maggior parte dello stesso generando in corrispondenza delle briglie dei bei salti. Lo spettacolo del fiume si arricchisce del prezioso contributo della luce solare, dello scintillio della stessa sulla superficie dell’acqua, dello bianco spumeggiare dell’acqua infranta sulle briglie e della verdissima e lussureggiante volta boschiva. Il cammino nel fiume è piacevolissimo ed è invogliato dall’atmosfera paradisiaca che avvolge tutto il fiume. Certamente contrastano con tali sensazioni le geometrie rigide e cementificate delle briglie e i numerosi rifiuti che si incontrano in alcuni tratti del fiume, specie nei punti in cui la corrente è minima o dove la vegetazione è intricata. Tuttavia lo splendore emanato dal verde lussureggiante degli alberi e dalla trasparenza dell’acqua diffonde nell’aria una meravigliosa luce foriera di pace e benessere. L’ambiente così costituito e descritto si mantiene inalterato fino alla zona in cui sorgeva un tempo un antico mulino ad acqua, proprio sotto il borgo Milè. Qui le due pareti rocciose verticali dei versanti opposti della vallata si avvicinano al punto da restringere il letto del fiume in un passaggio di pochi metri di larghezza. L’acqua scorre da sponda a sponda, mantenendosi profonda in tutto il passaggio. Le due rocce si fronteggiano per una lunghezza di circa venti metri e formano così un corridoio stretto e molto suggestivo. In questo punto si apprezza la grande bellezza naturale di questo fiume e si percepisce il grave danno apportato allo stesso con la cementificazione del suo alveo. Alle spalle delle due rocce si innalza il muro imponente di una grande briglia, oggi asciutta a causa del parziale cedimento del suo fianco sinistro, da dove in atto deviano le acque del torrente. La zona è immersa in un verde molto fitto e scuro dovuto a un bellissimo bosco di leccio che riveste le pareti verticali delle rocce impedendo alla luce solare di illuminare la zona sottostante. La scarsa illuminazione e le forti ombre delle due imponenti rocche conferiscono al luogo un’aria misteriosa ed esotica, un’aria che evoca le leggende del lontano oriente. Ci fermiamo ad ammirare questo spettacolo della natura e a gustare il dolce sapore della creazione divina. Mentre i passi si bloccano di fronte alla seduzione di questo piccolo scorcio di Eden il cuore corre verso il Creatore per incontrarlo, ringraziarlo e lodarlo per tanta benevolenza nei confronti dell’umanità.
Capo d’Orlando, 06/05/2013
Dario Sirna.