LE SORGENTI DELLA FIUMARA GALATI
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Nel caso in questione noi ci riferiamo a quel tratto di torrente che segue l’asse longitudinale del fiume e che si trova a scorrere proprio nella zona più alta di esso. Con questo Reportage possiamo affermare di avere completato tutta la documentazione di questa bellissima fiumara dei Nebrodi e siamo perciò nelle condizioni di potere esprimere un giudizio finale su di essa. Questo giudizio non può che essere positivo e pieno di elogi per questo affascinate corso d’acqua. Con nostra grande sorpresa, infatti, anche la zona iniziale della fiumara, quella in cui il corso d’acqua è un piccolo ruscello si è rivelata una zona estremamente interessante come dimostrano le immagini dell’annessa galleria fotografica. Al riguardo dobbiamo scusarci con i lettori per la bassa qualità delle foto dovuta alla nostra incapacità di sapere gestire al meglio e con grande profitto la fotocamera in condizioni di luce pessima, come quelle presentatesi nel corso dell’escursione e dovute ad un improvviso cambiamento delle condizioni meteorologiche per la repentina formazione di un temporale sul posto, accompagnato da banchi di nebbia e da cumulonembi intensi e scuri. Ci ripromettiamo però di ripetere questo cammino in un giorno di stabilità atmosferica e con un flusso di acqua abbondante, in modo da evidenziare le bellezze naturali incontrate. Per effettuare questo cammino l’escursione può essere affrontata in due modi differenti Il primo consiste nel risalire la fiumara, il secondo nel ridiscenderla. E’ ovvio che nel primo caso occorre partire dal basso, mentre nel secondo è necessario partire dall’alto. Entrambi i cammini sono fattibili ed entrambi possono essere annessi a un altro itinerario che permette di completare l’intero giro senza ripassare dagli stessi luoghi. Noi abbiamo fatto esattamente così ed in particolare abbiamo percorso questo tragitto al ritorno da un itinerario sviluppato sulla cresta del costone di Pritti. Tutte le informazioni relative a questa escursione sono perciò disponibili al relativo indirizzo accessibile tramite il seguente link: https://camminoin.it/2013/08/21/galati-mamertino-da-pizzo-ucina-a-portella-dagara-via-pritti/. Questo percorso consiste nel raggiungere via Pritti la portella Dagara, sulla dorsale del Nebrodi, ad una quota superiore ai 1.500 m. slm, e nel ridiscendere verso il punto di partenza passando dal vallone da cui scende la Fiumara Galati. A fini dell’esatto orientamento è necessario muoversi tenendo sempre sott’occhio l’evoluzione di tale vallone in modo da riuscire ad intercettarlo nel suo punto di partenza in quota senza troppe difficoltà. Questo esercizio, facilissimo e senza rischi, è indispensabile perché raggiunta la dorsale dei Nebrodi non sono punti di riferimento a cui rifarsi per intercettare la via di ritorno. L’alternativa è procedere al contrario, ossia risalire il fiume e poi scendere da Pritti, in questo caso è molto più semplice orientarsi perché è sufficiente raggiungere dal vallone la dorsale e poi da questa immettersi sulla trazzera di Pritti in corrispondenza della Portella Dagara per effettuare un ritorno diverso e semplice. In tal caso non conviene risalire la fiumara dal Catafurco, tale cammino sebbene interessantissimo e ricco di una infinita quantità di bellezze è però molto lungo ed estenuante, sarebbe allora auspicabile raggiungere la fiumara dall’alto, sfruttando la pista forestale di Pritti. In questo caso la pista va abbandonata in favore del cammino nel fiume, ciò è attuabile nell’ultimo punto in cui il Costone di Pritti si abbassa prima di riprendere a salire. Attenzione a non sbagliare questo punto di accesso, perché questo è l’unico tratto in cui il vallone è percorribile fino al letto del fiume, altrove l’accesso è impedito dalla vegetazione infestante e dalle elevatissime pendenze. L’escursione comunque non comporta grandi difficoltà, essa richiede ovviamente attenzione, calma e prudenza in quanto il cammino in mezzo al letto dei torrenti è sempre molto insidioso. Scendendo dalla Dagara il fiume, come già detto, si presenta con la semplicità e la struttura di un ruscello, ma basta fare pochi metri per cominciare ad apprezzarne vistosi cambiamenti che sembrano annunciare importanti novità. La morfologia iniziale del vallone è molto più simile a quella tipica dell’Inganno e del San Fratello che a quella della Fiumara Galati. Le rocce, infatti, sono le tipiche rocce di arenaria presenti su tutti i Nebrodi. Esse inoltre hanno una struttura stratificata formata dalla sovrapposizione parallela di numerosi fogli di roccia uniti tra di loro da strati compatti e stretti di argilla. Il tratto di dorsale che corrisponde al bacino di questo fiume funge da cresta, ne consegue che l’acqua raccolta dal torrente in questione non proviene da falde alimentate da bacini più alti, ma è quella propria del bacino attraversato, ciò giustifica le dimensioni limitate della portata. Trovandoci proprio nella zona iniziale del fiume non possiamo certamente aspettarci di trovare portate consistenti, tuttavia è possibile osservare che l’erosione del torrente è stata sufficientemente grande da dare origine a diversi salti di piccole dimensione, dell’ordine di grandezza dei 4/5 metri, nonché canali rocciosi, piscine, piccoli canyon. Tutto in dimensioni non eccezionali, ma comunque di effetto pregevole. Le emozioni regalate dall’escursione ricompensano ampiamente le fatiche del cammino e sono molto gratificanti. A ciò si deve aggiungere che il contesto esterno al vallone è un contesto naturale di grande bellezza, esso si avvale della presenza compatta e gradevole della faggeta, delle forme dolci e tondeggianti della dorsale e dell’estensione sconfinata dei pascoli. Inoltre questo tratto iniziale di fiume non è affatto monotono, esso rinnova continuamente la sua bellezza proponendo nel corso del suo cammino nuove situazione differenti dalle precedenti e comunque sempre molto interessanti. Quando poi ad esso si associano le acque di altri affluenti laterali e la sua portata aumenta, il fiume diventa capace di espressioni naturali eccellenti, ma nel frattempo, camminando in mezzo a tutte queste bellezze, esso ha già raggiunto la prima grande gola a monte del Catafurco. Come sempre accade quando si compie un cammino del genere oltre alle soddisfazioni fisiche connesse alla bellezza dei posti e alla straordinaria varietà di aspetti incontrati c’è anche una ricompensa spirituale che si traduce in una appagamento interiore, appagamento che è costantemente alimentato dal contatto con elementi che sanno ben trasmettere all’uomo l’amore immenso del Creatore per le sue creature. E’ a questo punto che le salite si trasformano in discese, avendo esse perso la loro capacità di ostacolare il cammino, mentre le discese si trasformano in salite, avendo esse acquisito la capacità di proiettare l’uomo nelle realtà celesti.
Capo d’Orlando, 05/09/2013
Dario Sirna.