GALATI MAMERTINO – CASCATE DEL BEDDULA – SECONDA PARTE

CASCATE DEL BEDDULA E SERRA LADRI – PARTE SECONDA

La settimana scorsa abbiamo pubblicato il reportage relativo al primo tratto delle cascate del torrente Beddula, con questo articolo completiamo la documentazione di questo spettacolare corso d’acqua mostrandovi tutte le immagini del suo secondo e ultimo tratto.

Inoltre, in coda al reportage fotografico abbiamo inserito le immagini della cresta sommitale della Serra Ladri, conquistata nel corso della stessa escursione. Tutte le notizie sul torrente, sulla sua posizione e sulle indicazioni necessarie per raggiungerlo sono state già fornite nel precedente articolo, qui aggiungiamo solo alcuni particolari che possono comunque essere utili per rendere l’escursione meno faticosa e che possono essere di particolare aiuto per raggiungere la parte di fiume oggetto del presente articolo. Sulla strada di collegamento tra San Basilio e Portella Gazzana esiste la possibilità, in contrada Lineri, di imboccare una trazzera che risale e costeggia la Serra Corona sul lato est. Tra le varie tracce viarie che si intersecano su tale versante della Serra Corona ce ne è una che passa a  monte dell’acquedotto comunale Sorgente Martello e che collega direttamente con la Serra Ladri. Seguendo queste piste è possibile raggiungere la parte alta dei vari ruscelli che alimentano il Torrente Beddula. Questi ruscelli non sono grossi e in parte sono percorribili, comunque sono utili perché danno la direzione del cammino. Seguendo il loro percorso si arriva nella gola dei Ladri, o del Beddula, senza fare troppa fatica. L’ideale sarebbe avere a disposizione due mezzi, uno da lasciare a valle e l’altro per salire a monte. In tal caso uno dei due mezzi dovrebbe essere lasciato al Ponte di Molisa, mentre l’altro dovrebbe essere utilizzato per salire dalla Serra Corona alla Serra Ladri. Quest’ultimo percorso, insieme all’escursione sulla cresta della Serra Ladri è molto bello ed ha un grande pregio paesaggistico, oltre che naturalistico. Le due Serre sono straordinariamente affascinati sia per le loro caratteristiche forme allungate, sia per il verde intenso dei boschi che le ammantano, sia per la dolcezza dei grandi prati che le attraversano, sia per l’imponenza della faggeta che li domina dall’alto della Serra del Re e della dorsale dei Nebrodi, sia per lo spettacolo delle rocche del Crasto che si apre nell’affaccio a nord. La Serra Ladri inoltre offre eccezionali vedute panoramiche sul costone di Pritti, sulla zona della Dagara e soprattutto sulla Fiumara Galati nel suo tratto  che va dalle sorgenti al Catafurco. Solo questa parte del percorso costituisce già di per sé un’eccellente escursione. La Serra Ladri porta questo nome, secondo le storie locali, a causa di una banda di ladri o di briganti che si rifugiava proprio nella zona sopra il fiume, ove si dice esistessero anticamente delle grotte. Noi risalendo il corso del Beddula siamo giunti in una zona dominata da una parete rocciosa molto ripida e soggetta a forti movimenti franosi. Nella parte alta di questa parete ci sono delle grotte, o meglio, quello che resta di alcune grotte, oggi franate. Effettivamente la posizione delle grotte (e tutto il contesto della Serra e del torrente Beddula con le sue innumerevoli cascate) è talmente inaccessibile da costituire un rifugio tranquillo per chi vuole fuggire dal mondo e non essere importunato da nessuno. La seconda  parte del Fiume Beddula, documentata con questo Reportage, è quella che si sviluppa a partire dalla bellissima cascata che si trova al centro dello straordinario canyon roccioso del primo tratto. In questa parte del fiume ci sono numerosi piccoli salti aventi altezza dell’ordine di circa tre metri. L’acqua viene rimbalzata da una roccia all’altra e poi costretta a intubarsi nei canali e nelle piscine mentre una sequenza ininterrotta di rocce, massi e pareti verticali delimita lo stretto corridoio al cui interno serpeggia il fiume. Numerosi sono gli scorci di grande effetto, ma ovviamente in queste condizioni il percorso da seguire non è semplice, ma piuttosto difficile e pericoloso. Ricordiamo che in questo fiume senza stivali alti non si può entrare e camminare. Particolare è pure l’esposizione al sole. Molti tratti sono conformati in modo da rimanere all’ombra, altri invece sono esposti ai raggi diretti di un sole molto duro. Le anse del fiume, oltre a produrre questi effetti sulla illuminazione, impediscono alla visuale di correre avanti e di inquadrare l’evoluzione del torrente. Lo sguardo rimane allora imprigionato all’interno dei canyon ove viene fortemente stimolato dalle bellezze che ivi lo seducono. Questo particolare gioco accresce la curiosità del visitatore che, invogliato dalle bellezze incontrate a valle, è fortemente spronato ad andare avanti con una grande fame di scoperte. Ogni ansa chiude la porta di un teatro di bellezza e apre il sipario di un successivo palcoscenico. Gli attori sono sempre gli stessi, acqua e rocce, ma le trame, i copioni, le scenografie, le musiche, i testi sono differenti e sempre molto interessanti. Il fiume sembra così raccontare la sua incredibile e millenaria storia, storia di una creazione che affonda le sue radici nella mano geniale del Signore, il quale  né con la forza dei muscoli, né con  la maestria degli arti, ma con la  semplice volontà  del cuore e il comando della sua Parola disse e creò. Questa creazione, ove non ha interferito negativamente con l’uomo, porta ancora inalterato il gusto originario di una bellezza indescrivibile, intatta, perfetta, sempre giovane e sempre rigogliosa, pronta a stupire e aiutare in ogni istante tutti coloro che si trovano ad ammirarne le sue fattezze.   L’aiuto, si intende, volto a  riconciliare l’uomo con il suo destino di creatura amata e salvata da Dio. Un aiuto che il Signore lascia testimoniare anche alla natura attraverso il canto di lode che questa innalza al Creatore e al quale ci invita a partecipare con la gioia di chi sente nella manifestazione della bellezza un chiaro richiamo all’amore di Dio.  Così di fronte a tanto splendore la mente, il cuore e l’anima sentono la irresistibile necessità di mettersi in immediata relazione con Colui che tutte queste cose ha fatto. Il Signore ci concede la grazia di giungere a Lui manifestandosi  non attraverso la contemplazione diretta del suo volto, ma attraverso la conoscenza perfetta delle sue opere.  E’ questa la via sicura tramite la quale è possibile conoscere in profondità una persona ed è questa la via scelta da Dio per farsi raggiungere nell’immensità della sua bellezza.

Capo d’Orlando, 03/05/2013

Dario Sirna.

Con la collaborazione di Sebastiano Mirici

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