AMICI DI GESU’ BUON PASTORE – INCONTRO DI SPIRITUALITA’ A TONNARELLA
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Hanno partecipato al pomeriggio di spiritualità le comunità di Furnari, di Tonnarella, di Paternò e fedeli provenienti da altre località vicine. L’incontro è iniziato intorno alle 15 ed è terminato alle 20,00 circa. Il tempo dell’incontro è stato scandito dagli appuntamenti previsti in programma e precisamente dall’accoglienza, dalla coroncina della Divina Misericordia, dalla preghiera di consolazione e guarigione, dalla catechesi sul tema dell’incontro, dalla Santa Messa e dall’adorazione Eucaristica. Sei tappe distinte di un unico cammino di fede e di spiritualità culminato nell’incontro con Gesù Eucaristia. Protagonista assoluto dell’intero pomeriggio è stato lo Spirito Santo, invocato con grande partecipazione e forza da tutta l’assemblea dei presenti sotto la guida della Comunità AGBP e del Parroco. Il clima di grande festa e di gaudio generato dall’incontro con lo Spirito Divino ha permesso l’unione dei cuori e delle anime di tutti i partecipanti in un solo corpo che ha pregato e lodato Dio insieme a Cristo Gesù, la cui presenza è stata assicurata dal grande clima di comunione venutosi a creare grazie alla forza aggregante dello Spirito Santo. I canti iniziali del momento di accoglienza hanno permesso ai fedeli di fraternizzare tra loro rompendo l’iniziale divisione in gruppi e creando una aggregazione comunitaria in cui ogni singolo soggetto si è sentito legato agli altri dalla forza attrattiva dello Spirito d’Amore. Invitati ad abbandonare le proprie posizioni di orgoglio e di egoismo, attraverso un’azione incisiva che ha smosso le coscienze e rotto le barriere dell’io interiore, i partecipanti hanno fraternizzato riscoprendo la gioia dell’amore che unisce e che si dà all’altro senza pregiudizi, senza scopi e senza pretese, ma per la semplice gioia della comunione fraterna. Questo risultato eccellente ha permesso il coinvolgimento di tutti i presenti, evitando l’isolamento di unità o di celle di gruppi. E’ nello spirito proprio della Chiesa tendere al raggiungimento dell’obbiettivo dell’unità. Noi battezzati in Cristo, infatti, abbiamo ricevuto tutti il medesimo Spirito e grazie ad esso facciamo parte di un unico corpo mistico: la Chiesa. Grazie, sempre, allo stesso Spirito, che ricordiamo essere Persona Divina al pari del Padre e del Figlio, in Cristo anche noi siamo figli dell’unico Padre Celeste Dio, e quindi tra di noi siamo anche fratelli. Il concetto in questione è chiaramente esplicitato da San Paolo il quale ci ricorda che in qualità di membra dello stesso corpo non possiamo ritenerci tali solo legandoci a Cristo, ossia al Capo del corpo, ma dobbiamo necessariamente legarci anche tra noi per formare un corpo unito e unico. Analogamente se in una famiglia i figli sono legati al padre ma non sono legati tra loro la famiglia risulta divisa e disgregata. La gioia del padre è sicuramente lesa dalla mancata comunione tra i figli. Nel caso della Chiesa il padre è Dio e i figli siamo noi battezzati in Cristo. Ciascuno di noi deve essere dunque legato contemporaneamente sia al Padre, tramite Cristo e lo Spirito Santo, sia ai fratelli, sempre tramite Cristo e lo Spirito Santo. La Chiesa è dunque formata dalla comunione con Dio e dalla comunione con i fratelli. Da ciò deriva anche il comandamento di amare il nostro prossimo come noi stessi. Noi cristiani in questo cammino di comunione spesso facciamo il gravissimo errore di saltare proprio quest’ultimo passaggio. L’incontro di Spiritualità organizzato da AGBP ha avuto come scopo principale e iniziale quello di creare proprio tale comunione nell’intento di formare un solo corpo orante e amante, costituito dall’unione di tutti i cuori presenti e dall’attrazione delle loro anime. Ovviamente tale risultato non può e non deve essere limitato al tempo dell’incontro, ma deve necessariamente diventare uno stile di vita irrinunciabile. L’incontro è solo la scintilla iniziale di un incendio le cui fiamme d’amore non possono restare chiuse all’interno della chiesa, ma devono espandersi anche al suo esterno, ossia alle famiglie e agli amici che sono rimasti a casa. Quella di ieri pomeriggio a Tonneralla è stata perciò un’occasione preziosa per vivere fino in fondo il senso della nostra fede e per comprenderne e goderne tutta la sua infinita bellezza. Unita l’assemblea in un solo corpo, la Fraternità tutta si è fatta strumento nelle mani del Signore per effondere i benefici della consolazione e guarigione, rivolti non solo ai soggetti presenti, ma specialmente ai fratelli più bisognosi, assenti perché impossibilitati a partecipare a causa proprio della loro infermità. Altro importante momento dell’incontro è stata la catechesi tenuta da Marilù, componente femminile della Comunità. La catechesi è stata sviluppata sull’importanza e l’uso del grande dono della parola concessoci da Dio. La relatrice ci ha fatto comprendere come tale dono trovi la motivazione del suo essere proprio nella volontà divina di dare all’uomo l’immagine di Dio. Ciò significa che come Dio con la Parola ha creato tutto quello che esiste, anche l’uomo deve fare uso della sua parola con finalità di bene. Essere immagine di Dio significa infatti non solo avere il dono del linguaggio e della parola, ma soprattutto utilizzare tale dono sull’esempio di Dio. Per questo motivo la nostra parola deve essere utilizzata sempre e solo a fin di bene, perché essa ha in sé un potere molto grande, il potere di edificare, potere partecipatoci da Dio, e il potere di distruggere e dividere, potere acquisito dall’uomo durante la sua perversione con il demonio. L’uomo spesso vive senza rendersi conto di tale potere e senza comprendere il danno compiuto nella vita dei suoi fratelli con le parole più banali e sciocche, parole che spesso diventano sentenze e giudizi. Dio, per fortuna, ha riservato solo a se stesso il compito del giudizio, sollevando l’uomo da questa difficilissima facoltà. Ciò nonostante il delirio di onnipotenza tipico del genere umano ci porta ad esercitare ugualmente questo compito con grande facilità e con infinita superficialità. La parola è dunque un’arma pericolosa in quanto facilmente soggetta a tentazione da parte del maligno. Tale dono di Dio, non può però essere lasciato inutilizzato, sarebbe un talento non speso di cui il Signore alla fine ci chiederà di renderne conto. Esso va utilizzato nella migliore delle maniere e cioè per realizzare il bene, per proporre Dio, per debellare il male, per consolare, per amare, per aiutare, per soccorrere, per essere misericordiosi, per celebrare, per tacere, per pregare, per evangelizzare e soprattutto per perdonare. Infinite sono le occasioni che ci propone Dio per fare un uso corretto della nostra parola, ma di esse una delle più importanti è quella della proclamazione della sua Parola. In tal caso la nostra bocca diventa sorgente della voce che porta la Parola, sorgente di una voce che annunzia Dio, sorgente di una voce che comunica la salvezza e l’amore. La nostra voce diventa così dono che si dona, dono a servizio del più grande dono di Dio, e cioè di Gesù Cristo. Questo importante momento di catechesi è stato poi arricchito e completato dall’omelia di P.Maurizio Vaccaro, il quale ricollegandosi al tema della parola ci ha fatto meditare sull’attualità dell’ ”oggi” citato da Gesù nel Vangelo e sulla necessità di sentirci destinatari del messaggio evangelico. Luca raccoglie le verità evangeliche e ce le trasmette con l’importante intento di consegnarci una verità importantissima: Dio si è fatto uomo per salvare tutto il genere umano. La vita di Gesù entra nella storia dell’umanità per cambiarne completamente il corso e per indirizzarla verso la salvezza. L’ “oggi” pronunciato da Cristo non è morto duemila anni fa ma è attualissimo e si realizza nel presente di ogni attimo, in modo da abbracciare tutto il tempo intercorrente tra il passato e il futuro, estremi inclusi. Questo oggi introduce la frase più bella del Vangelo, quella frase che ci dice che Gesù è in mezzo a noi per liberarci dalle nostre schiavitù e per ridarci la vista del Paradiso. Accecati dal male e prigionieri del peccato il nostro Liberatore ci ha resi partecipi dello suo Spirito, riconsegnandoci quella vita che noi avevamo persa a causa del nostro orgoglio e del nostro egoismo. Alla Parola spezzata dal Sacerdote ha fatto seguito la Parola incarnata e presente nelle specie Eucaristiche. Il momento della comunione con Gesù Eucaristia è stato fortemente partecipato e ha visto l’intera assemblea nutrirsi al Sacro Convito, in cui è stato perpetuato il memoriale della Pasqua del Signore. Ricolme di grazia, le anime, certe del pegno della di una gioia futura senza fine, hanno continuato l’incontro con il Signore attraverso l’adorazione del Suo corpo, vivendo e anticipando sulla terra la condizione di beatitudine del Paradiso. Fissare lo sguardo dell’anima sulla Comunione ricevuta e fissare lo sguardo degli occhi su Gesù Eucaristia è la massima condizione di gioia cui l’uomo possa anelare su questa terra, una gioia che abbiamo avuto la grazia di potere fissare nella memoria del nostro cuore per accrescere e tenere sempre vivo e presente il desiderio di Dio e per avere la certezza che Egli ci ama e che non ci lascerà in questo mondo. Per Grazia Divina abbiamo ricevuto il dono di contemplare un raggio della bellezza di Dio, raggio che ora non vogliamo più perdere e che vogliamo continuare a seguire nel nostro percorso umano e spirituale per arrivare alla Sorgente dell’Amore che lo ha emesso. Ringraziamo di cuore l’AGBP e Padre Maurizio Vaccaro e, soprattutto, Dio per averci offerto l’opportunità di crescere nella spiritualità e per averci aiutato a compiere ulteriori passi nel nostro cammino di fede.
Capo d’Orlando 28/01/2013
Dario Sirna