STRETTA DI LONGI – GROTTA COLONNA
La grotta Colonna si trova nel territorio del Comune di Frazzanò ed è situata sul versante sud delle Rocche del Crasto, su un ripido pendio che si affaccia all’interno della Stretta di Longi. La grotta è raggiungibile tramite la regia trazzera che anticamente collegava Longi con la marina. Attualmente per effettuare questa escursione è consigliabile arrivare in macchina fino alla località Paratore di Galati Mamertino, parcheggiare in corrispondenza del ponte che precede l’inizio della salita per Galati, attraversare con gli stivali la fiumara per portarsi sulla sponda di Frazzanò, e qui seguire la pista sterrata che si dirige verso l’ingresso della Stretta. |
Al termine di questa pista, poco prima dell’accesso al fiume esiste sulla destra un sentiero che sale rapidamente. Questo sentiero è la regia trazzera. Alcuni cancelli impediscono il passaggio a piedi, si tratta di recinzioni poste in opera dai pastori per impedire agli animali al pascolo di accedere agli strapiombi della gola, occorre pertanto aprire e richiudere tali passaggi. La regia trazzera è un sentiero pubblico quindi non si incorre in nessuna violazione di proprietà privata. Il sentiero, dopo alcuni tornanti si dirige diritto verso la valle e superato un dislivello di circa 70 metri costeggia dall’alto la splendida gola della Stretta. Il cammino è facile, ma impegnativo. Le difficoltà maggiori si incontrano nel secondo tratto quello più ripido. Raggiunta la quota il sentiero si mantiene in piano, dopo circa centocinquanta metri si incontra un boschetto e una rupe. In corrispondenza dello strapiombo roccioso si notano delle piccole caverne, simili a grotte utilizzate dai pastori per il ricovero degli amali. A questo punto occorre lasciare la regia trazzera e deviare sulla destra costeggiando il grande costone roccioso che scende dal versante di Frazzanò. Attraversando il boschetto presente davanti alle caverne si possono notare le tracce lasciate dal passaggio degli escursionisti. Non c’è un vero e proprio sentiero e ognuno sale secondo le proprie facoltà. Ciò significa che all’inizio di questa seconda parte del percorso si possono seguire varie piste, l’importante è mantenersi adiacenti allo strapiombo. La salita diventa subito impegnativa e difficile, ma non pericolosa o impossibile. La grotta non è avvistabile per cui è consigliabile avere una guida, l’unico punto di riferimento utile per individuare l’ingresso della grotta è una vistosa pianta di edera che si arrampica sullo strapiombo roccioso proprio all’altezza dell’apertura della grotta. Occorre dunque salire tenendo d’occhio il costone roccioso che si sviluppa sulla destra. In corrispondenza dell’edera bisogna portarsi sotto tale strapiombo attraversando una zona colma di grossi massi precipitati dall’alto. La grotta si trova proprio di fronte, ma non ci si rende conto della sua presenza perché le colonne che si trovano al suo ingresso insieme alla folta vegetazione dell’edera ne impediscono l’individuazione. Raggiunta la grotta tutte le fatiche sono finite, ma dopo la visita della struttura, le foto, le pause di riposo e le pause contemplative, rimane l’impegno più difficile, quello della discesa. La discesa è il momento più delicato perché molto rischioso, raccomandiamo la massima prudenza e niente paura perché si tratta solo di un breve passaggio. La grotta è molto affascinante, nonostante le sue ridottissime dimensioni presenta un complesso di stalagmiti veramente importante. Ci sono vari gruppi di grosse colonne, che sembrano sostenete il grande sbalzo roccioso creato dallo strapiombo. In realtà è possibile che la chiusura delle pareti laterali di questo sbalzo sia stata generata proprio dall’effetto delle stalagmiti, in quanto queste ultime ricoprono tutte le pareti interne della grotta. In epoca passata sicuramente il fenomeno era molto attivo, tant’è che le grandi colonne che si trovano all’ingresso della grotta presentano chiari segni di fusione di elementi attigui e distinti. Così quattro, cinque elementi cresciuti molto vicini si sono ingranditi al punto da chiudere gli spazi di separazione per formare un elemento unico. L’altezza della grotta è di circa due metri e mezzo, il suo pavimento è piano, ma ha una giacitura pendente che si innalza verso l’interno della grotta, ove l’altezza si riduce drasticamente e il passaggio si riduce diventa un cunicolo chiuso. La forma della pianta di base della grotta è triangolare con il lato più lungo allineato all’ingresso e il vertice opposto coincidente con il suddetto cunicolo. Ciò significa che entrando all’interno della grotta si ha l’impressione di uno spazio prospettico che converge repentinamente in un solo punto. Oltre alle bellissime colonne, quello che stupisce di questa grotta sono i colori accesi delle colate di calcare. La presenza di minerali mescolati alle rocce sotto forma di ossidi colora le stalagmiti e le pareti interne della grotta di rosa, ambra, giallo, rosso, verde, nero, bianco. Tutti questi colori insieme alle loro sfumature e insieme alle tinte derivante dalla loro reciproca mescolanza brillano all’interno della grotta dipingendone le pareti interne come in un castello. La luce entra nella stanza principale dalle aperture esistenti tra le colonne creando un’illuminazione particolare che rende difficile lo scatto delle foto a causa dei grandi contrasti esistenti tra le zone illuminate e quelle buie, ma sono proprio questi fasci di luce che ruotando con l’inclinazione del Sole nel corso del giorno permettono all’occhio umano di apprezzare la bellezza dei colori in tutto l’ambiente interno. Altro particolare molto interessante è il soffitto della grotta. Si tratta di una volta a guglie rovesce fortemente colorata di nero e ricca di una trama piuttosto casuale e confusa di venature bianche.. Il disegno che ne viene fuori dà l’impressione di essere avvolti da un manto di velluto nero impreziosito da merletti di ricami bianchi. Tra le guglie del soffitto i riflessi dei raggi solari catturati dalle goccioline di acqua che percola dalla soprastante roccia brillano come luce riflessa da diamanti incastonati nelle frange di velluto. Piccolissime e fragili stalattiti bianche fanno da cestello a queste perle di luce che con ritmo incessante stillano sul pavimento della grotta per edificare al di sotto di se stesse nuove strutture colonnari. Il processo, sebbene lento e poco evidente, è molto interessante e merita attenzione. La grotta è una vera miniera di bellezza che rapidamente proietta l’anima verso le altezze contemplative regalandole il dono di una dimensione appagante e cosmica in cui la vita è appartenenza all’eternità di Dio.
Capo d’Orlando, 14/12/2013
Dario Sirna.